Home Politica Rsa: “Il Comune mette un milione di euro per il 2015, ma il futuro resta incerto e problematico”

Rsa: “Il Comune mette un milione di euro per il 2015, ma il futuro resta incerto e problematico”

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Il Comune riesce a fermare “temporaneamente” il timer della bomba chiamata Rsa. Gli costerà un milione di euro: a tanto ammonta la cifra che sarà erogata come contribuzione alle rette Rsa per l’anno 2015. Un esborso che deriva dal disimpegno della Regione Lazio che ha tagliato i fondi al servizio, lasciando il Comune a provvedere da solo a gran parte dell’ onere di parte pubblica. Troppo pesante per le casse comunali. Così Palazzo dei Priori, per tutelare il bilancio, in ossequio al pronunciamento della Corte Costituzionale che i servizi vanno prestati compatibilmente con la sostenibilità finanziaria, aveva votato la delibera di giunta 142 del 2015 che  calcola il patrimonio dei richiedenti il contributo, considerando non solo il reddito Isee, ma anche  i beni immobiliari e mobiliari posseduti. In questo modo molti venivano ad avere un patrimonio più alto, restando di fatto esclusi dal sostegno economico comunale. Decisione bocciata dal Consiglio di Stato a cui le famiglie hanno fatto ricorso. E nuova grana per il Comune di Viterbo costretto a far fronte a una spesa imprevista, rispetto ai piani fatti dall’esecutivo Michelini con la delibera 142. Dopo numerosi, rocamboleschi, incontri e scontri politici, oggi finalmente il sindaco Leonardo Michelini, insieme ai due assessori competenti, Luisa Ciambella per il Bilancio e Alessandra Troncarelli per i Servizi sociali, sono venuti in commissione consiliare con una soluzione. Che risolve il problema solo per il 2015.\r\n\r\n“Abbiamo dirottato sul 2015 tutti gli stanziamenti previsti per le Rsa, quindi sia quelli dell’anno 2015, sia quelli dell’anno 2016 ai quali abbiamo aggiunto anche il contributo della Regione Lazio, erogato secondo le nuove regole”, ha spiegato Luisa Ciambella, “La cifra impiegata per le Rsa nel 2015 sarà quindi di un milione di euro – ha proseguito -. Si comincerà a liquidare tra 15/20 giorni. Solo sei persone hanno reddito Isee pari a zero e per loro sarà disposta la copertura totale della retta. Per gli altri il Comune erogherà il 70% della parte di retta di spettanza pubblica”, con la speranza, ha confidato  Ciambella, che la Regione, entro la fine dell’anno possa coprire il restante 30% che, per ora, resta a carico della famiglie, così come loro continueranno ad essere i diretti responsabili nei confronti delle strutture sanitarie.\r\n\r\n“Ormai è più di un anno che facciamo commissioni sulle Rsa – ha detto Alessandra Troncarelli – io stessa l’ho sempre definita una bomba a orologeria. Oggi, con parziale sollievo, possiamo dire di vedere uno spiraglio di luce. Gli utenti Rsa sono 98, di cui 6 con Isee zero. Si tratta di persone che non hanno nemmeno famiglia. A loro riconosciamo il contributo totale che ammonta a 130 mila euro all’anno”.\r\n\r\nAntonella Sberna (Fi) chiede maggiori informazioni sulla delibera bocciata dal Consiglio di Stato. “Non l’abbiamo mai applicata”, risponde Ciambella. La pensa diversamente Gianmaria Santucci (Fondazione): “Non è vero, è stata applicata nel momento in cui il dirigente spediva le lettere alle strutture per comunicare il contenuto della delibera, in seguito alle quali sono arrivati i decreti ingiuntivi ai familiari per chiedere il pagamento delle rette”. Luigi Buzzi (FdI), ricorda invece che: “Se questi cittadini non avessero fatto ricorso, ora non sareste qui a mettere un milione di euro sulle rette Rsa. Il problema, ad ogni modo – continua Buzzi – è solo rimandato. Si ripresenterà l’anno prossimo”.\r\n\r\n“La Regione ci ha creato qualche difficoltà – ammette Michelini riconoscendo che – l’ente regionale ha a sua volta avuto dei problemi sul proprio bilancio. Ora però metteremo in campo un’azione forte verso la Regione Lazio, perché non vogliamo essere gli unici a metterci la faccia su questa storia”, dice il primo cittadino.\r\n\r\nNodi decisivi da sciogliere restano sul tappeto. Innanzitutto, fanno notare dai banchi dell’opposizione, la necessità di approvare un regolamento comunale che disciplini la materia. C’è, poi, quel 30% che resta a carico degli utenti, se la Regione non dovesse intervenire.\r\n\r\nIl dirigente ai Servizi Sociali, Alfredo Fioramanti spiega che: “La delibera 142 viene modificata, cancellando la parte bocciata dal Consiglio di Stato relativa ai requisiti richiesti per l’erogazione del contributo pubblico che tornano ad essere unicamente il reddito Isee e non anche il patrimonio mobiliare e immobiliare dell’assistito e della sua famiglia. Per il 2015 il tetto massimo di spesa da 500.000 euro, inizialmente deliberato, sale a un milione di euro”. Resta però in piedi la delibera che individua l’erogazione delle risorse pubbliche come “contribuzione”, che prevede, quindi, una quietanza e il coinvolgimento delle famiglie nel sostenere la retta, qualora, i soldi pubblici venissero meno. Sull’anno 2016, inoltre, resta la più totale incertezza, non solo per quanto riguarda le disponibilità economiche del Comune che ha utilizzato i fondi dell’anno  in corso per coprire il 2015, ma soprattutto per l’approccio normativo alla tematica che non permette di tracciare uno scenario preciso, alla luce del quale programmare una qualsiasi iniziativa. Non resta quindi che affidarsi alle “preghiere”, quelle che l’amministrazione Michelini andrà probabilmente a fare alle strutture sanitarie per avere un po’ più di flessibilità e non perseguire le famiglie prima che si chiarisca bene l’impegno della Regione Lazio.\r\n\r\n \r\n\r\nTiziana Mancinelli\r\n\r\n \r\n\r\n(Foto, da sinistra: Leonardo Michelini, Luisa Ciambella, Alessandra Troncarelli)\r\n\r\n 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.