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Canile: più che un parco un ring per combattimenti in maggioranza

Canile: più che un parco un ring per combattimenti in maggioranza

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La politica è innanzitutto capacità di fare sintesi. Quella che, invece, si è vista durante il consiglio comunale di martedì pomeriggio sul parco canile è stata piuttosto una certa inclinazione a fare «cocci». L’ordine del giorno sul parco canile da realizzare in località Novepani con bando pubblico, affidandone la gestione preferibilmente, a parità di condizioni, alle associazioni animaliste è stato votato all’unanimità, ma quella che ne è uscita fuori è stata la fotografia di una maggioranza prima fatta brutalmente in  pezzi per poi essere rattoppata con lo scotch trasparente che ha riunito, ma lasciandoli ben visibili, i numerosi frammenti.\r\n\r\nLa mano invisibile che ha compiuto questo strazio è forse stata una certa ostinazione in certi ambiti della maggioranza a portare avanti un indirizzo che, era evidente, non aveva nessuna possibilità di affermarsi. Era chiaro, già da qualche mese, ma evidentemente non a tutti, la convergenza di ferro che si stava saldando tra l’opposizione e i consiglieri del gruppo Serra (PD), a cui si è unita anche Maria Rita de Alexandris  (Viva Viterbo), nel portare avanti l’indirizzo della realizzazione del parco canile a gestione pubblica a Novepani, come stabilito dalla delibera 2013, e come chiesto a «furor di popolo».\r\n\r\nMa qualcuno, dalle parti della maggioranza, non l’ha vista, o non l’ha voluta vedere, sperando, forse, di poter proseguire «allegramente» su una strada senza uscita: l’indirizzo della delibera 2015, adottata in solitaria dalla giunta, per fare un canile tradizionale con un project financing e una gestione affidata ai privati di una materia da sempre appannaggio di associazioni animaliste, che hanno rischiato, a loro dire, di vedersi liquidate ai margini della vicenda, come il canile, catapultato a quindici chilometri da Viterbo in località Pratoleva.\r\n\r\nE pure quando il muro, a distanza di qualche chilometro, sulla strada della delibera 2015, si iniziava a intravedere, le stesse parti di maggioranza, anziché invertire la rotta, hanno proseguito a tutta velocità una corsa contro lo schianto, come se esso stesso potesse diventare in qualche modo il trofeo di una pseudo vittoria di chi comunque non si è arreso alla visione dell’altro. Un masochismo senza precedenti. Può anche essere che all’interno dell’’ala fioroniana sia stata percepita una certa disponibilità da parte del gruppo di Serra a votare solo il punto sulla scelta del parco canile e rimandare al futuro tutto il resto: localizzazione, tipologia di gestione, bando o project finanincg, ecc. Un’ingenuità che, se fosse stata commessa, ha permesso a Serra di chiudere la partita con un «cappotto» che passerà agli annali della storia, «castigando» l’ala fioroniana con una spregiudicata lezione di opportunismo politico giocato sul campo, piuttosto che spiegato in modo simulato nell’aula delle scuola di formazione politica, ma certamente prevedibile dalle vecchie volpi della politica considerate le dinamiche congressuali in corso e una sorta di “resa dei conti” che prima o poi si sarebbe dovuta scatenare all’interno della maggioranza.\r\n\r\nUna partita dove anche l’opposizione ha fatto il suo gioco. Dentro la geometria perfetta di un’alleanza  che mette dalla stessa parte tre quarti di consiglio, eccetto l’ala fioroniana riconducibile a Ciambella, pure Marini approfitta del passaggio giusto per rimpallare nella rete dell’assessora con delega al canile la palla avvelenata del vincolo idrogeologico a Novepani che più volte gli è stata lanciata addosso da chi ha sostenuto la presunta irregolarità del sito acquistato dall’ex sindaco per il canile municipale.  Marini tira fuori l’autorizzazione a costruire il canile rilasciata dalla Provincia nel 2006 in deroga al vincolo idrogeologico che in questi mesi ha aggrovigliato sempre di più la matassa del parco canile, facendo ritenere difficile e complessa la sua realizzazione a Novepani, e fornendo, così, l’appiglio più forte alla sopravvivenza della delibera 2015 che ne prevedeva la delocalizzazione a Pratoleva.\r\n\r\nLa certificazione esibita da Marini prova che «il vincolo è superabile» se c’è l’intenzione di farlo. Caduto l’ultimo «alibi» per Pratoleva, non resta che buttarla sui costi che, in periodi di crisi, fanno sempre un certo effetto. Ma anche questo argomento non si capisce come possa raddrizzare  le sorti di una discussione andata gradualmente e pericolosamente dalla parte opposta a quella auspicata da  quei consiglieri che hanno tentato di invertire la rotta uscendo dall’aula al momento del voto di ogni emendamento, salvo approvare l’ordine del giorno finale per «spirito di maggioranza ». Anche la motivazione dei costi, quindi, finisce per rivelarsi una buccia di banana per chi ha deciso di arroccarsi   sulle barricate per cercare di ribaltare un destino, quello del parco canile a Novepani, già scritto da tempo.\r\n\r\nE così, nel tentativo di salvare il salvabile, si fanno altri cocci e anche qualche magra figura. Christian Scorsi (PD) nel tentativo di sostenere il project financing e la gestione privata dice: «La gestione pubblica ci è costata ottocento mila euro all’anno» sparando un po’ alto su una cifra che, probabilmente, non sa essere riferita sia al canile pubblico sia a quelli privati. Gli dà manforte Martina Minchella (Pd): «Voglio la rassicurazione dal sindaco che i soldi per il parco canile non siano tolti ai poveri, alle strade e alle buche». Soprattutto quest’ultime, nonostante il parco canile non sia ancora stato fatto, non sembrano avere ricevuto molti euro, forse nemmeno gli spicci, in questi quattro anni.\r\n\r\nQualcuno, allora, ripete a Scorsi e a Minchella,  quelli più spesso fuori dall’aula, che la forma del parco canile è stata scelta proprio per abbattere i costi e che quelli stanziati in bilancio riguarderanno solo la progettazione. Per la sua realizzazione si punta sui finanziamenti regionali.  Ad ogni modo i costi del parco canile ad oggi, senza un progetto, e senza un piano, non si conoscono, pertanto non possono essere presi come elemento per fare valutazioni rispetto ad altre alternative. Quello che il consiglio sta esprimendo «è solo un indirizzo » sottolinea nuovamente Serra, promuovendo la soluzione del parco canile per una serie di vantaggi che l’hanno fatto prendere in considerazione dal consiglio. Fattore che pare appassionare poco in una discussione dove il parco canile  più che una struttura per il ricovero dei cani sembra essere diventato uno strumento per lo «stermino politico di massa» delle bande interne alla maggioranza, con l’unico fine di «difendere il forte» fino all’ultimo uomo, piuttosto che ricercare una visione comune su un argomento che non poteva diventare  terreno di scontro per affermare posizioni di principio, solo  «per puntino».  Posizioni che hanno, preso, invece, con altra prospettiva  i cinque consiglieri rimasti a votare in aula gli emendamenti condivisi con l’opposizione: Francesco Serra, Marco Volpi, Maria Rita De Alexandris, Claudio Mecozzi, e Filippo Rossi.\r\n\r\nIl modo più «carino» per chiudere la discussione lo trova certamente Daniela Bizzarri (PD) anche lei contraria a tutti gli emendamenti, anche se poi ha votato l’ordine del giorno finale, che dice: «Voto sì perché oggi abbiamo ottenuto un grande risultato. Filippo Rossi è venuto in consiglio comunale. Magari per i cani, ma la strada l’ha trovata». Sarà stata l’ultima «granata» politica rimasta in borsa  e sparata per la  De Alexandris?\r\n\r\n \r\n\r\n(In foto i consiglieri di maggioranza rimasti in aula durante la votazione degli emendamenti condivisi con l’opposizione)\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n 

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Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.