Home Attualità Giancarlo Bruti: “Perché quelle ballerine sono ancora sulla facciata di un palazzo a piazza San Carluccio?”
Giancarlo Bruti: “Perché quelle ballerine sono ancora sulla facciata di un palazzo a piazza San Carluccio?”

Giancarlo Bruti: “Perché quelle ballerine sono ancora sulla facciata di un palazzo a piazza San Carluccio?”

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Non fanno parte dell’arredo urbano, né dell’architettura viterbese, né tantomeno della storia, eppure sono lì da talmente tanto tempo che chi arriva a piazza San Carluccio le colloca naturalmente in una di queste possibilità.\r\n\r\nSi tratta delle sagome che ritraggono delle ballerine nell’atto di danzare attaccate sulla facciata di uno degli antichi palazzi che delimitano la piazza di ingresso a San Pellegrino. Impossibile non notarle, tanto si discostano dallo stile del quartiere, di un bianco che, a ragione, dopo diversi anni, può definirsi “sporco”, ma, nel caso in cui, qualcuno ci avesse fatto l’occhio,  Giancarlo Brutti, del comitato Centro storico, ricorda che forse non dovrebbero trovarsi lì.\r\n\r\n“Normalmente – dice –  qualsiasi modifica venga fatta nei luoghi, è seguita da un loro ripristino in tempi ragionevoli. Cosa che non mi pare sia accaduta in questo caso. Ormai sono passati diversi anni e queste modifiche all’aspetto urbano non sono state ancora eliminate. Mi chiedo se si tratti di un comportamento diverso da quello che solitamente si tiene per altre manifestazioni, oppure ci sia una volontà di lasciare le cose come stanno”.\r\n\r\nBrutti solleva un’altra osservazione: “Sull’angolo del palazzo che si incontra non appena si entra a piazza San Carluccio, campeggiano scritte in bianco. Mi è capitato di incontrare molti turisti che chiedono cosa siano. C’è poi la parola “odio” che dovrebbe leggersi anche ‘Oh Dio’, ma sfido a comprenderlo, che è stata messa in evidenza in modo particolare. Non si capisce perché debbano stare lì e cosa ci stanno a fare”.\r\n\r\nBrutti, come molti altri cittadini viterbesi, desidererebbe esaltare la bellezza del patrimonio di storia della città.\r\n\r\n“Sono venute ben tre trasmissioni Rai, Linea Verde, Voyager e Paesi che vai, in una delle quali sono stato protagonista – prosegue -. Mi sono arrivate diverse chiamate da parte di persone colpite dalla bellezza di Viterbo. Abbiamo importanti risorse, dobbiamo saperci anche puntare. In proposito vorrei sollecitare l’istituzione di una commissione in occasione del 750 esimo anniversario dal famoso Conclave. Circa cinquant’anni fa fu ricordato con una serie di iniziative che si protrassero dal 1968 al 1971. Sarebbe magnifico se si potessero ripetere  questa idea, finalizzata a ricordare quell’evento della corte papale, anch’esso entrato a far parte della storia di Viterbo come un elemento identitario.\r\n\r\nNon c’è molta conoscenza circa gli atti prodotti in occasione del convegno di cinquant’anni fa. Il  750 esimo anniversario potrebbe rappresentare, quindi, un’ottima occasione per dar loro la risonanza che meritano. Con questo materiale potremmo veramente ripensare con possibilità di successo alla candidatura di Viterbo come capitale della cultura”, afferma Brutti che ricorda un altro aneddoto molto interessante: “La lettera di nomina di Gregorio X fu scritta dal concistoro di Viterbo e affidata ai fratelli Nicolò e Matteo Polo che viaggiavano con il loro figlio, e nipote, Marco. In una scena del film di Marco Bellocchio ci sono proprio i Polo che dicono di venire da Viterbo e di dover consegnare una lettera. Viterbo ha avuto una storia importante. Nel 1271 i maggiori regnanti di Europa erano qui”.\r\n\r\n \r\n\r\n 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.