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Il volto sconosciuto della massoneria, intervista al Gran Maestro Luigi Pruneti.

Il volto sconosciuto della massoneria, intervista al Gran Maestro Luigi Pruneti.

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 Viterbo, 19 luglio 2021Non c’è complotto che si rispetti che non tiri in ballo la massoneria. Un “gioco” che ha quasi sempre successo, perché molti ne parlano, ma, forse, sono veramente in pochi a sapere realmente cosa sia, cosa fa, perché esiste, e quale scopo si prefigga. Ed è proprio da questo abisso di ignoranza che la massoneria emerge come quello spettro da agitare ogni volta che c’è un affare sporco, un intrigo di potere, una storia poco chiara. La massoneria è lì: etichettata e pronta per l’uso, la spiegazione più “ovvia”, comoda e veloce per ogni malefatta. 

Soprattutto ai nostri giorni, segnati dalla bulimia dell’informazione, dalla lettura spicciola, dalla moda del complotto, gran parte dell’opinione pubblica liquida pigramente la massoneria come quel mondo oscuro  a cui ricondurre le costruzioni più inquietanti della mente umana, i suoi peggiori incubi, i sospetti più tremendi e le conclusioni più nefaste. Non si pensa al segreto massonico come a qualcosa da proteggere perché prezioso, ma a ciò che non si dice perché sbagliato. E se  così non fosse? Se fosse un clamoroso equivoco? Quanti si sono affacciati veramente sull’orlo di quell’abisso per vedere ciò che realmente la Massoneria è? Se veramente cela quell’anima nera che spesso le si attribuisce o forse è addirittura l’opposto? Con oltre 40 anni di militanza massonica, Luigi Pruneti, è un’eccellente guida per chi decidesse di esplorare il vasto mondo della massoneria, una realtà complessa, anche più antica delle date che ne segnano la nascita ufficiale. Intervistato da Francesco Guida, il Gran Maestro e fondatore nel 2017 dell’Ordine Massonico Tradizionale Italiano, un nuovo modello di sociabilità massonica dal cuore antico, ma rispondente alle nuove esigenze dell’epoca post moderna, racconta la Massoneria attraverso la sua esperienza personale, tracciando al contempo un affresco umano e sociale degli anni dal Dopo Guerra ad oggi nel libro: “Intervista a Luigi Pruneti Storie e riflessioni sulla Massoneria”, di Bastogi Libri con la prefazione di Aldo A. Mola.

 

Intervista a Luigi Pruneti

Di Tiziana Mancinelli.

1) Perché ogni volta che si parla di complotti, malaffare, gestione del potere la maggiore sospettata è sempre la massoneria? (Vedi loggia Ungheria)

Perché il termine “massoneria” è diventato, in un certo linguaggio giornalistico, sinonimo di complotto, di malaffare, di sospetto, d’intrigo. Si tratta di un fenomeno linguistico-comunicativo veicolato scientemente da alcune importanti testate giornalistiche fin dagli anni Ottanta, per poi diventare così diffuso da incidere profondamente nella percezione della mentalità collettiva.

2) Qual è lo scopo della massoneria e quale impatto può avere sulla società di oggi anche nel quadro dello sgretolamento dei valori di riferimento dell’uomo, dove resta in piedi solo il movente economico?

Va precisato che la massoneria non è un’isola o un territorio ben delineato ma un arcipelago, formato da isole che possono essere anche molto diverse fra di loro. Ciò premesso, in linea generale, la massoneria mira al “miglioramento dell’uomo e di conseguenza della società”. Si tratta di una definizione lapidaria e molto generica, una sorta di slogan, perciò sarà meglio precisare qualcosa.

L’uomo si migliora invitandolo a percorrere una via lastricata di libertà, uguaglianza, fratellanza, tolleranza, abituandolo all’ascolto dell’altro da sé, al confronto civile e amicale e, soprattutto, all’autonomia di pensiero, all’indipendenza coscienziale e a riconoscere i manipolatori, gli imbonitori, i millantatori che sono i sacerdoti dell’ignoranza e del pregiudizio.  Se egli riesce a percorrere questa via, può portare un contributo notevole alla società, sempre più assopita sul letto dei consumi e sempre più indifferente ai valori fondamentali della nostra morente civiltà. Naturalmente la massoneria non è solo questo, è anche ricerca di una dimensione spirituale, capace di fornire delle risposte agli interrogativi esistenziali che spesso tormentano ognuno di noi.

3) Come interpreta la massoneria il concetto di libertà?

Si ritorna a ciò che ho accennato precedentemente, la massoneria non ha una propria “bibbia” o un “manuale delle giovani marmotte” che fornisca risposte, definizioni, certezze. Indica i problemi da affrontare ma è riottosa a offrire soluzioni, ognuno la deve trovare da solo. Perciò non esiste un’interpretazione massonica ufficiale della libertà, ma definizioni fornite da illustri massoni. La maggior parte di queste si rifanno a una concezione ottocentesca della libertà come possibilità di fare tutto ciò che se ritiene giusto e buono, entro i limiti indicati dalla legge e senza calpestare la libertà altrui o recare danno agli altri. Non c’è niente da contestare in questo concetto che, comunque, è limitato. Nella società della comunicazione globale, nella civiltà della rete padrona, ciò che è più minacciato è la libertà di pensiero, l’indipendenza delle coscienze, la capacità di un giudizio realmente autonomo. Solo una conoscenza autentica, unita al dubbio metodologico, può portare a una libertà effettiva, altrimenti la libertà è solo apparente.

4) La massoneria seleziona chi far entrare: qual è il profilo del candidato tipo?

Una brava persona che non creda nelle distinzioni fra gli uomini, che aborrisca le caste sociali, economiche, culturali, disposta più ad ascoltare che a parlare, che consideri il detto socratico “io so di non sapere” una via maestra. Un soggetto onesto e virtuoso desideroso di sapere, di domandare, di esplorare; un uomo o una donna che si senta un po’ un cavaliere errante alla ricerca del proprio Graal e che, lungo il cammino, sia ben disposto ad aiutare gli altri e a combattere per la giustizia e l’uguaglianza, in nome della fratellanza e della libertà. 

5) Perché a un certo punto si decide di diventare massoni?

Perché, in un certo momento del nostro percorso, ci accorgiamo che c’è qualcosa nel vissuto che non ci soddisfa a pieno, perché desideriamo esperienze diverse, perché ci rendiamo conto che viviamo in un mondo con molte nebbie e poca luce, perché siamo stanchi di stereotipi, perché l’ipocrisia diventa una cappa insopportabile, perché abbiamo sete di libertà e voglia di vivere un rapporto con gli altri che non sia concorrenziale o agonistico.

6) Quali sono gli ostacoli maggiori che incontra un massone nel suo cammino evolutivo?

Riuscire a imbrigliare l’ego, apprendere la difficile arte di ascoltare gli altri, avere una visione prospettica degli uomini e degli eventi, essere capaci di vedere non solo le tante foglie, ma anche l’albero di cui fanno parte e, soprattutto, esorcizzare l’incapacità di riconoscere i propri limiti e la volontà di disconoscere i meriti altrui.

7) Spesso la pandemia a Covid19 viene associata a una guerra. Qual è stato il ruolo della massoneria nel dopoguerra e quale può essere quello di oggi dopo la pandemia? 

La massoneria non è strutturata per ricoprire ruoli nella società, ma per formare uomini che veicolino i suoi valori. Pertanto, di solito, nella storia, sono stati i massoni a svolgere un ruolo e non la massoneria come istituzione. Questo non toglie che vi siano stati luoghi e momenti in cui comunioni massoniche siano scese direttamente in campo. Nel secondo dopoguerra la massoneria, nel suo complesso, non ha avuto alcuna voce o, se l’ha avuta, è stata così flebile che nessuno l’ha sentita.

Nel dopo Covid19, se vi sarà nei prossimi anni un reale dopo Covid19, la massoneria potrebbe svolgere un ruolo importante: ostacolare il processo disumanizzante che la globalizzazione turbo-capitalista sta attuando, far capire che le aspettative della vita non sono solo gli pseudo-bisogni dettati dal consumismo o la chimera della “carriera” perseguita in un regime di selvaggia concorrenzialità. La massoneria dovrebbe testimoniare che vi sono anche dei valori imprescindibili, che l’uomo del ventunesimo secolo ha bisogno non solo di manager, ma anche di saggi, di pensatori e di filantropi veri, amici dell’uomo, non per tornaconto, ma per amore.

8) Come si è evoluto negli anni il confronto Chiesa – massoneria, e come è oggi?

È un discorso molto lungo e complesso che cercherò di delineare rapidamente, per sommi capi.

Tutti sanno che la massoneria ricevette la prima scomunica da parte di Clemente XII, quando ancora aveva pochi anni di vita. Da allora in poi fu un diluvio di condanne di ogni genere, in seguito, sotto il pontificato di Benedetto XV fu pubblicato il Codice di diritto canonico, voluto dal suo predecessore Pio X. In questo documento, al canone 2235, si comminava la scomunica ai massoni, esclusi perciò dai Sacramenti. La formula era questa: “Coloro che danno il loro nome alla setta massonica o ad altre associazioni della medesima specie che tramano contro la Chiesa e contro le legittime Autorità civili, contraggono ipso facto la scomunica […] riservata alla Santa Sede”. Era tutto sommato un’espressione ambigua, perché il motivo della condanna risiedeva non solo nell’appartenenza, ma anche nel far parte a una associazione che complottasse contro la Chiesa e le “legittime autorità”.

Passò qualche decennio e due conflitti mondiali, accompagnati da milioni di morti, poi, il 21 giugno 1963, si aprì il Concilio Ecumenico Vaticano II, contrassegnato da una notevole apertura nei confronti di tutti coloro che fino allora erano stati esclusi dalla Chiesa. Fu allora che iniziò il dialogo fra religiosi e massoni, ne furono pionieri e rappresentanti di primo piano il paolino Rosario Esposito, il gesuita Giovanni Caprile e il salesiano Vincenzo Miano. Fu in quel momento che alcune alte personalità del clero iniziarono a domandarsi se le condanne contro la massoneria fossero venute meno e se le porte delle chiese fossero aperte anche alla squadra e il compasso. L’episcopato tedesco, a quel punto, correva il 1974, mise su una commissione formata da teologi cattolici e da esponenti della libera muratoria tedesca per affrontare l’argomento. Nel 1980 la commissione concluse i propri lavori sentenziando che Chiesa e massoneria erano inconciliabili.

Nel gennaio  del 1983, tuttavia,  fu pubblicato il nuovo Codice di Diritto canonico, che abrogava la parola scomunica per la massoneria e altri soggetti. Tutto risolto? Assolutamente no. Il 26 novembre del 1983 la Sacra Congregazione della dottrina della fede sentenziava che i massonisono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione”; dunque, tutto sommato, si era fatto un passo in dietro, rispetto al primo Codice. Un anno dopo sull’Osservatore Romano uscì un lungo articolo, non firmato ma attribuito cardinale Ratzinger, che motivava la dichiarazione della Sacra Congregazione.

Da allora in poi non ci sono stati significativi cambiamenti o avvenimenti di particolare importanza, la situazione è, dunque, ferma da quasi quarant’anni, anche se diversi liberi muratori desiderosi di conciliazione, nutrono speranze nell’attuale pontefice.

Non mi sembra che Francesco si sia mai espresso sull’argomento, ma nell’esortazione apostolica “Gaudete et Exultate” del 19 marzo 2018 mette in guardia i fedeli dal pelagianesimo e dallo gnosticismo, considerati “sottili nemici della santità”. Secondo Aldo Alessandro  Mola, nelle parole del papa vi è un evidente riferimento alla massoneria. Se così fosse, sarebbe evidente che in prospettiva niente cambierà. Se così fosse vi sarebbe l’ennesimo equivoco: i massoni, anche se inneggiano ogni piè sospinto alla gnosi, non hanno niente da spartire con i seguaci di Valentino, Marcione, Carpocrate o con i Setiani e i Cainiti; non considerano il mondo come luogo d’esilio e a loro sbandierata “conoscenza” è di carattere razionale, dunque, agli antipodi con la “gnosis” del II secolo d. C. Fanno forse eccezione alcuni sistemi di alti gradi particolari che Massimo Introvigne definì “di frangia”.

9) Che rapporto c’è tra massoneria e politica. È giusto che la massoneria esprima una posizione su alcuni temi etici e morali dibattuti nella società civile?

La massoneria non deve interessarsi di politica, ma questo non le impedisce di esprimersi su importanti temi etici e morali. La massoneria, infatti, si colloca nella società e la vive a pieno titolo.

10) Non è un paradosso che la massoneria si proponga di combattere le discriminazioni e il pregiudizio e le donne siano ancora escluse da alcune comunioni?

Certo che è un paradosso. È un paradosso predicare il progresso, l’uguaglianza, la fratellanza e poi porre delle barriere, creare dei distinguo, praticare la disuguaglianza. Questa discriminazione, perché di discriminazione si tratta, viene attuata in nome di un’errata concezione della tradizione, oppure in virtù di capziosi ragionamenti esoterici e iniziatici che, per la loro inconsistenza, non meritano nemmeno un sommario esame.

11) Come ha influito la P2 sulla massoneria e cosa sono le logge coperte?

La P2 è stata per la massoneria italiana un cataclisma d’inusitate proporzioni. Anche se la quasi totalità dei liberi muratori non c’entrava niente con la loggia di Licio Gelli; da allora in poi tutto quello che sapeva di massoneria è stato unto di sospetto, di complottismo, di malaffare.

Lo scandalo P2 ha permesso all’antimassonismo, endemico nel nostro paese, di acquisire nuova forza, e di avere un arma in più, e che arma, per combattere l’oggetto della sua idiosincrasia. Grazie alla P2 l’intera massoneria italiana è stata demonizzata, infangata, calpestata, ricevendo un danno d’immagine incommensurabile.

Le logge coperte erano dei gruppi particolarmente riservati, i cui membri erano ignoti anche dai confratelli della stessa obbedienza. Le logge coperte, retaggio ottocentesco, erano già in crisi, come lo sono i fossili viventi, negli anni ottanta e la legge 17/82 le ha poi spazzate via definitivamente. Preciso che la celebre P2 non era una semplice loggia coperta, Licio Gelli, l’aveva trasformata in qualcosa di profondamente diverso e di molto più inquietante.

12) Che cosa ha rappresentato per te l’inchiesta Cordova?

L’inchiesta Cordova fu la logica e immediata conseguenza del Caso P2. Fu un’indagine giudiziaria, fondata su una “notizia criminis” estremamente vaga e pressoché insussistente, ma supportata da numerosi stereotipi dell’immaginario collettivo. L’inchiesta ebbe l’effetto di scatenare una vera e propria crociata antimassonica, almeno a livello mediatico.

Io ero allora ispettore provinciale di Firenze per la Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. e compresi cosa significa essere discriminati e perseguitati. Perché una cosa è leggerlo sui libri, una cosa è viverlo di persona.

13) Perché la massoneria va difesa?

Perché difendendola si difende la libertà di associazione, i diritti costituzionali, i valori fondanti della nostra civiltà.

14) C’è bisogno di libera muratoria oggi e perché?

C’è bisogno oggi più che mai di libera muratoria. Perché la massoneria rappresenta uno dei pochi bastioni posti a difesa non solo di valori irrinunciabili quali libertà, uguaglianza, fratellanza, tolleranza ma anche di una società antropocentrica da contrapporre a quella mercato-centrica voluta dalla globalizzazione. Inoltre, la massoneria, se ben vissuta, rimane una delle poche vie di crescita spirituale in un mondo sempre più regno della materia.

15) Come nasce l’Ordine Massonico Tradizionale e cosa persegue?

L’Ordine Massonico Tradizionale Italiano nasce il 24 giugno del 2017, dopo tre costituenti, da un gruppo abbastanza consistente di Liberi Muratori, uomini e donne, desiderosi di vivere il messaggio autentico della libera muratoria, lontano da contaminazioni e da degenerazioni di ogni genere e tipo.

16) L’Ordine Massonico Tradizionale Italiano in cosa si caratterizza e si differenzia dalle altre comunioni?

Non so in cosa si differenzia dalle altre comunioni, perché per farlo dovrei analizzare e giudicare ciò di cui non faccio parte e questo è contrario al mio modo di agire. Posso, invece, indicare, in modo sempre sommario, quali siano i tratti caratteristici dell’Ordine massonico tradizionale.

Sul piano organizzativo porrei al primo posto, il rispetto della regola, uguale per tutti, contenuta nelle corpose “Costituzioni” e nei “Quaranta principi comportamentali”, poi la netta divisione dei tre poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario, quindi l’impossibilità per lo stesso soggetto di ricoprire più ruoli.

Sul piano massonico metterei in evidenza l’assoluta centralità della loggia, l’eliminazione di potentati, controllori, birri, cortigiani e aspiranti profeti e il considerare il percorso massonico concluso al terzo grado, anche se sono riconosciuti e accettati i sistemi di alti gradi, i così detti riti. Sul piano progettuale e ideologico la dedizione alla cultura che è l’anima e il motore di una civiltà e, inoltre lo studio, la ricerca, l’apertura, il confronto, il dialogo con massoni e non massoni, con altre Comunioni e con l’intera società.

17) Qual è il modello di uomo per l’Ordine Massonico Tradizionale?

Un uomo o una donna liberi e indipendenti, che abbiano dichiarato la guerra totale all’ignoranza e al pregiudizio, refrattari alla manipolazione, fedeli discepoli del dubbio metodologico, cercatori di verità affamati di conoscenza, nemici di ogni discriminazione, disposti a riconoscere ogni essere umano, indipendente dalle proprie appartenenze, come fratello o sorella, tolleranti, generosi, disposti alla solidarietà e capaci di donare parte del proprio tempo alla massoneria.

18) Che ruolo ha la cultura nell’OMT?

Fondamentale. La massoneria si afferma nella storia proprio perché è capace di giocare un ruolo importante sul piano della cultura. Le logge del Settecento veicolarono il pensiero illuminista, furono luogo d’incontro, di dibattito, di confronto. Nell’interno delle officine si sperimentò la democrazia diretta, s’intravidero nuovi orizzonti, si discusse come rendere la società migliore, più giusta, più umana.

L’Ordine Massonico Tradizionale Italiano ritiene che la cultura, il sapere, siano la chiave di volta dell’intera società, se si perdono, se si indeboliscono crolla tutto. L’ignoranza e il pregiudizio comportano, infatti, abbrutimento, indifferenza, crudeltà, servitù, tirannide.

Vorrei aggiungere che la cultura e il sapere non hanno come fine fondamentale la conquista di abilità, pur importanti, ma la capacità di ragionare, di porsi problemi e di risolverli, di giudicare in stato d’indipendenza intellettuale, insomma di raggiungere la libertà coscienziale.

19) Quali anticorpi può mettere in campo l’Ordine Massonico Tradizionale Italiano di fronte al rischio di infiltrazioni criminali e mafiose?

Vi sono strumenti classici, quali i certificati dei carichi pendenti e del casellario giudiziario e le autocertificazioni. Gli uni e le altre hanno una loro utilità ma non risolvono certo il problema alla radice. Per immunizzarsi da infiltrazioni di qualunque genere bisogna vivere la massoneria in modo diverso, in una maniera che elimini ogni possibile zona d’ombra.

Per far questo bisogna aprirsi al mondo esterno, le tornate rituali debbono rimanere riservate ai solo iscritti, ma le logge, tutti le logge, devono essere aperte alla visitazione di altri fratelli e sorelle, non vi debbono essere steccati o fossati. Per il resto la Comunione si deve palesare al mondo esterno con incontri pubblici, dibattiti, confronti.

Il catalogo delle officine dell’Ordine Massonico Tradizionale è già pubblico e devono diventare notori tutti i soggetti che hanno incarichi nazionali, dal Gran Maestro ai Gran Consiglieri dell’Ordine. Deve cessare la tendenza a nascondersi e va recuperato l’orgoglio dell’appartenenza. Quando vi è qualcosa che non torna si deve intervenire prontamente, fare immediatamente chiarezza e, se si percepisce qualcosa di legalmente perseguibile, non avere timori a denunciarlo a chi di dovere.

20) Quali sono oggi i principali nemici della Massoneria?

I nemici dell’uomo e della libertà. 

 

21) Per finire, tu hai scritto insieme a Francesco Guida un libro, edito circa un mese fa da Bastogi: Intervista a Luigi Pruneti. Storie e riflessioni sulla Massoneria, in tre righe cosa contengano quelle pagine.

Ricordi, frammenti di storia, l’eco di oltre quarant’anni d’impegno per ridare vita a un’istituzione bellissima, spesso deturpata dagli uomini e, infine, una sorta di manifesto per una libera muratoria che, riscoprendo se stessa, sia in grado di affrontare le sfide del prossimo futuro.

 

 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.