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Prato Giardino: il progetto che traccia la via  per recuperarne storia e bellezza

Prato Giardino: il progetto che traccia la via per recuperarne storia e bellezza

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Prato Giardino, come era, e come sarà: due “tempi” che l’amministrazione comunale, con l’assessorato all’urbanistica e al Verde pubblico Raffaela Saraconi, ha voluto ricongiungere in un preliminare di master plan. Il  “disegno” di una visione che riunisce passato e futuro, attraverso il presente, momento in cui dovrà trovare realizzazione la progettazione effettuata con lo scopo di risistemare la villa comunale restituendole l’identità originaria, riuscendo, solo così, a recuperare quel patrimonio di storia che ora giace sotto stratificazioni di interventi avvenuti in diverse epoche senza riferimenti con ciò che anticamente era Pratogiardino dal punto di vista paesaggistico.

“Ci sono state delle sovrapposizioni di momenti storici – ha spiegato l’architetto paesaggista Maria Cristina Tullio – ogni epoca ha lasciato il suo segno. Questo parco è un contenitore di materiale vivente, risalente alla fine dell’Ottocento. Non abbiamo un vero disegno originario di questo luogo, così abbiamo dovuto lavorare su cartografie e planimetrie. Il lavoro tecnico ora può dirsi concluso».

La progettazione affidata dall’assessorato all’Urbanistica completa lo studio del prof. Sgherzi, andando oltre, sviluppando, quindi, una fase successiva, che è quella degli interventi da mettere in atto per riportare Prato Giardino alla sua “vera natura”. La storia del parco in mano pubblica inizia nel 1947: «I giardini all’epoca – spiega Francesca Romano –erano tutti privati, il comune di Viterbo acquisendo il parco fu all’avanguardia.  Le prime notizie di questo luogo si hanno intorno al XIV secolo. In passato era collegato al complesso di piazza della Rocca per volere del cardinale Albornoz. C’era anche una fontana, sparita per l’incuria».

La storia insegna che i problemi per Prato Giardino non iniziano oggi. L’estensione del parco, quattro ettari e mezzo, ha reso sempre onerosa, e quindi complessa la manutenzione, tanto che in passato, in un momento di particolare abbandono, fu chiamato Prato Spino.

Nel 1875 iniziano i primi lavori, i soldi erano pochi,  spiegano gli esperti in sala, nel 1858 si costruisce il muro di cinta, nel 1872 i sedili di pietra, poi le fontane le aiuole. Nel 1880 si ha il primo appalto per la manutenzione in cambio di potature e semi. Nel 1878 arriva la prima statua di Vittorio Emanuele II, mentre nel 1876 nasce la piattaforma dei concerti.

“Dal punto di vista paesaggistico la struttura storica originaria è data dall’anello di platani centrale – spiega Simone Amadio – nel tempo sono stati sostituiti perché si ammalavano facilmente. Ora questo non accade più, quindi si possono ripristinare le alberature originarie».

«Negli anni Cinquanta – aggiunge l’architetto Tullio – sono state inserite delle piante senza senso, poiché non c’era uno studio di questo tipo. Anche alcune piante perimetrali sono andate perdute. In alcune epoche, inoltre, sono state inserite conifere e cipressi per il desiderio di offrire collezioni di piante esotiche che oggi, invece, sono diventate la normalità».

Lo studio effettuato dal team composto oltre che dall’architetto Maria Cristina Tullio, dagli esperti Francesca Romano, Simone Amodio, Cristiana Costanzo tocca ogni dimensione del parco: da quella storica a quella paesaggistca, culturale e sociale. Prende forma, così, una visione di Prato Giardino come un contenitore di una serie di micro realtà dove c’è spazio per la contemplazione e la valorizzazione della natura, per gli eventi, per le coltivazioni biologiche, spazi per i bambini, per il tempo libero, e anche per lo sport con l’ideazione di un percorso ginnico scandito da targhette con le distanze effettuate.

Lo studio approfondisce anche l’elemento tecnologico «fondamentale per il parco –  spiega Tullio – Se non funziona a dovere può creare danni». E a Prato Giardino anche il sistema idrico va certamente rivisto. Attualmente, spiegano gli esperti incaricati dal comune di Viterbo, il pozzo alimenta i laghetti che con un sistema di riciclo attiva l’irrigazione. In questo modo l’acqua che arriva alle piante è sporca. Necessario, quindi, far sì che l’acqua del pozzo irrighi direttamente il parco, mentre per i laghetti è stato proposto un sistema di riciclo separato. Da rivedere anche l’illuminazione in alcuni punti. Il preliminare di master plan presentato ieri dall’assessore Raffaela Saraconi, alla presenza anche dell’Università della Tuscia, nella figura della pro rettrice è veramente un contenitore di buone idee, capaci di ridare a Prato Giardino non solo il suo profilo più autentico e originario, ma di ricollocarlo al centro della collettività viterbese e della vita cittadina. Come tutti i progetti, però, è una visione che potrà tradursi in realtà solo incontrando la sua dimensione economica. Sotto questo profilo l’assessore Saraconi ha assicurato 49 mila euro per completare il lavoro di Sgherzi. A settembre, inoltre, il comune avvierà l’iter per ottenere l’iscrizione di Prato Giardino alle dimore storiche. Ma potrebbero essere attivati anche altri canali. Oggi il problema del degrado di Prato Giardino, che imporrebbe un’azione massiccia di ripristino e risistemazione dei luoghi, dopodiché: «Diventerebbe più agevole anche la manutenzione ordinaria», osserva Saraconi, dipende anche dal fatto che esso è affidato a dei «cantonieri – spiega ancora l’assessore al Verde pubblico – persone volenterose che fanno di tutto di più, ma che non sono giardinieri. Se poi c’è un’emergenza da un’altra parte della città, non possono andare a Prato Giardino. Basta saltare una settimana e il parco ne risente».

Un plauso all’iniziativa è arrivato anche dall’Università degli Studi della  Tuscia con la pro rettore Anna Maria Fausto che ha partecipato all’incontro di ieri in Sala Regia, al termine del quale  ha commentato: «Un progetto bello e coinvolgente, all’interno del quale dovrà ritrovarcisi ogni categoria della città, e l’Università è una di queste».

 

Tiziana Mancinelli

info@quintaepoca.it

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.