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San Faustino: buche e schizzi di fango fin dentro i negozi

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(Viterbo) – Si crede di avere detto tutto sulle tante, troppe, buche che si aprono come voragini sulla quasi totalità della rete viaria urbana, finché non si percorre via Santissima Liberatrice, quartiere San Faustino.

Una signora apre un locale, passa un’auto, sprofonda i pneumatici in una buca, che sembra un cratere, piena d’acqua, e schizzi di fango arrivano fin dentro la porta, investendo le persone ferme all’ingresso.

A questo punto ci si aspetta una reazione stizzita della donna. Ma non accade nulla di tutto ciò. L’espressione della signora resta immutabile, indurita in una maschera di rassegnato sconforto, oramai la sola, possibile, reazione di fronte a un degrado incontrastato che ha inghiottito, indisturbato, tutta la zona, giorno dopo giorno.

Proseguendo lungo la via, si incontrano altri passanti che corrono veloci sugli stretti marciapiedi, cercando di sfuggire alla pioggia che cade, ma, soprattutto, da quella che si solleva dalle grosse buche, densa di terra e sporcizia, al passaggio, anche cauto, di ogni auto, per ricadere addosso ai malcapitati. Pioggia sporca. Qualche mamma con il passeggino si affretta a lasciare quella che sembra peggio di una strada sterrata di campagna, puntellata di sampietrini divelti, con un fondo stradale completamente devastato e buche che somigliano a piccoli laghi artificiali.

Sullo sfondo svetta il complesso della Trinità, la sua ricercata architettura è un tentativo disperato di rivendicare la sua dignità in mezzo a quello scempio fatto di rattoppi, con chiazze di catrame che tentano di acchiappare in ricami orripilanti i tanti sampietrini volanti. La chiesa dedicata a Maria santissima Liberatrice si eleva  a ricordare che anche questa è un’area storica degna di pregio, che va tutelata e valorizzata. Poco più avanti sorge la chiesa dei Santi Faustino e Giovita, le scuderie Sallupara, il museo Albornoz e, per finire, piazza della Rocca, con la sua monumentale fontana, dalla quale, a pochi metri, sorge la chiesa di San Francesco, anch’essa dal valore storico e architettonico non trascurabile.

Eppure, in questa parte del centro storico, nessuno da Palazzo dei Priori ha mai gridato allo scandalo di fronte all’ondata di macchine che giornalmente si riversa qui, dando vita a un lungo serpentone, congestionando la rete urbana, in alcuni casi stretta e senza marciapiedi, soffocata da auto in sosta selvaggia e da quelle in circolazione.

Non solo nessuno sembra porsi il problema del deturpamento da parte delle auto di questa area storica, ma in un certo senso esso è stato addirittura incoraggiato con il deflusso obbligato delle macchine dal Sacrario su questa direttrice, conseguentemente all’inversione del senso di marcia su via Marconi.

Scelta giustificata, a quanto sembra, dalla necessità di creare una via di accesso diretto al parcheggio del Sacrario, al quale, peraltro, si arriva già rapidamente tramite via Ascenzi e via Cairoli. Area di sosta che, tra l’altro, per la maggior parte dei giorni della settimana resta semi vuota.

Già in passato il passaggio massiccio di auto aveva fatto temere per la stabilità del fondo stradale, tanto da eliminare la circolazione degli autobus in questa strada. Oggi questa area appare devastata.

L’impressione che si riceve, girando la città, è, innanzitutto  la mancanza di una visione di insieme del centro storico, quanto piuttosto un puzzle sconnesso di figli e figliastri.

E San Faustino sembra proprio rientrare tra quelli meno fortunati.

Nonostante la recente pavimentazione di via Cairoli, il quartiere resta nel degrado.

Penalizzato, tra l’altro, da una politica che non ha saputo incoraggiare in questi anni percorsi culturali capaci di snodarsi in tutto il centro storico, non solo in una parte di esso, consentendo una valorizzazione equilibrata delle varie porzioni della parte più antica della città.

Una politica che se da un lato è sembrata mancare di una visione complessiva del “centro storico”, dall’altra è apparsa ancor meno in grado di individuare, all’interno di un quadro di insieme, le tangibili differenziazioni del quartiere antico che alterna ad aree più commerciali quelle a vocazione puramente storico-turistica, con la infausta decisone di calare provvedimenti uguali per tutti, come la chiusura del centro storico, considerata la soluzione universale e, quel che è peggio, “solitaria” a cui affidare il rilancio di questa parte di città. A più di un anno dall’istituzione della Ztl, via San Lorenzo appare più desolata rispetto al passato. Per non parlare delle tante proteste da parte dei commercianti sollevate in seguito alla chiusura di Porta Romana.

Insomma una miopia, quella dell’amministrazione comunale, per cui anche una semplice buca rischia di diventare fatale.

 

Tiziana Mancinelli

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Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.