Home Politica Rossi (Viva Viterbo): «Ci volevano dentro, bastonati. Ora opposizione durissima»

Rossi (Viva Viterbo): «Ci volevano dentro, bastonati. Ora opposizione durissima»

0
0

«Ci volevano dentro, bastonati». È il Rossi pensiero all’indomani del consiglio comunale sull’approvazione del bilancio 2017 che ha visto Viva Viterbo salutare la maggioranza di centrosinistra che sostiene Leonardo Michelini e della quale, fino all’altro ieri, il gruppo di Filippo Rossi ha fatto parte, anche se con una posizione sempre più critica. Fino allo strappo dell’altra sera. Tra un emendamento e l’altro su Palazzo dei Priori scende la notte e Filippo Rossi, a un certo punto esclama: «Non sono arrivate le risposte che aspettavamo, quindi ritiro gli emendamenti». Un pezzo di maggioranza trasloca, così, sui banchi dell’opposizione. Ieri mattina la conferenza stampa per raccontare l’accaduto.

«Non c’è più nessun margine per ricucire, ormai», ribadisce Filippo Rossi. Accanto a lui Giacomo Barelli che ha appena rassegnato le dimissioni di assessore. Dall’altra parte Maria Rita de Alexandris che sta per riconsegnare al sindaco la delega al benessere degli animali. Un addio, quindi, definitivo. Almeno per ora. Tra circa dieci mesi si tornerà alle urne e tutte le carte ritornano sul tavolo. Rossi non esclude nulla: «La volta scorsa stavamo per presentarci con Chiara Frontini», dice a sostegno della tesi che Viva Viterbo, al prossimo “giro” «parlerà con tutti». Non solo con il centrodestra, ma anche con il centrosinistra. «Abbiamo un ottimo dialogo con parti del Pd, con consiglieri regionali e lo stesso presidente Zingaretti». La filosofia di Rossi è chiara: «Il nostro obiettivo è quello di governare il cambiamento di questa città, come abbiamo dimostrato fino ad oggi, prendendo anche le critiche di persone che ci hanno votato». Di quelli, in pratica che ci «volevano duri e puri, per i quali siamo stati una delusione, ma io voglio fare le cose. La politica è anche l’arte del possibile e noi abbiamo scelto di fare qualcosa. Anche accettando dei compromessi». Finché non si è arrivati al «punto di non ritorno» e sull’esperienza a fianco di Michelini sono iniziati a scorrere i titoli di coda.  Viva Viterbo guarda già avanti: «C’è una fortissima delusione rispetto a questa esperienza di governo. Noi ripartiremo dalle cose da fare con dieci punti programmatici. La nostra opzione “A” è candidarci da soli. Ci mettiamo la faccia come sempre, orgogliosi delle battaglie fatte. Saranno i viterbesi a decidere se bocciarci o premiarci. Ma questo vale anche per gli altri». Viva Viterbo, dunque, leva l’ancora e torna «in mare aperto – dice Rossi – cercando nuovi obiettivi» e, soprattutto, «compagni di strada» per ritornare a condividere programmi e una coalizione di governo. «Siamo una lista civica non abbiamo preclusioni né a destra né a sinistra. Ci consideriamo centrali nel sistema politico viterbese. A un certo punto bisogna capire quali sono le forze in campo, dove vanno, e cercare di mettere insieme quelle simili, quelle che vanno nella stessa direzione».

Si comincia a sentire aria di campagna elettorale. «Non vedo nulla di male nel ritornare a parlare con l’elettore, questo è il cuore della democrazia  – dice Rossi – chi ci ha tacciato di opportunismo politico, vedendo nella nostra decisione di lasciare la maggioranza la ricerca di un riposizionamento a fianco di chi vincerà le elezioni, dimostra solo che si vede già sconfitto». Sulla rottura con il sindaco, Rossi chiarisce: «C’è stata una chiusura totale e anche il tempo per venirci incontro». Inutile. «Non volevamo rompere, ma solo conquistare un minimo dei nostri obiettivi. C’è stato sempre un  doppio peso per le nostre istanze rispetto a quelle degli altri. Non rinneghiamo nulla, comunque, di questi quattro anni. Noi tre, non abbiamo mai chiesto nessun posto. Tutt’altro. Abbiamo lasciato gli incarichi che avevamo: prima io, poi Maria Rita de Alexandris, abbiamo abbandonato la presidenza del consiglio, oggi anche Giacomo Barelli riconsegna le deleghe di assessore».

«Sulle nostre proposte c’è stata chiusura totale  – aggiunge pure la De Alexandris – anche su quelle più piccole».

«Abbiamo proposto l’area per i camper –specifica Rossi – 142 mila euro presi quasi tutti da capitoli del nostro assessorato.  Era un obiettivo che ci avrebbe consentito di rimanere in maggioranza, sempre in modo polemico». Su questo Rossi torna a puntualizzare: «Per un pezzo del Pd viterbese – dice – alleanza equivale a obbedienza totale. Non c’è un dibattito nel merito delle cose. O c’è obbedienza, o sei un nemico.  C’è stato un assessore che ha fatto un bilancio senza confrontarsi con le istanze degli alleati a porte chiuse».

Riguardo al sindaco: «Ha fatto un discorso che era imbarazzante fargli un complimento dal punto di vista contenutistico – prosegue Rossi – Cose dette in libertà, senza senso, senza sintassi politica».

Viva Viterbo, quindi, è fuori dalla coalizione di governo. Una mossa che a un anno dalle elezioni «ha un suo peso» riconosce Rossi. «C’è un giudizio negativo su quello che ha fatto la maggioranza in questi anni – dice – e uno positivo su quello che abbiamo fatto noi in questa compagine». Per chi avesse qualche dubbio Rossi lancia la sfida: «Trovatemi un elemento caratteristico di questa maggioranza, se non le istanze di Viva Viterbo. Ditemi tre cose che ha detto Alvaro Ricci, o tre battaglie di Luisa Ciambella, a parte gli etruschi, passate nella storia di Viterbo». Una maggioranza verso la quale Rossi rimarca la distanza. «La mia prima uscita contro il sindaco l’ho fatta a settembre, dopo il voto. Avevo già visto la malparata».

Barelli torna a parlare di bilancio: «Arido e fatto male – commenta –  I nostri emendamenti erano provocatori per chi voleva un bilancio di questo tipo. Ma non lo erano nel momento in cui abbiamo dimostrato che i soldi c’erano, bastava solo indirizzarli e prendere quelle decisioni che in quattro anni non sono mai state prese.  Non si trattava, come dice il sindaco, di fare le nozze con i fichi secchi. I soldi c’erano, ma sono stati parcellizzati in mille cose». «Se con l’imposta di soggiorno ci finanziano cose che già venivano sostenute l’anno scorso – riprende Rossi –  non è una cosa in più, ma un taglio all’investimento su cultura e turismo. Giochetti da prestigiatore di provincia. Ne sono stati fatti a migliaia. Più che utilizzare la tassa di soggiorno per le convenzioni, avrei fatto una grande campagna di comunicazione nazionale per vendere il marchio Viterbo». Temi che, secondo  Rossi, non appassionerebbero la maggioranza: «C’è una mancanza totale di dibattito sui contenuti. Con la precedente amministrazione avevamo criticato il Plus. Ma almeno il Plus c’era. Qui non c’è nulla. E il sindaco con il suo discorso sul bilancio ha cercato di legittimare il nulla, dicendo che il bilancio non cambia la città e la politica non serve a niente, per cui ci devono pensare i privati.  Due anni fa facemmo una guerra epocale: c’era 1 milione e 200 mila euro della Bucalossi e noi volevamo utilizzarli tutti per gli interventi sui portici di Palazzo dei Priori. Arriva uno del Pd e propone di destinarne la metà per il parcheggio fuori Porta Faul, realizzando così due mezze cose».

Se in maggioranza Rossi auspicava una «democratica polemica», ora, sui banchi della minoranza annuncia «un’opposizione durissima» e assicura che non si perderà un consiglio comunale. Un cambio di passo, dunque, per il consigliere spesso assente quando era in maggioranza: «È legittimo non venire per motivi politici – dice al riguardo – se c’ero, questa cosa sarebbe successa prima. Sono venuto cinque volte ed è successo il macello.  Fare politica non è solo scaldare il posto in consiglio comunale.  Anche quando ero assente, comunque, seguivo tutto per filo e per segno, compresi i rospi che ingoiavamo e quelli che non volevamo mandare giù. Ricordo i patti traditi, i  compromessi fatti e di nuovo infranti. Nell’ultima seduta di consiglio mi sono sentito politicamente offeso dal discorso del sindaco nel suo tentativo puerile di controbattere il nulla a un’idea di città. Io se ero sindaco, mi incatenavo ai cancelli di Villa Lante e facevo lo sciopero della fame contro Franceschini per tenere aperto. Anche questa è politica.  E a costo zero. Ci sono due tipi di politica: una di avanguardia che sposta in avanti la società civile, e una di retroguardia, quella che aspetta che nella collettività accada qualcosa per aggiustarsi e non avere troppi problemi. Questo sindaco rappresenta questo tipo di politica, ed è l’espressione della viterbesità più conservatrice». «In questa maggioranza c’è un Grande fratello – aggiunge Barelli – che impedisce qualsiasi forma di confronto». «Pensare che non si possa parlare diversamente da Fioroni, ma anche da Santucci, da Fratelli d’Italia, o da chiunque altro, all’interno di un partito è una follia democratica» conclude Rossi.

 

VIDEO 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.