Home Politica Michelini: Prato Giardino memoria storica da conservare e stop al monopolio sul verde pubblico

Michelini: Prato Giardino memoria storica da conservare e stop al monopolio sul verde pubblico

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Lasciarlo fuori dall’appalto per il  verde pubblico per dedicargli un’attenzione particolare e più specifica non è stata una buona idea, se oggi Prato Giardino deve sperare nelle cure e nei buoni propositi di tre volenterosi cantonieri che si fanno in quattro per ritagliare tempo da altre mansioni e dedicarsi alla sua manutenzione. È questo l’incredibile paradosso di Prato Giardino: essere messo da parte per definire una soluzione ottimale per esso, e finire per non riceverne alcuna. Sconfortante testimonianza della facilità con cui i piani e i buoni propositi in un ente pubblico si smarriscono nel groviglio delle emergenze quotidiane.\r\n\r\nOggi, però, almeno sulla carta, il verde storico di Viterbo ha segnato un punto a suo favore. O meglio 100 mila. A tanto ammonta la cifra che sarà destinata a interventi sul parco. A quei 33 mila euro già stanziati in bilancio che avevano fatto insorgere la minoranza, si aggiunge un’ulteriore somma di 45 mila euro proveniente dal ribasso d’asta delle potature e un’ulteriore variazione di bilancio per l’importo necessario a raggiungere la cifra di 100 mila euro.\r\n\r\nUna somma che l’assessore competente al ramo, Raffaella Saraconi, sa già come impiegare. “Potremo utilizzare il cinquanta per cento per terminare l’opera di messa in sicurezza del parco che comporta l’abbattimento di alcuni alberi pericolosi per l’incolumità pubblica e destinare la restante parte per ridisegnare Prato Giardino come era anticamente, restituire dignità all’impianto generale”.\r\n\r\nNel 2013 era stato fatto un censimento delle piante, mediante un’analisi accurata che aveva classificato il 10% dei 440 alberi censiti come classe “D” ossia da abbattere. Nel corso di questi tre anni il settore ha già proceduto con il taglio di circa 23 alberi, in parte già sostituiti, come impone la legge. Una parte dei 100 mila euro, quindi, potrebbe andare a finanziare il completamento del piano di sicurezza.\r\n\r\n“Per quanto riguarda la manutenzione”, ha aggiunto Saraconi, “essa è assicurata da tre cantonieri che riescono a trovare il tempo per fare anche i giardinieri. Ma non sempre. Può accadere che siano impegnati in altre mansioni e in quei giorni Prato Giardino appare meno presentabile. Ma è solo una situazione temporanea e sporadica. Avevo chiesto un ufficio per il verde pubblico”, spiega ancora, “ma le emergenze del comune sono tante”.\r\n\r\nQualche consigliere chiede un regolamento per questa area verde. “Il regolamento sul verde pubblico è pronto”, dice Saraconi, “possiamo rivedere insieme la parte dedicata a Prato Giardino”.\r\n\r\nStigmatizza a chiare lettere l’importanza di riqualificare Prato Giardino recuperando il disegno originario il sindaco Leonardo Michelini: “Sono molto cauto nel valutare proposte che potrebbero modificare il profilo che ha avuto fin dall’inizio”, dice,  “Esso rappresenta una memoria storica. Ma non ho ancora visto alcun progetto che mira a recuperarla e a riqualificarla. Prato Giardino fu disegnato così com’è nel 1873 all’indomani dell’Unità d’Italia dall’allora sindaco che voleva portare in città lo spirito innovativo dello stato. Sono gli anni in cui si comincia a ricostruire il verde pubblico, un concetto prima sconosciuto. Con Prato Giardino si vuole esibire il primo parco comunale. Esso va contestualizzato all’interno dell’Unità d’Italia. Dobbiamo avere la coscienza di mantenere questa architettura secondo il progetto del 1873 che rappresenta una Viterbo che si ritrova nello stato italiano. Esso va conservato così”.\r\n\r\n”La Regione Lazio”, prosegue il sindaco, “sta approvando in questi giorni una legge sui giardini storici dove credo possa rientrare anche il nostro”.\r\n\r\nPer quanto riguarda il verde pubblico Michelini, invece, lancia un’idea rivoluzionaria: “faremo tre lotti per il verde pubblico da assegnare a tre diverse ditte per una durata triennale. Il monopolio in queste situazioni non conviene mai. Se il verde pubblico lo gestisce un’unica ditta, manca l’elemento di confronto con la concorrenza. Nelle grandi città si fanno diversi lotti per dare al cittadino la possibilità di valutare la differenza nel modo di gestire il verde urbano tra un quartiere e un altro,   così quale sia la ditta migliore rispetto alle altre due”.\r\n\r\n \r\n\r\nTiziana Mancinelli\r\n\r\n 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.