Home Attualità Comitato San Pellegrino: amministratori distratti e disinteressati allo sviluppo disegnato dal master plan
Comitato San Pellegrino: amministratori distratti e disinteressati allo sviluppo disegnato dal master plan

Comitato San Pellegrino: amministratori distratti e disinteressati allo sviluppo disegnato dal master plan

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“Al centro di Fedora, metropoli di pietra grigia, sta un palazzo di metallo con una sfera di vetro in ogni stanza. Guardando dentro ogni sfera si vede una città azzurra che è il modello di unaltra Fedora. Sono le forme che la città avrebbe potuto prendere se non fosse, per una ragione o per laltra, diventata come oggi la vediamo. In ogni epoca qualcuno, guardando Fedora, qual era, aveva immaginato il modo di farne una città ideale, ma mentre costruiva il suo modello in miniatura già Fedora non era più la stessa di prima, e quello che fino a ieri era stato un suo possibile futuro ormai era solo un giocattolo in una sfera di vetro”.\r\n\r\nCon questa citazione di “Le città invisibili di Italo Calvino” il comitato di San Pellegrino torna a fare delle riflessioni sul quartiere medioevale.\r\n\r\n”Ecco, è proprio questo che sta facendo il team di studiosi, professori, ricercatori del Dipartimento di Architettura e Progetto della Sapienza di Roma e dell’Università della Tuscia, con la stesura del Masterplan per Viterbo: elaborare e disegnare un sogno. Quello che abbiamo ascoltato nelle parole dei professori coinvolti nel progetto e nell’esposizione dei giovani ricercatori è suonato come poesia alle nostre orecchie di cittadini sinceramente innamorati della propria città: accurate ricostruzioni storiche, analisi dei problemi, indicazione di possibili strategie per risolverli, elaborazione di  progetti originali, sensati e belli.\r\n\r\nFinalmente abbiamo sentito parlare di un sistema di azioni organiche e urgenti da dispiegare  sulla città: la necessità di arginare lo spopolamento del centro storico innanzi tutto,  di valorizzare il percorso delle mura urbane, di ridare vita agli spazi in disuso o in degrado con opere destinate alla fruizione pubblica, di sanare lo scollamento tra la città antica e la città moderna, di valorizzare le bellezze artistiche e paesaggistiche che la città possiede e spesso nemmeno conosce (vedi le scuderie della Rocca Albornoz verosimilmente ascrivibili al Bramante),  di rafforzare il rapporto con  un  territorio pieno di potenzialità di cui Viterbo costituisce il cuore.\r\n\r\nCi è molto piaciuto l’intervento del sociologo, professor Mattioli che, dopo aver analizzato le motivazioni storiche dello spopolamento del centro di Viterbo, ha insistito sulla necessità di una svolta culturale, sia nel pubblico che nel privato, ed ha richiamato i cittadini alle loro responsabilità e ad una conversione verso una cultura dell’accoglienza, al rispetto e alla cura  degli edifici, all’utilizzo delle nuove tecnologie ecosostenibili, ma ha anche ammonito gli organismi pubblici perché esercitino una più attenta azione di controllo,  al fine di  impedire  e  punire  abusi e danneggiamenti, che purtroppo si sono verificati nel passato, anche recente.\r\n\r\nInteressanti anche le relazioni dei giovani ricercatori, che hanno sviluppato le diverse parti del progetto. Le terme, la via Francigena, i siti archeologici presenti nelle vicinanze della città sono stati indicati come punto di forza perché Viterbo affermi a pieno titolo il suo ruolo di cuore della Tuscia, mediante il riassetto e il potenziamento delle vie di collegamento, al fine di sviluppare la sua futura vocazione turistica.\r\n\r\nParticolarmente interessante è sembrato il progetto di recupero del precorso delle mura, che andrebbe valorizzato con spazi verdi, piste ciclabili, nuovi parcheggi interrati al di fuori della cinta urbana.\r\n\r\nIrrinunciabile poi, ai fini della riqualificazione del centro storico e del ripopolamento, il piano presentato dal dott. Marcoaldi, riguardante il recupero degli immobili pubblici dismessi, da destinarsi a famiglie in difficoltà o agli studenti.\r\n\r\nFin qui la poesia. Il professor Carpenzano ha però anche acutamente indicato l’ostacolo maggiore all’attuazione del progetto in una sorta di accidia che sembra connotare gli abitanti e gli organismi pubblici della città; inoltre le diverse amministrazioni che si sono succedute hanno mostrato una certa riluttanza a formulare progetti che guardino lontano e soprattutto ad elaborare una visione di sistema nella progettualità degli interventi.\r\n\r\nQuesti appunti hanno avuto un riscontro immediato nella imperdonabile assenza di amministratori e politici (pochissimi hanno presenziato e solo per breve tempo alla conferenza), ma anche dei cittadini, forse perché in preda all’accidia lamentata dal professor Carpenzano, forse perché l’informazione ha sempre un percorso faticoso e incerto nella nostra città. Al lodevole entusiasmo dell’assessore Raffaela Saraconi, che ha fortemente sostenuto questo lavoro e che si dichiara pronta ad impegnarsi perché non resti un mero esercizio accademico, non è corrisposta un’altrettanto convinta adesione degli altri esponenti della Giunta.\r\n\r\n Lo stesso Sindaco, evidentemente preso da altri problemi, è intervenuto solo nella tarda mattinata, giusto il tempo per fare il suo saluto, trarre le conclusioni di quel poco da lui ascoltato ed esprimere un certo rincrescimento, perché il Masterplan naturalmente insiste sulle cose da fare e non prende in considerazione quelle (a dire il vero non molte) che l’Amministrazione ha fatto. Se le cifre sull’aumento dell’afflusso del turismo nella città possono costituire un successo, molto però resta da fare perché si possa parlare di Viterbo come meta turistica (come è emerso dalla relazione del professor Franco dell’Università della Tuscia) in termini di valorizzazione delle risorse e recupero delle aree degradate, compiti che non possono essere del tutto demandati ai cittadini privati o all’imprenditorialità dei singoli, come vorrebbe il sindaco. La sua esplicita dichiarazione di non essere abituato a fare progetti a lungo termine cozza sia con lo sguardo ambizioso del Masterplan, che guarda lontano nel tempo e nello spazio, come doverosamente deve fare chi progetta il futuro di una città, sia con la fisionomia imprenditoriale del dott. Michelini, che ci risulta a capo di un’azienda di successo, che ha saputo guardare al suo futuro. E questa è la virtù che come cittadini ci aspettiamo che sia messa in campo da un primo cittadino-imprenditore.\r\n\r\nDate le premesse, avendo in qualche modo preso coscienza del sogno che sta animando questo ottimo lavoro, non vorremmo che il Masterplan di Viterbo finisse per diventare un giocattolo in una sfera di vetro, come i modelli in miniatura della Fedora di Calvino. Perché come lo scrittore afferma, qualche pagina più in là:\r\n\r\n’E inutile stabilire se Zenobia (Viterbo) sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati.’\r\n\r\n Tutti i cittadini che amano Viterbo, noi pensiamo che siano molti, sperano che le torri, i palazzi, i Profferli e le case ponte, ma anche i teatri, le piazze e le fontane diano finalmente forma ai loro desideri, e si augurano che tale sogno sia condiviso da chi amministra la città.\r\n\r\n                                               \r\n\r\nComitato quartiere San Pellegrino\r\n\r\nElena Pierini\r\n\r\n                                                                                     

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.