Home Attualità Dennis Illarionovs: “Faccio una strage all’asilo”. Arrestato. La Polizia: “Non è un terrorista, ma avrebbe potuto emulare”

Dennis Illarionovs: “Faccio una strage all’asilo”. Arrestato. La Polizia: “Non è un terrorista, ma avrebbe potuto emulare”

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(Viterbo) – È iniziato tutto da un like, inneggiando Sayfullo Saipov, estremista islamico che alla guida di un camion il 31 ottobre ha travolto e ucciso otto persone su una pista ciclabile a New York, e ora Dennis Illarionovs è agli arresti presso il carcere di Viterbo.

Inquietanti i post della sua pagina Facebook: “Ora esco e faccio una strage all’asilo”, scriveva accanto alla foto che lo ritraeva con una pistola in mano. In un’altra immagine agitando una miscela probabilmente di nitrato di potassio, commentava: “Questo fa saltare in aria tutto”. C’è poi il commento all’attentatore di New York: “Un altro angelo caduto per mano degli infedeli”. Questa frase, sarebbe, secondo la Polizia, l’unico elemento di richiamo al terrorismo islamico e alla sua ideologia.  Perché, almeno per il momento, “Non ci troviamo di fronte a un terrorista – hanno specificato nella conferenza stampa di stamattina il questore, Lorenzo Suraci, la dirigente della Digos, Monia Morelli, e il primo dirigente del servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo esterno, Fabio Berrilli. Ma questo non significa che la persona non sia potenzialmente pericolosa”, sottolinea Suraci.

Il 24 enne di origine lettone, diventato cittadino italiano grazie al matrimonio della madre,  ha, secondo la Polizia “aspetti che si sovrappongono a quelli di persone che poi hanno commesso attentati in nome dello stato islamico”. Circostanza che “non ci porta a escludere in assoluto niente”. Anche se Dennis Illarionovs, secondo i poliziotti, “non si era mai evidenziato prima sotto il profilo politico/religioso”.

resta, però, il prototipo di quelle persone “mentalmente più deboli” su cui la propaganda dell’Isis sta cercando di attecchire. E Dennis è certamente “una persona particolare”. Ne traccia un profilo piuttosto dettagliato la dirigente della Digos Monia Morelli: “In seguito ai post  del ragazzo abbiamo subito attivato  un monitoraggio su social e abitazione – spiega prima di ripercorrere la storia di Dennis –. Nel 2002 raggiunge la mamma che si era sposata con un italiano – racconta la Morelli –  acquisendo anche lui, in seguito, la cittadinanza. La mamma si separa nel 2010 e si trasferisce a Viterbo città con il figlio. Il ragazzo vive da solo da circa un anno, perché la madre si è nel frattempo trasferita in Germania”. In seguito alla sua attività sui social la Questura ritiene di sottoporlo a un monitoraggio continuo, inviando un’informativa anche alla Procura di Viterbo per mettere in atto le azioni necessarie. Si arriva così all’arresto del 12 marzo scorso: “Lunedì mattina – spiega ancora Morelli – siamo entrati in casa e abbiamo trovato del materiale, poi sottoposto a sequestro. Candelotti artigianali con miccia e altro materiale, probabilmente una miscela con nitrato di potassio, circa tre chili, acquistato su internet, e considerato un precursore di esplosivi, e un altro candelotto circondato da una settantina di monetine che, probabilmente, con la deflagrazione avrebbero dovuto aumentare la potenzialità offensiva”.

Le sostanze ritrovate sono state già “inviate per le necessarie analisi chimiche – continua Morelli che completa l’elenco degli oggetti ritrovati nella casa del giovane con “una pistola, probabilmente quella della foto su Instagram, e abbigliamento mimetico che denota l’attrazione del ragazzo verso le attività militari”. Considerato il materiale rinvenuto nella casa durante la perquisizione “si è ritenuto di poter procedere all’arresto del ragazzo – spiega Morelli -. L’ autorità giudiziaria ha disposto che venisse tradotto presso il carcere di Viterbo. La convalida del Gip è arrivata nella tarda mattinata  di ieri. Al momento l’ipotesi di reato è di detenzione e fabbricazione di materiale esplodente. Ci saranno ulteriori approfondimenti e indagini circa altre, eventuali, ipotesi di reato che si potrebbero venire a configurare”.

Questo il racconto dei fatti, che si accompagnano a un profilo psicologico del giovane molto preciso. “Abbiamo potuto accertare che il ragazzo viveva in uno stato di disagio emotivo – spiega Morelli – senza alcun tipo di relazione sociale. Viveva completamente isolato resto della collettività, quasi sempre chiuso in casa, dalla quale usciva per comprare cibo e qualche pacchetto di sigarette con quel che gli restava dei soldi che la madre gli spediva per pagare l’affitto della casa. Un internauta che viveva collegato al mondo virtuale. Disoccupato. Nessun rapporto con il padre”. Una storia, dunque, di “profondo disagio economico sociale”, che l’intervento tempestivo delle forze dell’ordine ha sottratto probabilmente a quel tragico finale già scritto a cui vanno incontro in modo “quasi naturale” molte storie di questo tipo, destinate, spesso, a tingere di sangue le pagine di cronaca. L’arresto è stato eseguito a Viterbo. Passati al setaccio anche i contatti telefonici del ragazzo, ma non sarebbero emerse, secondo la versione della Polizia di stamattina, “particolari situazioni”.

Sono state le “frasi postate unite a questo stato di isolamento in cui viveva questo ragazzo a segnalare e dimostra la potenziale pericolosità”, spiega il questore Lorenzo Suraci che torna a sottolineare: “Al momento non si può definire un terrorista. Ma avrebbe potuto emulare atti terroristici”.

“L’operazione condotta rappresenta un caso di scuola per il sistema di prevenzione della Polizia di Stato che porta a non sottovalutare alcun minimo segnale – commenta Berrilli –  Siamo partiti da un like su un attentatore e siamo arrivati all’arresto della persona. La collaborazione con l’FBI e la Polizia Internazionale è stato uno strumento fondamentale, senza il quale non possiamo garantire un’attività di prevenzione così nel fronteggiare la minaccia jihadista. Vale per tutti i paesi. È un sistema di prevenzione che ci porta a valutare il minimo segnale. Ci sono state altre situazioni similari che non hanno portato all’arresto, ma sono tate comunque attenzionate. Questo è il sistema che utilizziamo. In questo momento storico la soglia oltre la quale attiviamo la nostra attenzione è praticamente zero.

 

Tiziana Mancinelli

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Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.