Home Nazionale Da Trump e Brexit a Renxit: il voto anti-sistema spazza via anche il premier italiano. Renzi: “La poltrona che salta è la mia”
Da Trump e Brexit a Renxit: il voto anti-sistema spazza via anche il premier italiano. Renzi: “La poltrona che salta è la mia”

Da Trump e Brexit a Renxit: il voto anti-sistema spazza via anche il premier italiano. Renzi: “La poltrona che salta è la mia”

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Il governo Renzi non c’è più, spazzato via dalla valanga dei No che hanno sotterrato la sua riforma costituzionale. Sono le 23, i seggi chiudono e arrivano i primi exit poll: il Sì è dato in un intervallo tra il 41 e il 45% mentre il No si attesta tra il 55 e il 59%. Il trend è chiaro e tutti comprendono che, considerando anche il possibile margine di errore, il risultato del referendum è già deciso. Il distacco del No è talmente elevato sul sì che è impossibile non pensare che il voto contrario alla proposta costituzionale Renzi-Boschi non sia anche una bocciatura al governo dell’ex sindaco di Firenze. Un dato politico che non sfugge e che porta il capo dell’esecutivo di Palazzo Chigi ad annunciare le sue dimissioni a un’ora circa dall’inizio dello spoglio. Vittoria schiacciante del No anche nella Tuscia con il 64,46% contro il 35,54%. Nel capoluogo la riforma di Renzi viene bocciato dal 64,79 per cento contro il 35,21% di chi invece ha votato sì. In Italia il sì vince in Trentino Alto Adige, dove la proposta costituzionale ottiene i consensi più alti, in Toscana e in Emilia Romagna. La bandiera del no invece è della Sardegna con 72,52%. Per quanto riguarda i comuni Firenze dice sì con il 56% mentre a Catania boom di No con no con il 74,80%\r\n\r\n“Con questo referendum – dice Matteo Renzi – molti cittadini si sono avvicinati alla Carta Costituzionale, al manuale delle regole del gioco. Questo  è molto bello, ha un import significato, sono fiero e orgoglioso che il Parlamento, su iniziativa del governo, ha dato ai cittadini la possibilità di esprimersi nel merito della riforma. Viva l’Italia che non sta alla finestra, ma che sceglie, che partecipa, che decide, che crede nella politica. Il no ha vinto in modo straordinariamente netto. Ai leader del fronte del no faccio le mie  congratulazioni, il mio augurio di buon lavoro, nell’interesse del paese, degli italiani. Questo voto consegna ai leader del No oneri e onori, insieme alla responsabilità della proposta, innanzitutto della legge elettorale. Tocca a chi ha vinto avanzare proposte serie, concrete e credibili. Agli amici del sì che hanno condiviso il sogno di questa riforma, vorrei consegnare l’abbraccio affettuoso. Ci abbiamo provato, abbiamo dato agli italiani la possibilità di cambiare, ma non ce l’abbiamo fatta, non siamo riusciti a convincere la maggioranza dei cittadini. Abbiamo ottenuto milioni di voti, ma sono stati insufficienti.  Volevamo vincere, non partecipare. Mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta e dico agli amici del sì che ho perso io, non voi. Chi lotta per un’idea, non può  perdere. Voi avevate un’idea meravigliosa, avvicinare i cittadini alla cosa pubblica, combattere il populismo, semplificare il sistema e rendere più vicini i cittadini alle imprese. Avete fatto campagna elettorale casa per casa, a vostre spese, non avevate nulla da chiedere, ma solo da dare. Per questo non avete perso, sentitevi soddisfatti dell’impegno, della passione, delle idee. Intendiamoci: c’è rabbia, delusione, amarezza, tristezza, ma vorrei che foste fieri di voi stessi. Fare politica andando contro qualcuno è facile, fare politica per qualcosa è più bello, e più difficile. Ma siate orgogliosi di questa bellezza, non smettete mai di pensare che si fa politica pensando ai propri figli e non alle alchimie dei gruppi dirigenti. Arriverà un giorno in cui tornerete a festeggiare una vittoria e vi ricorderete delle lacrime di stanotte. Si può perdere un referendum, ma non il buonumore. Io invece ho perso, nella politica italiana non perde mai nessuno, non vincono, ma non perde mai nessuno. Dopo ogni elezione resta tutto come è. Io sono diverso, ho perso e lo dico a voce alta anche se con il nodo in gola, non siamo robot. non sono riuscito  a portarvi alla vittoria, credetemi ho fatto tutto quello che penso si potesse fare in questa fase. Io non credo che quando uno perde possa fare finta di nulla, fischiettare e andarsene a letto, sperando che passi velocemente la nottata. Nei mille giorni passati in questo palazzo ho viste le possibilità straordinarie, uniche al mondo, dell’Italia,  ma perché si realizzino per me l’unica chance che abbiamo è quella di scattare, non di galleggiare, credere nel futuro, non di bivaccare. Abbiamo proposto la semplificazione del sistema, l’eliminazione del bicameralismo, la riduzione dei costo della politica, l’aumento degli spazi della democrazia diretta. È questa la riforma che abbiamo portato al voto, ma non siamo stati convincenti. Mi dispiace, però andiamo via senza rimorsi, perché se vince la democrazia e vince il no, è anche vero che abbiamo combattuto una buona battaglia, con grande determinazione e passione. L’esperienza del mio governo finisce qui, volevo cancellare le troppe  poltrone: Senato, Province, Cnel. Non ce l’ho fatta e così la poltrona che salta è la mia. Domani pomeriggio (oggi ndr) riunirò il consiglio dei ministri, ringrazierò i miei colleghi per la strordinaria avventura e salirò al Quirinale dove consegnerò al residente della Repubblica le mie dimissioni”.

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.