Home Cultura Processione della Madonna Liberatrice: quando in città c’erano addobbi, archi trionfali, pergolati, festoni

Processione della Madonna Liberatrice: quando in città c’erano addobbi, archi trionfali, pergolati, festoni

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Il 28 maggio di quest’anno la Madonna Liberatrice è stata portata in spalla nel corso di una solenne processione da piazza del Plebiscito alla chiesa della Trinità, a Lei intitolata. Nello stesso giorno, di molti secoli fa, nasceva il patto tra la città e la Liberatrice: una promessa che, da quel momento in poi, non è stata mai dimenticata. E ancora oggi si perpetua con il tributo del devoto corteo che “scorta” l’immagine della Madonna, tra un coro di preghiere,  fino alla sontuosa cappella della Trinità, dove la stessa è custodita durante l’anno. Il culto della Madonna Liberatrice prese origine in un giorno lontano. Era il 1320 e un evento straordinario gettò il panico sulla città, terrorizzandola. Un testimone oculare, Giovan Giacomo Sacchi, lo racconta così: «Ricordo come a dì 28 Maggio 1320 apparsero in Viterbo nell’aere grandissimi segni che derno terrore a tutto il populo con tenebre horribili et figure de demoni, che parea che subissasse il mondo; et apparse miraculo di una figura di Nostra Donna ne la Cappella del Campana in Santo Agustino sopra Faule et per sua gratia fommo liberati”.

L’evento è stato nuovamente narrato da padre Rocco all’apertura della processione di domenica, 28 maggio. Le cronache riferiscono che la popolazione chiese aiuto alla Vergine che apparve nella cappella, fondata dal signor Campano, nella chiesa degli Agostiniani, raccogliendo l’appello della città. Seppur negli anni l’evento possa essere stato colorito dalla fantasia popolare e dalla lettura data alla vicenda da scrittori e artisti, certo è che quel giorno qualcosa di spaventoso e straordinario accadde. L’avvenimento, ritenuto miracoloso, coinvolse le autorità ecclesiastiche e civili. Fu, pertanto, istituita una festa per commemorarlo solennemente ogni anno.

Nel corso del tempo, la tradizione è sopravvissuta, mantenendo intatto il suo fascino, anche se ha perso un po’ la sua sontuosa ritualità ed esteriorità che contribuivano ad amplificarne la suggestione.

La processione della Liberatrice era descritta nello Statuto delle processioni, riformato nel 1344, dove era anche stabilito che la festa della Madonna fosse equiparata, come solennità, alle ricorrenze più importanti della città, cioè al Corpus Domini e all’Assunta. La processione della Madonna Liberatrice doveva tenersi il lunedì dopo la festa di Pentecoste. Essa veniva bandita a suono di tromba dal Podestà e dagli Otto del Popolo, otto giorni prima.

Quel che più colpisce, ripercorrendo a ritroso la tradizione, era la veste con cui essa si presentava. In città venivano disposti archi trionfali e numerosi addobbi, tra cui pergolati di rami verdi e festoni. Il lunedì mattina, la campana del Comune chiamava tutti all’adunanza: in piazza arrivavano i nobili, i rettori delle Arti e tutto  il popolo, per iniziare la solenne processione. Lo Statuto ne stabiliva anche l’ordine: davanti a tutti il clero, che usciva dalla chiesa di Sant’Angelo, seguito dal Podestà insieme agli Otto del Popolo, poi il Prefetto con la nobiltà, i giudici, i medici, i notai e i mercanti. Il corteo proseguiva con le Corporazioni delle Arti e quindi tutto il popolo.

La processione da piazza del Plebiscito proseguiva verso la cattedrale di San Lorenzo, dove si univano al corteo anche i canonici, per poi proseguire verso la Trinità. All’epoca esisteva la porta Quadriera, detta anche Portella, o Porticella, prospiciente la chiesa degli Agostiniani. Quando la processione arrivava qui, doveva transitare sotto una lunga e fitta galleria, chiusa e avvolta dal buio, costruita con rami e verdure, illuminata solo dai lumini della  processione. Questa usanza, come spiegava una tavola custodita un tempo nel santuario, doveva ricordare le tenebre che nel 1320 stavano per soggiogare la città, prima dell’intervento della Celeste Signora. Arrivati all’interno della chiesa, il Podestà e ognuno degli Otto offriva due ceri di venti libbre l’uno. Successivamente la magistratura offrì alla Vergine anche una riproduzione della città in argento dal peso di 14 libbre che ogni anno essi stessi portavano in processione. Del ricco ex-voto si perse ogni traccia al tempo dell’ invasione napoleonica e della soppressione del convento.

La processione si tenne fino al 1870, per poi riprendere in forma diversa nel dopo guerra. Non si conosce con precisione l’autore e la data di esecuzione dell’affresco della Madonna con il Bambino, che divenne oggetto della devozione dei viterbesi. Si suppone, però, che sia stato dipinto qualche decennio prima dell’evento miracoloso. Lo storico Corrado Buzzi lo attribuisce ai due pittori aretini Gregorio e Donato, operanti tra la fine del secolo XIII e la prima metà del XIV nella Tuscia. Tra i numerosissimi ex voto che iniziarono ad ornare le pareti della cappella della Madonna, diventata luogo di grande devozione, c’è n’è uno molto curioso. Si tratta di una lunga e grossa catena di ferro. Si dice che a questa catena fossero stati legati venticinque cristiani prigionieri dei Saraceni. Appreso dei miracoli della Madonna Liberatrice, fecero voto che, se fossero stati liberati, avrebbero portato alla Vergine, a Viterbo la loro catena.

Dopo quasi settecento anni, La Liberatrice continua ad essere portata in trionfo per le vie di Viterbo. Domenica scorsa, come ogni anno, è partita da piazza del Plebiscito per scendere verso il Sacrario, proseguire poi lungo via Cairoli fino a San Faustino e tornare alla chiesa della Trinità. La predica del vescovo ha richiamato tutti a una maggiore responsabilità, sottolineando come, tra i mali della società contemporanea ci sia eccessivo «giovanilismo» da parte di chi, invece, dovrebbe «svolgere la figura del padre». « È bello anche essere vecchi», ha detto il vescovo Lino Fumagalli. Tra i momenti più emozionanti, quello che riesce a toccare le corde più alte delle emozioni, resta il levarsi del canto «Mira il tuo popolo bella signora» all’arrivo del baldacchino della Madonna.

 

VIDEO PROCESSIONE 28/5/ 2017

 

[Informazioni tratte dal sito dell’Ordine di sant’Agostino]

 

 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.