Home Cultura Un sogno da padre in figlio: nasce “Miracolo di Fede”, la nuova mini macchina di Santa Barbara
Un sogno da padre in figlio: nasce “Miracolo di Fede”, la nuova mini macchina di Santa Barbara

Un sogno da padre in figlio: nasce “Miracolo di Fede”, la nuova mini macchina di Santa Barbara

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ViterboDietro la macchina di santa Rosa c’è un vissuto che cammina, storie che si intrecciano, emozioni che si stratificano, generazione, dopo generazione, è una struttura forgiata nel metallo e nei sentimenti di chi le dà vita nel corso dei secoli: chi la porta, chi la disegna, chi la tiene nel cuore, chi anche solo la guarda, e in quel momento vede riflettersi nell’imponente spirale luminosa un po’ anche del suo sentire. Ed è da questo pozzo profondo e interiore di umanità che emerge il bozzetto della nuova minimacchina di Santa Barbara, con la firma di quel legame ancestrale tra padre e figlio.  “Miracolo di Fede”, infatti è stata realizzata da Emanuele Derosas e Luca Di prospero, figlio quest’ultimo di Gianluca, da sempre attaccato alla tradizione della macchina tanto da disegnarne diverse presentate in concorso, ma che non sono mai riuscite a vincere. Come tante altre. Ed è proprio a queste che il capofacchino Diego Terzoli ha pensato di attingere per il nuovo modello della mini macchina del quartiere Santa Barbara. Lo racconta in conferenza stampa lo stesso Luca di Prospero: “Diego è venuto da noi con l’idea di proporre questo modello con cui mio padre partecipò al concorso nel 2008 arrivando terzo. Mio padre, però, disse no. La cosa mi dispiacque, così chiamai Diego e decisi di farlo io. Sono nato in mezzo ai bozzetti. Quando mio padre fece questa macchina, mi mise in mano il pennello e iniziammo a disegnarla insieme”, dice Luca che è anche minifacchino “dall’età di otto anni, dal 2009”. Il nuovo modello riunisce in sé diversi aspetti artistici e architettonici della città: le vetrate di San Francesco, il leone di piazza delle Erbe, le vetrate del duomo.  Il modo in cui si è riusciti a trasferire su una struttura più piccola un’idea creata per una macchina più grande è stato spiegato da Emanuele Derosas: “La minimacchina è un terzo di quella grande, per cui abbiamo dovuto eliminare delle parti del disegno originale. Anche per quella più piccola è stato fatto un calcolo strutturale. Si compone di tre parti, la base è in legno e la struttura in alluminio. È stata pensata per garantire innanzitutto la sicurezza dei facchini”. La macchina è alta 10 metri e pesa 5 quintali. Sarà portata in spalla da “48 facchini, 20 ciuffi e 28 spallette”, dice Terzoli che specifica: “quest’anno stiamo pensando di inserire anche le aggiuntive, 16, in modo tale da dare a tutti i ragazzi la possibilità di partecipare al Trasporto”. Terzoli manifesta il suo apprezzamento per il nuovo modello: “Mi piace molto e mi dà una grande emozione”. Ha ringraziato i due giovanissimi ideatori della minimacchina di Santa Barbara anche Massimo Mecarini, presidente del Sodalizio di Santa Rosa presente anche lui in conferenza stampa con il sindaco, Giovanni Arena, l’assessore alla Cultura, Marco de Carolis, la dirigente scolastica del liceo artistico Francesco Orioli, Simonetta Pachella. Mecarini ha ripercorso gli appuntamenti anche di questa edizione del Trasporto: “Inizieremo con le minimacchine, poi le cene in piazza dal 28 agosto, la processione e infine il 3 settembre il Trasporto tradizionale. Quest’anno torneremo all’antico – dice riferendosi al tratto aggiuntivo di via Marconi che stavolta non sarà percorso – per il futuro vedremo. Faccio innanzitutto i complimenti ai ragazzi per la realizzazione di questo modello”. Mecarini fa poi un inciso all’amministrazione comunale: “Sono stato a Nola  – dice – e in ogni finestra e balcone c’era un drappo con scritto ‘Festa dei Gigli’ patrimonio dell’Umanità. A Viterbo questa cosa ancora non l’ho mai vista. Sono passati 5 anni. Usiamo il brand Unesco, ci saranno novità a breve che comunicheremo”. Una raccomandazione per il Comune ce l’ha anche Diego Terzoli:Sistemare la strada. Stiamo facendo del tutto per rendere agevole il percorso ai ragazzi – dice – ma ci sono due o tre voragini che richiedono l’intervento dell’amministrazione”. Problemi anche con  le potature: “Gli alberi sono cresciuti, al centro della strada non si passa più”. Infine don Claudio ricorda il valore sociale e aggregativo del Trasporto della minimacchina che a Santa Barbara è arrivato per ultimo rispetto a Pilastro e Centro storico, ma ha subito svolto un ruolo di collante, aggregando intorno a sé tutti gli abitanti del popoloso quartiere. “Non è stato facile – ha ammesso don Claudio – qui non sono tutti viterbesi come in altri quartieri dove l’attaccamento alla tradizione avviene quasi in automatico”. Eppure anche a Santa Barbara, santa Rosa ha fatto il suo miracolo, ed è riuscita a veicolare immediatamente un largo senso di appartenenza.

 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.