Home Nazionale A Pontida c’è l’Italia, Salvini lancia la Lega delle Leghe in Europa. “Per mafiosi e trafficanti la pacchia è finita”

A Pontida c’è l’Italia, Salvini lancia la Lega delle Leghe in Europa. “Per mafiosi e trafficanti la pacchia è finita”

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VITERBOA Pontida c’è l’Italia: Matteo Salvini riunisce sul prato verde del comune bergamasco tutta la penisola da nord a sud, senza distinzione, ma con le loro differenze, identità da valorizzare. “Dicono che siamo xenofobi, che significa paura del diverso – dice dal palco -. Questa Italia non ha paura di niente. Governemo per altri 30 anni. È un’Italia orgoliosa, bella, perché fondata sulle autonomie”. Lui “ama le differenze”, dice, e la “sua” Italia è una comunità di tante realtà territoriali, ciascuna  con i suoi dialetti, il suo cibo caratteristico, le sue tradizioni, ognuno un piccolo, pregiato, tassello di una grande colorato mosaico dove a contare non sono i numeri ma le persone, uomini e donne, allo stesso modo chi esce dalla Bocconi e chi va nella bottega a farsi i calli lavorando il ferro, uno diverso dall’altro eppure fondamentale. Ognuna con i suoi diritti, con il rispetto di ciò che rappresenta. L’idea di Salvini è ambiziosa e dal palco di Pontida già una volta è volata lontano: “Siamo partiti per cambiare Milano, siamo arrivati a cambiare Vicenza,  Siena, Terni, Viterbo”, ricorda. Poi le regioni, ora l’Italia, quel Paese che sul prato di Pontida fa sentire la sua presenza al segretario della Lega, non più solo Nord, agitando i suoi “mille simboli” tutti “diversi”. C’è il leone di San Marco che sventola vicino ai Quattro Mori della Sardegna, c’è il Veneto, la bandiera della Toscana, lo striscione di Messina, quello della Calabria, e tanti altri che vogliono far sentire la loro voce, ma soprattutto la loro presenza in questo progetto d’Italia che non muore più sul Po. Una visione che si allarga: “Era impensabile buttare giù il muro di Berlino, eppure è avvenuto. Ora tocca a quello di Bruxelles. Non dico a colpi di ruspa, sennò mi danno del cattivo”. Ma l’intenzione si capisce, è quella, l’Europa, questa Europa, è avvertita: “Dicono che ci ha garantito pace e amicizia. I popoli non sono mai stati così in conflitto come ora – dice Salvini – solo se le idee, il coraggio e l’onestà della Lega contageranno tutti gli altri paesi europei, l’Europa ha un’ultima speranza di rimanere viva. Altrimenti vincono quelli per i quali non esistono i confini, né regole, ma solo diritti. Se lo mettano in testa chi vive in Italia, e soprattutto chi viene domattina: rispetto per il nostro popolo, storia, cultura, tradizione. Anche l’Europa dovrà essere una comunità di popoli, non un’unità fondata sulle esigenze di tre finanziari e quattro burocrati. Grazie alla Lega i popoli in Europa torneranno a volersi bene”. Guarda poi il suo, che ha ricoperto il prato di Pontida ed esclama: “Quando un popolo così si muove, vince”. Riprende la questione migratoria con le parole di Simone Veil: “Scriveva – dice – che è criminale tutto ciò che ha l’effetto di sradicare essere umani o impedirgli di mettere radici. Questo hanno provato  a fare tra Bruxelles, Parigi e Berlino in questi anni, e cioè toglierci le radici da sotto terra, cancellare uomini e donne per avere solo numeri e e consumatori al servizio di multinazionali”. E da Pontida è pronto a far fare un nuovo, ulteriore, volo al suo progetto: “Penso a una Lega delle Leghe in Europa, che metta insieme tuti i movimenti liberi e sovrani che vogliono difendere la propria gente, i propri confini, le proprie fabbriche, le proprie aziende agricole, i propri figli”. Prende fiato e guarda sventolare sul prato di Pontida bandiere anche di altri paesi e forse già inizia a intravedere i bordi del suo sogno che prende forma, in quell’orizzonte temporale visibile solo ai grandi leader dotati di una loro esclusiva lungimiranza. In una giornata calda come non mai, durante la quale anche il sole ha deciso di far sentire in modo forte la sua presenza, riversando sulle migliaia di persone assiepate dietro le transenne una colata di fuoco arroventata, c’è gente pronta a sfidare malori e svenimenti per intravedere quel sogno che possono sfiorare solo attraverso le parole del proprio leader. Diversi sono stati gli interventi di Croce Rossa e 118 per prestare cure a persone cadute giù come birilli per il troppo caldo, nonostante l’organizzazione passasse continuamente con la distribuzione di bottigliette d’acqua e cappelli. Nessuno, però, ha lasciato la sua postazione, conquistata faticosamente dalle prime ore della mattina solo per ascoltare lui: Matteo Salvini. Una signora esce su una barella e nell’abbandonare il campo non disdegna un ultimo saluto al segretario, prima di ricevere le cure del caso. Sul palco lo precedono ministri e governatori di regioni, ma l’attesa è tutta per il neo Ministro dell’Interno. Arriva e si immerge subito nel bagno di folla. Un rito per lui. Entra nel corridoio che separa l’area stampa dal pubblico, stringe mani, selfie e abbracci con quanti può, dando del lavoro straordinario alla sicurezza che ha il suo bel da fare per trattenere in modo composto la gente dietro la transenna. L’assalto dei migliaia di militanti mette fuori gioco anche qualche giornalista che rinuncia a seguirlo con la telecamera con un’espressione a metà tra lo scoramento e l’incredulità per un’ondata di entusiasmo incontenibile. Salvini nel suo comizio ribadisce la sua visione: “non siamo un partito, ma una comunità, una famiglia, un popolo che cambierà il mondo, e non dobbiamo mai limitare i nostri sogni, perché come diceva Walt Disney, se puoi sognarlo puoi farlo”. E Salvini, dopo aver conquistato l’Italia, ora guarda oltre: “Il nostro obiettivo è cambiare l’Europa, dare voce a quei popoli stroncati a chi aveva solo a cuore le sorti della finanza e delle multinazionali”. Torna a ribadire il suo impegno a smontare la Fornero e a rivoluzionare il sistema fiscale, per alleggerirlo e a picconare le regole di questa Europa: “Se per dare un futuro ai nostri figli e fare bene alla nostra gente devo ignorare uno zero virgola imposto da Bruxelles, per me quel numero conta meno che zero. Viene prima la felicità dei popoli”.

Famiglia, tasse, lavoro, confini, sicurezza. Le parole di Salvini di ieri non se le porterà via il vento: Pontida ha riservato al segretario nazionale una giornata senza un filo d’aria con il sole a picco, quasi a voler vergare a fuoco quelle affermazioni che vogliono segnare la storia. E Salvini, da quel palco, rischia veramente di farlo. Lo si comprende dalla forza della sua posizione: “Cancelleremo da questo splendido paese le schifezze che rispondono al nome di mafia, camorra, andrangheta. Queste cose ci fanno schifo e le combatteremo con ogni mezzo necessario da nord a sud, prendendo a esempio chi ha dedicato una vita a combattere la malavita, non a parole”. Salvini cita la figura di Rosario Livatino, il giudice “ragazzino” ucciso dalla mafia per il quale c’è in corso una causa di beatificazione. “Un giudice integro, onesto, che non andava in televisione o faceva interviste sui giornali – dice -.  Non aveva fatto milioni di euro grazie all’antimafia delle parole, ma ha donato la sua vita per noi e per i nostri figli. Questa è l’antimafia che noi aiuteremo. Quella dei Falcone e Borsellino, dei Boris Giuliano, Ninni Cassarà, Rocco Chinnici eroi che hanno dato la vita per questo Paese. Da Pontida arriva l’avviso, come per trafficanti di esseri umani, anche per mafiosi e camorristi che la pacchia in Italia è finita. Via dalla Sicilia, così come via dalla Lombardia”. Al riguardo ricorda: “Sono andato a visitare alcuni beni sequestrati a mafiosi che a Roma stanno per diventare una casa per bambini autistici.  È solo l’inizio di una guerra che combatteremo con tutte le armi che abbiamo a disposizione e che condurremo insieme alle parti più belle di questo Paese. Li sto incontrando tutti i giorni e sono le donne e gli uomini che indossano la divisa delle forze dell’Ordine e che garantiscono la nostra incolumità per 1.200 euro al mese”. In arrivo per loro nelle prossime settimane: “Pistole elettriche  per fare ancora meglio il proprio lavoro”, annuncia Salvini che si toglie ironicamente qualche sassolino: “Ho raccolto più insulti e infamie in un mese di governo che altri nella loro intera inutile vita politica. Sono riusciti pure a dire che la tragedia nel Mediterraneo è colpa nostra: il barcone rovesciato a 3 miglia dalle coste libiche. Da ministro e da papà dico che gli scafisti hanno capito che l’aria sta cambiando. Nella disperazione stanno mandando gommoni che partono sgonfi e imbarcazioni con motori mezzo bruciati. Si sono abituati in questi anni ad arricchirsi gettando a mare, di fronte a morte quasi sicura, migliaia di donne, bimbi e ragazzi, qualcuno ha aiutato questi delinquenti nel loro mestiere di scafisti”. Salvini conferma la linea di collaborazione con le autorità libiche: “Sono tornati  giustamente e democraticamente a riavere il pieno controllo del loro territorio – spiega Salvini -. Ringrazio gli uomini della guardia costiera libica. Nelle ultime ore, nel silenzio della stragrande maggioranza dei media, hanno soccorso più di mille disperati che stavano rischiando di annegare, riportandoli sul territorio libico. Stanno togliendo la pagnotta  ai mafiosi del business dell’immigrazione. In un mese esatto, avendo, noi ministri,  giurato il 1° giugno,  tutti, italiani ed Europa, credo si siano accorti che c’è un governo che ha fatto più di quello che hanno fatto altri in sei anni di dormite. In queste ore, in un solo mese, c’è il terzo barcone carico di schiavi che non sta arrivando in Italia, ma sta navigando in direzione altrove. C’è molta gente nervosa che aveva messo in conto di portarsi in saccoccia, di guadagnare, fatturare, grazie al business dell’immigrazione, anche quest’anno, 5 miliardi di euro. A questi speculatori consiglio di cambiare mestiere, perché questi soldi non li vedranno più. Lo stesso catechismo della Chiesa cattolica scrive che le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere lo straniero nei limiti del possibile. Noi li abbiamo già raggiunti. Porte spalancate in Italia per donne e bambini che fuggono dalla guerra e non arriveranno qui su un gommone, quanto in aereo, ma per tutti gli altri la soluzione è crescere e lavorare in Africa, dove dovremo veramente iniziare a investire e a spendere bene”. Salvini tocca poi l’altro argomento che infiamma la folla: sicurezza e certezza della pena. “Entro l’estate cancelleremo gli sconti di pena per assassini e stupratori. Nessuna pietà”, assicura il Ministro dell’Interno, per chi compie questi gesti. Ribadisce: “L‘impegno che tutti i bambini possano entrare a scuola settembre e all’asilo accompagnati da mamma e papà”. Anche qui altro tema caldo: “Come lo Stato non deve entrare in negozio con gli studi di settore, non entra in camera da letto. Ognuno fa quel che vuole a casa sua, ma io difenderò sempre chi non ha voce, come il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà e il diritto delle donne di non essere uteri in affitto. Mi fa schifo il solo pensiero dell’utero in affitto, della donna oggetto, dei bambini in vendita al centro commerciale. Questo non è progresso, questa è la fine di una civiltà. Chiedo ai nostri sindaci e governatori di mettere al centro le politiche per la famiglia”. Ultimo passaggio sui dati elettorali in costante trend positivo: “La Lega è stata fondamentale per vincere in Molise, in Sicilia. Chi pensava che avessero un sindaco della Lega città come Pisa e Terni dopo 60 anni di rosso. Che si vincesse a Siena, a Viterbo. Che si stravincesse in Lombardia, in Veneto, in Piemonte. Vinceremo anche nei prossimi mesi in Trentino, Abruzzo, Basilicata, Sardegna”. Un pensiero ai suoi alleati al governo dei Cinque Stelle: “Non riusciranno a farci litigare con i nostri compagni di viaggio. In questi primi mesi di governo, con l’obiettività di cui cerco sempre di avvalermi, posso dire di avere trovato nei dirigenti e nei ministri dei Cinque Stelle Persone oneste, coerenti, e con voglia di cambiare questo Paese.  Se pensano di farci litigare si sbagliano”, dice Salvini e precisa: “Se i porti si chiudono o si aprono lo decide il Ministro dell’Interno”. Di nuovo un richiamo alla religione cristiana quello con cui Salvini decide di congedarsi dalla platea di Pontida 2018: estrae un crocifisso e lo mostra  al pubblico, invocando in questo gesto “un aiuto dal popolo ma anche di chi sta lassù”, per realizzare il progetto di cambiamento leghista. “Questo crocefisso mi è stato donato da un parroco di strada – spiega, confezionato da una donna sfruttata dopo essere stata illusa che in Italia avrebbe trovato casa e lavoro. È stata sradicata dalla sua terra. Io farò di tutto perché ciascuno possa nascere, crescere, lavorare nel suo paese senza essere sradicato e mandato dall’altra parte del mondo”.

Tiziana Mancinelli

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Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.