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Merlano e Volpara: opposizione e gruppo Serra danno filo da torcere alla Ciambella

Merlano e Volpara: opposizione e gruppo Serra danno filo da torcere alla Ciambella

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Dal terreno del Merlano a quello della Volpara per l’assessore al Patrimonio, Luisa Ciambella (Pd), è tutto un campo minato. All’esame in commissione del piano di alienazione e valorizzazione dei beni immobili comunali, la vice sindaca del Comune di Viterbo pare finita nelle acque delle Bermude. Da una parte l’opposizione, dall’altra i consiglieri del gruppo Serra, affondano ogni tentativo dell’assessora di portare avanti la sua “idea” di valorizzazione dei due terreni e, nonostante l’auspicio contenuto nel suo cognome, non arriva nessuna “ciambella” di salvataggio né dai banchi dell’opposizione, come è ovvio attendersi, ma neppure da quelli della maggioranza.\r\n\r\nSi inizia con il terreno della Volpara: 36 ettari di proprietà comunale che l’assessora vorrebbe valorizzare, alienandoli per un importo che tiene conto non solo della nuda terra, attualmente adibita al pascolo, ma anche della possibilità di costruirci sopra, secondo degli indici.\r\n\r\n“Ma che siamo a Montecarlo?”, attacca Gianluca Grancini (FDI), «chi spenderebbe 14 milioni di euro per un terreno dove non c’è nemmeno la strada. Consideriamo, poi, che si tratta di 36 ettari, si potrebbero realizzare edificazioni per 12 mila abitanti. Non possiamo autorizzare preventivamente una modifica del genere senza sapere che progetti ci si faranno sopra», dice in riferimento alla sola presenza di indici e non di progetti specifici.\r\n\r\nCiambella spiega le sue buone intenzioni: «Adesso è un terreno agricolo, così sarà valorizzato – dice – sarebbe diabolico tenere 36 ettari agricoli e fare finta che ci vada bene che ci bruchino le capre».\r\n\r\nUn patto con il diavolo, però, nella sala d’Ercole, probabilmente qualcuno l’ha già fatto.\r\n\r\nSantucci chiede il ritiro della pratica dall’elenco delle valorizzazioni, ritenendo opportuno che essa venga affrontata in consiglio comunale. «Il punto è che volete fare un cambio di destinazione d’uso su 36 ettari di terra – dice – una cosa mai vista prima nella storia della città, saltando il passaggio in terza commissione. Prima venite qui a dirci cosa volete fare su questa area, poi decidiamo. Volete fare una procedura semplificata per una variante urbanistica. Stiamo parlando di un’area più grande dello stadio della Juventus, praticamente ci si potrebbe edificare una Viterbo due. Dite di voler valorizzare il centro storico, poi pensate a una realizzazione su 36 ettari di terreno. Si potrebbe stravolgere tutto l’assetto della città».\r\n\r\nDall’altra parte della barricata gli fa eco Francesco Serra (Pd): «Sinceramente mi sembra un’assunzione di responsabilità non indifferente, su cui vorrei riflettere con calma – afferma -.  Non sono contrario a priori, ma la questione va affrontata con cautela.  Tendenzialmente sono anche favorevole all’iniziativa privata, però voglio prima vedere il progetto e discuterlo in consiglio. Non posso avallare una variante tout court. Non è detto, poi, che la valorizzazione dell’area debba passare necessariamente su un centro direzionale». E visto che «ci sono le pecore», perché escludere «un’industria agroalimentare», dice provocatoriamente Serra.\r\n\r\nCiò che invece prende forma con estrema  chiarezza è una linea comune tra opposizione e parte della maggioranza, quando pure Serra dice: «Stralciamo la pratica dalla valorizzazioni e discutiamola con mente più serena e in modo più organizzato».\r\n\r\nStessa idea per l’opposizione: «Questa è una delibera di consiglio – dice Santucci – muta lo stato patrimoniale dell’ente, significa responsabilità civile, penale, amministrativa.  È un’operazione di 36 ettari non possiamo dare deleghe in bianco, ritiratela, altrimenti facciamo un emendamento». Appena il tempo di prendere atto della “diabolica” intesa, che per Ciambella arriva un’altra tegola: il terreno del Merlano. Sarebbe stato donato all’amministrazione comunale con il vincolo di destinarlo a iniziative per ragazzi, su di esso la giunta Marini aveva ceduto il diritto di superficie alla chiesa della Mazzetta per realizzare, pare, un impianto sportivo. Secondo Ciambella l’atto della giunta Marini sarebbe illegittimo, perché «deliberare il diritto di superficie spetta al consiglio e  non alla giunta», dice la vice sindaco.\r\n\r\nSul terreno, poi, l’assessora ha le idee chiare: venderlo. Comunica i contorni della vicenda via mail anche ai consiglieri comunali della sua maggioranza, il giorno prima della commissione. Qualcuno passa il testo alla stampa. E nella seduta del giorno dopo arriva la sorpresa. “Se c’è una manifestazione di volontà da parte di qualcuno che vuole farci un impianto sportivo in erba sintetica, perché non dobbiamo prenderlo in considerazione?” dice Serra. Ciambella cerca una boa nelle acque tempestose che la possa tenere a galla, e tenta di trovare un punto comune con Serra: «Infatti è proprio quello che vorrei fare – dice l’assessora –  inserendolo nel piano delle alienazioni». Ma per il consigliere Pd è esattamente vero il contrario, più che metterlo sul mercato, Serra vorrebbe approfondire l’interesse manifestato dalla parrocchia, o da chi per essa, alla realizzazione del campo, confezionando un altro goal alla Ciambella. Pochi colpi, ma precisi, giocati sull’elenco delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari, bastano a prevedere che aria tirerà all’imminente sessione sull’approvazione del bilancio di previsione 2017, l’ultimo della giunta Michelini. E se è possibile immaginare alla fine un voto favorevole al documento di programmazione economico finanziaria da parte di tutta la maggioranza, è altrettanto ipotizzabile che esso possa arrivare al termine di una strada stretta e molto in salita, sulla quale l’esecutivo di Michelini avrà da sudare non poco.\r\n\r\n 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.