Home Politica Regione Lazio, Pirozzi: “Zingaretti senza maggioranza. Dimissioni di massa e subito al voto. Ne ho parlato a Salvini, è d’accordo”
Regione Lazio, Pirozzi: “Zingaretti senza maggioranza. Dimissioni di massa e subito al voto. Ne ho parlato a Salvini, è d’accordo”

Regione Lazio, Pirozzi: “Zingaretti senza maggioranza. Dimissioni di massa e subito al voto. Ne ho parlato a Salvini, è d’accordo”

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 (Roma) – La regione Lazio potrebbe tornare presto al voto. Prestissimo. Tra 60 giorni. È questo lo scenario che potrebbe profilarsi presto all’orizzonte se la proposta di Sergio Pirozzi troverà unanimi consensi tra le file dell’opposizione, che, paradossalmente, in questa legislatura, grazie a un seggio in più, è la vera maggioranza in consiglio. Il problema è proprio questo. Nizola Zingaretti ha solo 24 seggi, rispetto ai 25 dell’opposizione.

Da qualche parte era stato sollevato il sospetto che Sergio Pirozzi potesse dare un “aiuto” a Nicola Zingaretti. Oltre alla smentita, dall’ex sindaco di Amatrice arriva una mossa a sorpresa che tanto inaspettata, considerando la tempra dell’ex calciatore, non è. Pirozzi non solo chiarisce la sua posizione anti inciucio, ma apre una partita che costringerà tutti a scoprire le carte.

Se i consiglieri si dimettessero in massa il presidente appena eletto sarebbe dichiarato decaduto – scrive sulla sua pagina Facebook – Di questi 26 consiglieri che possono cambiare la storia di questa regione, uno ha già deciso cosa fare. E sono io. Come al solito mi hanno offerto di tutto, ma ho detto no grazie. Perché io sono un uomo libero, non devo rendere conto a nessuno e non devo sistemare amici e parenti.

Il notaio è già pronto. E gli altri che faranno? I leader nazionali stanno ancora pensando alle persone di questa regione? E tutti i consiglieri eletti che dicono? Penseranno al futuro dei cittadini o ai soldi dello stipendio? Io sono pronto, vi aspetto. A proposito, chi voleva farlo l’inciucio con Zingaretti?”, conclude il suo post Pirozzi.

Dimissioni di massa, dunque, è la proposta dell’ex sindaco di Amatrice, per far cadere Zingaretti che non potrebbe più ricandidarsi.

Cosa faranno gli altri partiti ora? Accetteranno l’invito di Pirozzi o no?

Il dilemma non è da poco. Al bivio c’è da una parte una strada che riporta dritta alle elezioni, mentre dall’altra una che conduce nell’”abbraccio” di Zingaretti alla ricerca di un punto di convergenza, senza il quale, è ovvio, la legislatura non avrà possibilità alcuna di proseguire. Chi si prenderà la responsabilità di tendere una mano a Zingaretti o quella di staccare la spina a una legislatura nata già morta?

Pirozzi, secondo quanto riporta il Messaggero, afferma di averne parlato con Roberta Lombardi e con Matteo Salvini “perché è il leader del centrodestra certificato dalle elezioni – specifica Pirozzi -. Lombardi mi ha detto che tendenzialmente era d’accordo, ma che doveva parlare con i suoi. Salvini è d’accordo, certo dovrà parlare con Berlusconi, Meloni e Fitto”.

Lombardi però frena: “Il M5S è una forza sana, con dei principi solidi – scrive sulla sua pagina Facebook – ma soprattutto è una forza politica coerente e ritiene che la sfiducia verso un presidente debba avvenire sempre, all’interno di una cornice democratica, dunque nel quadro di un dibattito trasparente nell’aula consiliare. Già a Roma, nel 2015, nonostante la nostra forte richiesta di dimissioni nei confronti dell’ex Sindaco Marino, ci rifiutammo di andare a firmare le dimissioni dal notaio insieme agli altri consiglieri del Partito Democratico. Quel tipo di metodo non ci appartiene. Il voto dei cittadini deve essere rispettato e laddove Zingaretti si mostrerà ancora una volta incapace di gestire adeguatamente la macchina amministrativa e di governare nell’interesse dei cittadini, saremo i primi a chiederne le dimissioni. Tutto il resto sono chiacchiere da bar, mentre noi continuiamo a lavorare per il Lazio”.

Sulla questione interviene anche la viterbese Antonella Bruni, candidata al consiglio regionale del Lazio nella lista dello Scarpone per Pirozzi Presidente. “Sergio Pirozzi – dice Bruni – era il candidato più forte dello schieramento di centrodestra e sarebbe stato logico e sensato candidarlo Presidente alla Regione Lazio dell’intera coalizione. Così sembrava dovesse andare, poi un infelice accordo spartitorio, nell’ambito di una funesta riedizione del Patto del Nazareno, di fatto ha assegnato la Regione Lombardia al centrodestra, svendendo la Regione Lazio al centrosinistra – dice Bruni -. In questa operazione Sergio Pirozzi non poteva mai essere scelto, perché avrebbe seriamente rischiato di vincere, ed ecco spiegata la scelta di Stefano Parisi, per mettere la faccia ad una operazione dissennata e vergognosa, realizzata in barba alla volontà popolare e ai legittimi desideri del popolo, teoricamente sovrano.

Per coprire le tracce, è stata posta in essere una disinformazione mediatica, dipingendo il leader dello scarpone come colui che, in accordo con Zingaretti, aveva fatto perdere il centro destra. Sono, evidentemente, delle sciocchezze colossali, tuttavia la calunnia, se ripetuta costantemente, rischia di trasformarsi in realtà.

Ma gli sciocchi hanno trascurato un fatto, ovvero che Sergio Pirozzi, oltre che una persona perbene, è un leader naturale, capace di ideare e realizzare azioni che i mestieranti della politica neanche osano immaginare. Lui, firmandole per primo presso un notaio, propone a tutti i consiglieri di opposizione della Regione Lazio di firmare le loro dimissioni. È un gesto forte, di grande responsabilità e lungimiranza. Zingaretti non ha una propria maggioranza, quindi avviare la consiliatura regionale, significa fare partire una nave destinata ad affondare ben presto, al più a galleggiare per qualche mese, senza poter fare alcunché di concreto, salvo spendere inutilmente milioni di euro dei cittadini.

Se i consiglieri regionali eletti con lo schieramento di centrodestra e quelli del M5S firmeranno le dimissioni, certificando l’assenza di maggioranza della giunta Zingaretti, dimostreranno di avere a cuore l’interesse istituzionale e dei cittadini, ma soprattutto di non perseguire i loro esclusivi interessi, dando vita ad inciuci non commendevoli e ad un mercato delle vacche di cui dobbiamo fare a meno.

Come si dice, “il morto è sulla bara”, la giunta Zingaretti è nata priva di vita, vedremo ben presto se novelli Frankestein tenteranno di trasformarla in un pauroso zombie, cianciando di senso di responsabilità, o se percorreranno la via maestra di ridare correttamente la parola ai cittadini.

Sergio Pirozzi, comunque vada, ha dato una lezione di leadership politica, dimostrandosi un uomo delle istituzioni, capace di rinunciare a lauti stipendi, prebende e poltrone per un’idea; credo che molti debbano chiedergli scusa. Noi inviteremo i cittadini a dargli nuovamente e con più forza fiducia e consenso, a Viterbo, nel Lazio, e nell’intero Paese, perché possa essere il leader del centrodestra di domani, che sia chiaramente antitetico a chi ha provocato immani disastri, generato povertà diffusa e conflitto sociale. Siamo in cammino, indossiamo scarponi per andare meglio dappertutto, per noi gli ultimi devono avere le stesse possibilità dei primi, le periferie sono come le città, fatevi un favore: seguiteci”.

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.