Home Cultura L’artista viterbese Michele Telari sbarca a New York con una mostra alla One Art Space
L’artista viterbese Michele Telari sbarca a New York con una mostra alla One Art Space

L’artista viterbese Michele Telari sbarca a New York con una mostra alla One Art Space

0
0

Michele Telari ha trovato l’America, e non tanto per dire. Il noto artista viterbese tra pochi giorni volerà oltreoceano per allestire la sua prima mostra a New York nella galleria One Art Space a Tribeca, Manhattan. L’inaugurazione è fissata per il 21 giugno alle ore 19.

Michele Telari, 37 anni, oltre ad essere un giovane talentuoso, è sempre stato anche un viterbese attaccato alla Tuscia, alla sua storia, sempre presente con il suo contributo di artista nei momenti più celebrativi delle sue più radicate tradizioni. Sue sono le targhe realizzate per ricordare il riconoscimento Unesco al Trasporto della macchina di santa Rosa, collocate nelle piazze del percorso. Sempre di Michele Telari sono le targhe della prima edizione del premio Pagine in Fiore, organizzato nell’ambito della storica manifestazione San Pellegrino in Fiore, dove ha contribuito anche all’organizzazione del concorso di pittura.

Insomma, Telari la Tuscia l’ha sempre vissuta fino in fondo, tracciando con la discrezione e l’umiltà del suo carattere un’impronta, che le sue capacità e la sua totale dedizione all’arte trasformano in un segno profondo e indelebile. E ora che l’America spalanca le sue porte per accogliere questo giovane viterbese, Telari nell’esultanza del momento che potrebbe trasformarsi per lui in un trampolino di lancio straordinario, non dimentica la Tuscia. Nel suo studio, accanto ai giganteschi quadri raffiguranti gli scorci newyorkesi che hanno conquistato la curatrice d’arte Naera Kim, fa capolino una magnifica tela con dipinto il Teatro dell’Unione, riaperto al pubblico, dopo sei anni, proprio in questi giorni.

Ora, però, per Telari, l’orizzonte si allarga, non solo oltre provincia, ma al di là dei confini nazionali, e chissà che tra quegli scorci metropolitani che campeggiano sui suoi quadri, non potrebbe presto essere scritto un capitolo decisivo della sua carriera, quello che ogni artista aspetta da sempre e che potrebbe finalmente materializzarsi,  insieme a quei grandiosi scorci metropolitani di una città che, più di ogni altra, è in grado di trasformare i sogni in realtà.

 

 

Michele qual è stato il tuo percorso artistico?

Ho frequentato l’accademia di Belle Arti a Roma. Ho approfondito lo stile iperrealista, una fedele rappresentazione della realtà, tanto che non si distingue più la foto dal quadro. L’iperrealismo è stato il mio cavallo di battaglia. Ho imparato quasi tutte le tecniche esistenti, e grazie ad esso ho affinato la mia, potendo, così, modificare un po’ anche il mio stile. Non mi sentivo di fare l’iperrealismo tutta la vita. Per me è stato uno strumento per arrivare ad altro. Dall’iperrealismo sono, così, passato a una tecnica più impressionista. Ho studiato gli impressionisti francesi, i macchiaioli italiani, la pittura italiana dell’Ottocento, quella napoletana, infine è arrivata la serie degli scorci metropolitani di New York. Inizialmente si trattava di opere raffiguranti una realtà un po’ fotografica, che successivamente si è andata dissolvendo. Gli ultimi quadri sono un’astrazione dello scorcio metropolitano.

 

Che caratteristiche hanno questi quadri?

Sono molto grandi, due, tre metri. La visione è quella di un osservatore che sta dietro a un vetro bagnato. L’effetto è, quindi, un po’ filtrato. L’acqua è un elemento ricorrente nei miei quadri. Anche quando mi dedicavo all’iperrealismo doveva esserci sempre un calice pieno d’acqua, o una goccia, un torrente, la rugiada. L’acqua è simbolo di vita. Ed è tornata ad essere l’elemento portante nei miei ultimi quadri con queste colate di colore acquarellato, monocromatico, su tela bianca, dall’effetto molto evanescente.

 

 

Come mai hai scelto di dipingere proprio New York?

Sono stato sempre affascinato fin da bambino dall’America e dalla sua grande metropoli così diversa da Viterbo dove ci conosciamo tutti. A New York sei uno dei tanti, vai avanti se vali e non se sei amico o figlio di qualcuno.

 

 

Finalmente, quindi, è arrivata la tua grande occasione?

È arrivata questa mostra di New York in un bel quartiere, abbastanza importante, in uno spazio molto grande e bello.  Si è messo in moto tutto quando la curatrice d’arte, Naera Kim, ha visto i miei quadri e se n’è innamorata, proponendomi di fare questa mostra nella galleria  dove lei lavora. In realtà ne segue anche altre, poiché è una curatrice d’arte.

 

Quanti quadri saranno esposti?

Ne porto 30. Sono già partiti venerdì da Viterbo per New York. Sono di diverse dimensioni: acrilici, olio su tela, formati misti, che abbiamo scelto insieme al mio manager Fabrizio Ceccarelli, una preziosa figura per me, che mi segue nei contatti con l’estero.

 

 

Hai fatto qualche quadro appositamente per questa mostra?

La maggior parte li avevo già pronti, perché ho sempre lavorato. Alcuni, invece, li ho fatti in base alle indicazioni della curatrice, in linea con le sue ricerche di mercato e quindi con la tendenza del momento.  Ha puntato molto su quelli più astratti dell’ultima serie. Porteremo, però, anche alcuni dei primi che ho fatto, quelli più fotografici, per descrivere il mio percorso artistico.

 

 

Qual è stata la tua prima reazione alla notizia che avresti fatto la tua prima mostra a New York?

La gioia è stata trattenuta dalla preoccupazione e dalla freddezza necessaria per organizzare tutto a livello logistico. Trasportare 30 quadri di grandi dimensioni è già un’operazione complessa in Italia, figuriamoci a New York.  Con Fabrizio stiamo curando le ultime rifiniture. Darò libero sfogo alla gioia subito dopo l’inaugurazione del 21 giugno.

 

Tu sei già un artista quotato?

Sì, i miei quadri sono già andati alla casa d’aste di Centignano, in provincia di Viterbo, e della Bertolami di Roma. Ho raggiunto buone quotazioni che saranno riconfermate anche a New York.

 

 

Altri appuntamenti importanti?

La mostra di Roma, in via Nazionale, nella chiesa anglicana, il  primo sabato di ottobre, organizzata da Peter Rockwell, figlio del famoso Normann Rockwell.  I miei quadri resteranno esposti tutto il mese.

 

Ora che stai diventando un artista di respiro internazionale, hai ancora qualche aspirazione su Viterbo?

Da artista viterbese vincere il concorso della macchina di santa Rosa.

 

 

Hai già qualche idea?

Vediamo…

 

 

Tiziana Mancinelli

info@quintaepoca.it

 

The gallery was not found!

 

 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.