Home Politica Dimissioni di Barelli, Viva Viterbo fuori dalla maggioranza: dibattito tra grida e insulti.
Dimissioni di Barelli, Viva Viterbo fuori dalla maggioranza: dibattito tra grida e insulti.

Dimissioni di Barelli, Viva Viterbo fuori dalla maggioranza: dibattito tra grida e insulti.

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Urli e insulti: Viva Viterbo e il resto della maggioranza si salutano così. Ognuno va per la sua strada, e ciascuno indica all’altro, neppure troppo elegantemente, di andare “a quel paese”. Magari si incontreranno lì, in un mondo che non c’è, ma di certo non più a Palazzo dei Priori dove, fin da oggi, Viva Viterbo sarà tra i banchi dell’opposizione e, con molta probabilità, sarà l’avversario più agguerrito che si troverà ad affrontare la maggioranza di centrosinistra che sostiene Michelini al comune di Viterbo, tornata miracolosamente compatta, proprio con l’uscita dalla coalizione dei due consiglieri Filippo Rossi e Maria Rita de Alexandris in occasione della votazione del bilancio 2017 ieri sera in consiglio comunale.  Viva Viterbo, da oggi, dunque, non fa più parte della maggioranza di centrosinistra che governa Palazzo dei Priori e stamattina anche l’assessore Giacomo Barelli dovrebbe rassegnare le dimissioni, riconsegnando le sue deleghe, tra cui quella al turismo e grandi eventi, come ha annunciato ieri sera. Dire che nella seduta di ieri, finita a notte fonda, sono volati gli stracci, è un minimizzare che non rende esattamente l’idea di quanto è avvenuto: le esternazioni fatte da Filippo Rossi hanno fatto parecchio rumore, più come il lancio di tegole, tutte all’indirizzo del sindaco, risuonando in tutta la loro pesantezza come i rintocchi di una campana a morte: quella del matrimonio con il centrosinistra, mai stato, per dirla tutta, rose e fiori. È stato proprio Leonardo Michelini a finire dritto nella traiettoria dell’attacco di Rossi. E non per puro caso. Il leader di Viva Viterbo si aspettava, infatti, dal primo cittadino «un segno, un gesto, una posizione» che potesse, in qualche modo, “indicare” che la strada di ingresso in maggioranza era ancora aperta. Ma così non è stato. Su quel “sentiero” prima il Pd, poi Oltre Le Mura, avrebbero ammassato, in questi ultimi mesi, e soprattutto nelle ore di ieri, uno dietro all’altro, tutti “i broccoli” di ogni Natale passato insieme a Viva Viterbo che ieri sera è uscita dalla maggioranza, stigmatizzando la decisione con un secco “no” al bilancio di previsione 2017, approvato con il voto favorevole di 16 consiglieri contro 12 contrari, inclusi, in questi ultimi, anche Maria Rita de Alexandris e Filippo Rossi. Una risposta ben assestata, quella di Viva Viterbo,  alla sfilza di no rifilata dalla maggioranza  agli emendamenti discussi in mattinata, in particolare sulla riqualificazione del museo civico, la stagione teatrale all’Unione, le aree di sgambatura per cani, l’area per i camperisti, la riqualificazione dei bagni pubblici. Una situazione che non è cambiata durante la giornata, fino all’intervento del sindaco, poco prima della votazione di bilancio, ieri notte, che ha preso le distanze dalla visione di Rossi, annunciando un impegno molto vago sugli argomenti che stanno più a cuore a Viva Viterbo. È stato questo il segnale che ha fatto decidere a Rossi di chiudere con il centrosinistra. Subito dopo il discorso del sindaco, l’esponente di Viva Viterbo è uscito dall’aula insieme all’altra consigliera del movimento, Maria Rita de Alexandris, per confrontarsi sul da farsi, che a questo punto è apparso chiaro.  Rossi si è rimesso al suo posto e ha dato libero sfogo ai pensieri che probabilmente comprimeva da mesi, se  non da anni. Il tenore del suo intervento glielo ispira proprio Michelini, quando afferma: «Questo bilancio non cambierà la città, non c’è bisogno di sottolinearlo, non c’è stato mai nessuno bilancio che abbia cambiato la città, non solo a Viterbo, ma anche in altri luoghi. Il bilancio serve solo a mettere a posto ciò che serve per amministrare e pensare bene. Io non faccio il politico, ma l’amministratore, e in quanto tale devo pensare e agire».

Parole che per un attimo sembrano spostare le pesanti nubi plumbee che si sono ammassate sull’orizzonte della città al termine di una giornata piovosa e umida, sul soffitto affrescato della sala del consiglio a fare da cornice ai fulmini e alle saette che di lì a poco sarebbero partite da Rossi  contro Michelini. «Ascoltando il discorsetto del sindaco – dice Rossi – ho capito che la distanza che ci divide è siderale. La sua idea di politica è di una tristezza infinita. Se lei pensa – dice rivolto al sindaco – che la politica, l’amministrazione, si riduca a quello che ha descritto questa sera, ma perché ha voluto fare il sindaco? O glielo ha ordinato qualcuno, oppure non lo so. Voler fare il sindaco con  l’idea che il comune non possa cambiare la città, ma come le è venuto in mente? Poteva rimanere nel suo orticello, perché così si distrugge una città.  Non farcela a cambiare la città, lo capisco. Sbagliare, lo capisco, ma partire con l’idea che la politica non possa cambiare la città, non ci sto. Non è possibile. Questa sera mi ha fatto capire molte cose, una totale distanza culturale che c’è tra di noi. Paradossalmente io stasera mi imbarazzo pure per il Pd, quando lei dice che il pubblico non può fare assolutamente nulla, se non lasciare che investa il privato. Lei si è candidato per massacrare una città? Lei ha detto che la politica non serve a niente, che  i bilanci non cambiano la città – prosegue Rossi – ma lei che ci sta a fare qui ? Me lo spieghi, lo dica ai cittadini».

Intorno l’aula è attonita, la maggioranza non solo non fiata, ma sembra addirittura avere smesso di respirare: le espressioni dei volti, però, sono eloquenti. C’è chi resta imbambolato con gli occhi sgranati, chi sembra essersi raggelato dentro un «vestito di pietra» dove a muoversi è solo quella scintilla di collera che attraversa lo sguardo mobile, in un volto per il resto imperturbabile e composto,  a ogni sillaba di Rossi che prosegue: «Fino all’ultimo ho sperato che stasera, anche a costo di prendere pesci in faccia da chi avrebbe detto Filippo Rossi è rientrato in maggioranza, si potessero recuperare un anno di tempo su un paio di progetti per fare qualcosa: il teatro Unione, il  museo civico, l’area per i camper. Alvaro Ricci mi dice che, in quest’ultimo caso, c’è il progetto.  Una risposta da funzionario pubblico, non da politico che cerca di finanziare quel progetto».

A questo punto la collera e la stizza apre una crepa nello strato di pietra che sembra avere immobilizzato le emozioni dei presenti e straripa nell’aula. Il primo a perdere le staffe è l’assessore ai Lavori Pubblici, Alvaro Ricci, che grida: «Tu cosa hai fatto?». Filippo Rossi ribatte prontamente: «Tu hai fatto l’elenco della spesa. Per me, e per il mio gruppo, è impossibile votare un bilancio del genere. Avevo chiesto di modificarlo in qualche modo. Ci bastava anche una dichiarazione del sindaco forte su degli impegni precisi. Zero. Mi dispiace, ma io e il mio gruppo votiamo no a questo bilancio e chiedo ufficialmente al mio assessore che ci rappresenta in giunta di dare le sue dimissioni».

Ormai il vaso è rotto: la collera si riversa nella sala. Prende la parola Livio Treta della maggioranza: «Si vede che siamo in campagna elettorale, non ci sono dubbi. Sono le dichiarazioni dei vari gruppi che stanno correndo già verso il 2018. Io capisco che ognuno faccia il gioco delle parti. Però vorrei far notare che ci si accorge solo ora, alla fine del mandato, che la maggioranza non va più bene? Chissà perché questi grossi smarcamenti in vista dei movimenti del prossimo anno. Lo stanno facendo tutti».

A questo punto la consigliera Maria Rita de Alexandris (Viva Viterbo), seduta dietro a Livio Treta, inizia a parlottare, scatenando l’ira del consigliere che risponde piuttosto alterato, suscitando dei piccoli applausi in sala, spenti sul nascere dalla condotta imposta dal regolamento. Rossi difende De Alexandris, Treta replica, partono parolacce, grida, l’opposizione la butta in caciara.

«Stiamo arrivando alla fine del mandato – riprende il consigliere Treta –  ognuno si sta posizionando. Quindi tutto ciò non ha niente a che vedere con l’amministrazione,  ma con le elezioni». Le ultime battute di un dibattito surreale sono per la minoranza: «Avete preso il 37% al ballottaggio – dice Treta – questo vi ha dato fastidio. Avete lasciato le cose a metà e le hanno completate altri al posto vostro»

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.