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Turismo: Viterbo come Civita di Bagnoregio,  Franco e Frontini dicono come fare.

Turismo: Viterbo come Civita di Bagnoregio, Franco e Frontini dicono come fare.

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VITERBO – “Viterbo è stata venduta in tutti i modi”. Ma Viterbo cos’è? “Non ha un’identità”. Lo afferma Silvio Franco, futuro assessore allo Sviluppo Economico e Turismo se Chiara Frontini vincerà il ballottaggio contro Giovanni Arena, candidato del centrodestra.

E se lo dice Silvio Franco, che ha partecipato al fortunato progetto di Civita di Bagnoregio, l’affermazione merita di essere approfondita.

“Ho collaborato alla stesura del master plan per quel che riguarda le relazioni con il turismo – spiega -.  Mi sono accorto tramite interviste, focus gruppo con gli attori del territorio che Viterbo non è una destinazione turistica, ma è un prodotto turistico. Questo è stato anche il passaggio di paradigma di Bagnoregio. Anch’esso è un prodotto turistico, un luogo che stava lì, indubbiamente molto bello, aveva determinate caratteristiche, ma non c’erano motivi sufficienti per andare a vederlo. Esisteva qualcosa, ma non c’era la spinta sufficiente per visitarlo. Questa spinta – spiega Franco – si crea con due aspetti: l’identità, per cui un luogo deve diventare qualcosa di diverso da un posto fisico. Viterbo parte da una situazione pericolosa. Esso non è visto tanto come città, ma come quinta. È uno scenario per eventi. Ma quando questi sono terminati, nessuno viene qui a vedere il posto dove essi sono avvenuti. Tutti noi vediamo dei film. Ma nessuno, poi, va a vedere il posto dove è stato girato. Sarà molto difficile togliere a Viterbo questa idea di scenario per altre cose. Viterbo è Viterbo: può essere usata virtuosamente per eventi e circostanze, ma deve assumere una sua identità come luogo e non come quinta, come un teatro dove si svolgono degli eventi. L’altro aspetto fondamentale – riprende Franco – è creare un target, purtroppo nel marketing se vuoi piacere a troppi non piaci a nessuno. Dobbiamo decidere chi vogliamo che sia il fruitore di questa città. Chi vogliamo che venga qui, che la conosca, che ne ascolti i suoni, ne percepisca il respiro. Qualcuno che quando se ne va non dica semplicemente di avere visto una città carina. Noi vogliamo che un turista quando lascia Viterbo dica di aver vissuto un’emozione. Fare  turismo significa mandare via le persone emozionate, con qualcosa in più di quello con cui sono arrivate. Questo si può fare se hai un’identità forte. Puoi farlo solo se hai le persone che hanno la sensibilità e la capacità di recepire quell’emozione. Questa sarà secondo me la linea strategica su cui dovremo lavorare. “Viterbo cuore della Tuscia” non me lo sono inventato io, né Chiara Frontini. È il risultato di un sondaggio che è stato fatto. Purtroppo – conclude Franco – abbiamo chiesto a tantissime persone cosa fosse per loro Viterbo e hanno risposto in molti modi diversi. Per qualcuno è santa Rosa, per altri gli etruschi, altri ancora le terme. In tutti questi anni Viterbo è stata venduta in molti modi. Ma Viterbo è Viterbo. Ha un suo senso, un suo significato. In questo contenitore, poi, possiamo metterci molte cose. Ma è la visione che deve cambiare: Viterbo non possiamo usarla come teatro, ma come città”.

 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.