Home Nazionale Renzi fuori dal Pd, Panunzi: “Me lo aspettavo. Con il proporzionale ci saranno parecchi casi così”.
Renzi fuori dal Pd, Panunzi: “Me lo aspettavo. Con il proporzionale ci saranno parecchi casi così”.

Renzi fuori dal Pd, Panunzi: “Me lo aspettavo. Con il proporzionale ci saranno parecchi casi così”.

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Viterbo – Prima ha magistralmente caldeggiato la formazione del governo Pd e Movimento Cinque Stelle, poi è uscito dal Partito Democratico e ha fondato un suo partito “Italia Viva”, dando forma concreta all’ipotesi che si trascina oramai da anni dietro le quinte della “saga” dem stabilmente dominata dallo scontro tra popolari e comunisti. Da qualche giorno, quello spettro, inevitabilmente temuto da quelli che tengono in mano le redini del Pd, è uscito dal retro ed è salito sul palco, iniziando a leggere il copione per cui è stato creato. Matteo Renzi, messo all’angolo dagli elettori, prima italiani, con il referendum costituzionale, una sorta di test di gradimento su di lui, poi del Pd, con la sconfitta della sua area al congresso nazionale, si è ripreso la scena. Con quel 5,4% pericolosamente lanciato verso l’alto della sua “Italia Viva” che pesa come un macigno sul governo giallo rosso, una mannaia sospesa sulla testa di Grillo e Zingaretti che senza i parlamentari di Renzi rischiano seriamente di andare a casa. Non per scelta loro, come sarebbe avvenuto se, alla caduta del governo M5S-Lega, fossero tutti tornati alle urne. La scelta ora è solo di Renzi. Resistere o morire. Ora che la strategia è chiara, ma lo era anche prima per chi l’ha voluta vedere, non è difficile indovinare.  Il governo durerà, almeno fino al 2022, per l’elezione del Presidente della Repubblica, almeno fino a quando Italia Viva avrà la forza di camminare sulle proprie gambe e avere ancora un ruolo importante al rinnovo del prossimo Parlamento. Insomma, Renzi, alla fine, ha messo tutti nel sacco. La Lega che ha creduto alla serietà delle filastrocche di cui oramai la politica moderna si ciba quotidianamente del “Mai col Pd” e “Mai col Cinque Stelle”. Zingaretti che ha pensato di poter guidare un partito compatto, con l’area moderata rassegnata alla sua leadership. Il segretario dem si è fatto dolcemente spingere nell’abbraccio del Cinque Stelle, per risvegliarsi con un partito che se non è ridotto a metà, è sulla buona strada per diventarlo. Giuseppe Conte: per il quale, il detto “Chi la fa l’aspetti calza a pennello in questo frangente. Quattordici mesi trascorsi ad accreditarsi sullo scacchiere politico europeo e internazionale. Messo sotto attacco della Lega con una mozione di sfiducia contro di lui, presentata forse troppo tardi, quando oramai anche in America era già diventato il caro “Giuseppi” Cit. Trump). Troppo tardi per mandarlo fuori dai giochi. Ma anche Conte alla fine ha dovuto assaporare l’amaro risveglio del: “C’è sempre qualcuno più furbo di te“. Matteo Renzi, appunto. Con una strategia studiata, nemmeno tanto difficile da pensare, ma brillante nel contare sull’ingenuità degli altri a farla compiere. E così, ora, al tavolo del governo giallo rosso sono in tre: Grillo, Zingaretti e Renzi, con quest’ultimo che con un gruppo di parlamentari tiene il timer del governo giallo rosso. “Non tutti se l’aspettavano – dice Enrico Panunzi, consigliere regionale del Lazio del Partito Democratico –  Io sinceramente sì. Mi è molto dispiaciuto che Renzi sia uscito dal Pd. Era sicuramente una parte importante del partito. Purtroppo se andremo verso il proporzionale di questi casi ne avremo molti”. Panunzi confida di essere un po’ preoccupato per la piega che potrebbe prendere la riforma elettorale. “Purtroppo non si fanno mai leggi scevre dalla necessità del momento”, dice. E, infatti, se in Italia spesso chi perde governa, è proprio per leggi elettorali ad “orologeria”, ossia fatte per scongiurare la vittoria dell’avversario politico che in quel momento ha maggiori consensi.   Uscendo fuori dal recinto della politica locale, anche Panunzi si dice europeista. “Ci attendono sfide che possiamo affrontare solo come Europa – dice, e in proposito ritiene piuttosto verosimile la lettura di Berlusconi sulle ambizioni egemoniche ed espansioniste della Cina sull’Africa e sull’Europa – Noi – dice Panunzi – siamo svantaggiati dal punto di vista demografico. Queste sono tematiche che potremo affrontare con una probabilità di successo solo come Europa e non come Italia”. Sulla politica “moderna” anche Panunzi ha afferrato il carattere “liquido” del consenso: “Non è più come prima, oggi si possono perdere percentuali importanti in modo repentino da un giorno all’altro”. Insomma i tempi sono cambiati. L’elettore non è più come prima, può cambiare idea dall’oggi al domani. Quel che non cambia, invece, è il tatticismo della politica. E in questo gioco c’è sempre qualcuno più bravo di un altro.

Foto pagina Fb Renzi-Zingaretti

 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.