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Provincia, quattro gatti approvano il bilancio 2016

Provincia, quattro gatti approvano il bilancio 2016

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Trasformati in enti di secondo livello, in attesa di essere abolite con una norma costituzionale, le province sono attualmente dei morti viventi condannati a vagare in un limbo a tempo indeterminato. La loro definitiva abolizione, infatti, dovrebbe avvenire con la riforma costituzionale di Renzi, se riuscirà a superare il referendum di ottobre, ipotesi su cui non tutti si sentono di scommettere. Nel caso in cui i cittadini bocciassero la visione futura dell’intelaiatura istituzionale dell’attuale premier, l’argomento “province” diventerebbe una bella gatta da pelare. Resterebbero congelate nell’attuale connotazione, finché non interverrà una norma costituzionale a cancellarle o comunque un provvedimento che decida una volta per tutte cosa fare con questi enti.\r\n\r\nCosti e poche funzioni. E anche stavolta la volontà di ridurre gli sprechi e di snellire l’apparato statale si è tradotta in una “toppa” peggiore del buco. Ci troviamo con organismi che, allo stato attuale, non sono né carne, né pesce. Fantasmi istituzionali con un piede di qua e uno di là. Esistono, ma  senza risorse per assolvere alle funzioni superstiti, e che soprattutto, nonostante i proclami sul risparmio, continuano a costare alla cittadinanza diversi soldi. Nonostante non sia previsto un compenso per la componente politica, gli organi istituzionali continuano a costare 1 milione  e trecento mila euro circa, cifra inserita tra le previsioni definitive di cassa, dove la missione nr. 1: servizi istituzionali, di gestione e generali, sale a circa 23 milioni e mezzo. Tanto si evince dal conto del bilancio dell’anno 2015 della provincia di Viterbo che proprio ieri, lunedì 8 agosto 2016, ha approvato il bilancio di previsione 2016 in un’aula semideserta con quattro voti favorevoli, quelli dei consiglieri Mario Quintarelli, Luciano Cimarello, Gianluca Angelelli, e del presidente della provincia Mauro Mazzola. Due gli astenuti: Elpidio Micci e Alberto Cataldi.  Il resto assenti: Livio Treta, Voccia Laura, Mauro Giovanale per i Moderati e Riformisti, Eugenio Stelliferi, Aldo Fabbrini, Maurizio Palozzi per il Pd. Praticamente un’ecatombe.\r\n\r\nLa posizione del Centro destra unito. Molto critici i consiglieri del Centro destra unito, Elpidio Micci e Alberto Cataldi: “Questo bilancio non ci convince”, è il loro pensiero su un documento di programmazione economico finanziaria che è passato da circa 15 milioni di euro a un solo milione sul capitolo strade. Effetti della riforma delle province. Nei programmi dell’amministrazione provinciale ci sarebbe la vendita di alcuni beni per rimpolpare le casse “scorticate” dalla riforma. “Il dirigente ci ha detto che sotto certi aspetti il bilancio è migliorato rispetto all’anno precedente, ma restiamo molto scettici –  dicono i consiglieri del Centro destra unito –  I capitoli su cui vorremmo vedere interventi più consistenti sono le strade e l’edilizia scolastica”.\r\n\r\nLo strappo tra Mo.Ri. e Mazzola. Chi invece non si è visto sono i consiglieri di Moderati e Riformisti. I più maliziosi sostengono che la loro latitanza  possa essere una sorta di “vendetta” per quella delega allo sport a Livio Treta che in Comune non arriva per il veto del gruppo panunziano a Palazzo dei Priori, lo stesso che a Palazzo Gentili esprime il presidente della provincia, Mauro Mazzola. Ma dalle parti di Moderati e Riformisti smentiscono decisamente la tesi e fanno capire che alla base dello strappo c’è un malcontento generale verso un certo modo di fare del presidente della provincia poco incline alla condivisione delle scelte. La trasversale, i precari, la riorganizzazione degli uffici provinciali, sarebbero solo alcuni dei temi su cui Mazzola avrebbe assunto posizioni di testa propria senza coinvolgere anche i consiglieri provinciali, che non gliel’hanno perdonata. Anche se la decisione di far venire meno i numeri è ormai un’arma spuntata. Con le nuove province, infatti, non solo il presidente non viene più votato dai cittadini, bensì scelto dai consiglieri e dai sindaci dei comuni della provincia, ma non può essere fatto decadere fino al termine del mandato. Se perdesse i numeri, continuerebbe ad amministrare come commissario. Egli viene scelto tra i sindaci dei comuni della provincia e decade solo se perde la carica di sindaco. Una figura, quindi, con una percezione di totale autonomia nei confronti sia dei cittadini sia dei propri consiglieri. Insomma, non c’è che dire: proprio un bel rinnovamento.\r\n\r\n \r\n\r\n(In foto la seduta di consiglio provinciale di approvazione del bilancio 2016)\r\n\r\n 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.