Home Cultura Il volto “ermetico” di Villa Lante a Bagnaia, viali e fontane ci riportano all’origine dell’universo
Il volto “ermetico” di Villa Lante a Bagnaia, viali e fontane ci riportano all’origine dell’universo

Il volto “ermetico” di Villa Lante a Bagnaia, viali e fontane ci riportano all’origine dell’universo

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Nel Medioevo e nel Rinascimento la geometria era lo strumento con cui imprimere reconditi messaggi nell’architettura di importanti costruzioni che divenivano, quindi, mezzi di riflessione filosofica e spirituale per chi li osservava. Non solo chiese, abbazie, cattedrali, edifici di potere. Anche ville e parchi rinascimentali non sfuggivano a questa tendenza che ne faceva dei veri e propri libri di pietra, scritti da architetti, ingegneri e muratori che spesso associavano alle conoscenze tecniche dell’edilizia quelle esoteriche. La geometria sacra diventava così “lo strumento di  dialogo tra Dio e l’uomo”. In questa intima “conversazione” l’uomo percorreva le vie dello spirito, scendendo a indagare la sua natura interiore per elevarsi a livelli superiori di coscienza, e di conoscenza, grazie alla riflessione indotta dalla geometria. Tutto ciò aveva il suo fulcro nella dottrina Pitagorica con la sua esaltazione delle relazioni numeriche e geometriche con cui si spiegava ogni cosa. La ritroviamo nel Medioevo, con un simbolismo espresso in modo immediato e in sintonia con quello religioso, in chiese, abbazie, cattedrali, e nel Rinascimento dove il recupero della mitologia classica produce un linguaggio ermetico più sofisticato e concettuale che spesso trova forma nella realizzazione di splendide ville e parchi realizzati tra il XV e il XVI secolo. Tra questi c’è anche la splendida Villa Lante di Bagnaia (Viterbo) la cui costruzione iniziò nel 1511 e terminò nel 1566. Nel puntuale ripetersi della sovrapposizione tra la forma circolare delle fontane e quella quadrata di siepi e viali, si ritrova il tema geometrico tanto caro ai pitagorici. Da sempre, nella simbologia antica, la contrapposizione tra cerchio e quadrato rappresenta il cielo e le terra, il mondo spirituale contrapposto a quello della materia, il divino al terreno. Ma non è solo questo a rivelare il “volto”, nemmeno tanto segreto per i cultori di queste materie, di Villa Lante. In essa un ruolo principale è svolto dall’acqua, e non perché sia essa a dare vita alle fontane.  L’acqua è un elemento di grande valenza esoterica. Essa è sorgente di vita, simbolo di purezza, trasformazione e rigenerazione nelle antiche cosmogonie. L’acqua è un elemento sottile: sotto forma di vapore sale verso il cielo e si carica di energie astrali, per poi ritornare alla terra, fecondandola con le energie catturate nelle dimensioni superiori. Attraverso l’acqua avviene l’iniziazione primordiale, la purificazione rituale del battesimo. Nelle ville rinascimentali come Villa Lante è l’acqua che lega una fontana all’altra, rivelando il percorso sapienzale destinato al visitatore desideroso di vivere un’esperienza filosofica e metafisica. Essa lo guida lungo un viale fisico che si trasforma presto in un sentiero mentale di riflessione e meditazione profonda. È proprio l’acqua, a Villa Lante, a svelare un altro elemento di straordinaria importanza alla scuola pitagorica, legato al mistero della creazione dell’universo. Nel pensiero scientifico antico furono proprio i pitagorici a concepire la terra come una sfera rotante insieme ad altri pianeti intorno a un fuoco centrale detto Hestia (focolare o altare dell’universo) che ordina e plasma la materia originando il mondo visibile. I pitagorici ritenevano che intorno ad esso ruotassero da occidente a oriente dieci corpi celesti: il cielo delle stelle fisse, Saturno, Giove, Mercurio, Venere, Marte, la Luna, il Sole, la Terra e l’Antiterra . I pitagorici spiegarono l’universo come uno schema di relazioni matematiche e proprietà geometriche. In particolare essi ritenevano che i corpi celesti fossero reciprocamente separati da intervalli corrispondenti alle lunghezze armoniche delle corde sonore. Per questo essi ritenevano che il movimento delle sfere producesse un “suono” che chiamavano “l’armonia delle sfere”, una musica celestiale che solo i beati possono ancora udire. Proprio il suono è l’elemento rivelato dal percorso segnato dall’acqua a Villa Lante. Lo stesso suono primordiale che nelle tradizioni e nei miti di molti popoli ha  dato origine all’universo. Il suono del Big Bang, misterioso e ineffabile. Già nella prima fontana del Pegaso il suono è protagonista. La musica delle nove muse fa nascere il cavallo alato dalla superficie dell’acqua, fonte di vita. La fontana del Pegaso ha forma di ellisse come l’orbita dei pianeti. Ma è nella fontana dei Mori che il simbolismo geometrico di Pitagora si rivela appieno. Siamo di fronte alla più esplicita rappresentazione del mondo quaternario. La fontana dei Mori è un grande quadrato, suddiviso a sua volta in altri quattro quadrati dai quattro ponti che si irradiano dalla fontana circolare posta al centro. È la più evidente raffigurazione  del mondo quaternario: le quattro direzioni cardinali, le quattro stagioni, le quattro ere, i quattro viaggi iniziatici, ma, soprattutto, i quattro elementi e il mondo della materia. I quattro ponti visti dall’alto danno forma a una grande croce simbolo di collegamento tra spazio e tempo, tra terra e cielo, raffigurato, quest’ultimo, dalla forma circolare della fontana posta al centro del quadrato.  Su di essa i quattro mori sostengono quattro monti con delle pere che fungono da batacchio, più un quinto monte al di sopra di essi, simbolo dei Montalto, sovrastato a sua volta da una stella. Il getto d’acqua in passato muoveva le pere che colpivano i monti emettendo un suono. L’acqua, inoltre, produceva una nube che avvolgeva i quattro mori e la stella, simboleggiando la trasformazione dell’acqua in vapore e quindi la sua ascesa verso l’alto. Secondo lo schema pitagorico, all’interno della fontana dei Mori è rappresentato il mondo quaternario della materia (quadrato) contrapposto a quello divino dello spirito (fontana circolare) ma soprattutto la trasmutazione del primo nel secondo, dalla dimensione materiale a quella spirituale, resa ancor più evidente dal processo di trasformazione dell’acqua in vapore e dal simbolo della croce a cui danno vita i quattro ponti. Per il visitatore questo luogo poteva diventare  un vero e proprio “viaggio” che lo avrebbe elevato  dalla sua condizione fisica a quella spirituale. Un viaggio raffigurato dalle quattro barche su cui si può scorgere uno strano personaggio, anche lui intento a soffiare in una buccina per emettere il suonoIl richiamo al suono e al cosmo che ha originato, continua lungo il percorso di Villa Lante, espresso non solo con le figure geometriche, ma anche con i numeri. “Troviamo così le palazzine quadrate del Gambara e poi quella costruita successivamente, pressoché identica, dal Montalto, come se avesse percepito il disegno segreto della villa e lo avesse proseguito. Su ognuno dei quattro lati delle palazzine si ripetono tre aperture per un totale di 12, numero di perfezione cosmica e anche del cielo zodiacale. Le dodici aperture si ripetono per tre piani per un totale di trentasei aperture come i decani del cielo. E’ ancora il numero a legare Villa Lante al cosmo con i settantadue  lumini della omonima fontana, numero che richiama la precessione degli equinozi. Fontana che, se vista dall’alto, riserva un’altra sorpresa geometrica: in cima al terzo livello della fontana ne appare un’altra più piccola, circolare, regalando la visione di un punto nel cerchio, simbolo solare per eccellenza”.* Ma bisogna proseguire ancora un po’ per assistere all’esplicitazione ancora più chiara di questo significato nascosto, e non certamente unico, del giardino. Più avanti nel percorso troviamo, infatti, una fontana esagonale che reca sei coppie di animali considerati nel mondo antico il simbolo del retto suono, i portatori della voce divina, capaci di percorrere velocemente il mare sotto e sopra la sua superficie. È questa la fontana dei delfini. Essi sono stati scolpiti due a due sopra una conchiglia che costituiva nel linguaggio simbolico “l’ orecchio”, la cui presenza non lascia dubbi sulla funzione assegnata in questa fontana ai delfini. E se ancora si pensasse che tutto ciò possa essere “solo un caso”, la villa riserva un’ultima sorpresa: La fontana dei delfini in passato segnava l’ingresso a un’enorme voliera. La lingua degli uccelli era considerata nel mondo antico la lingua riservata agli iniziati, capace di svelare la conoscenza perfetta. Si suppone, quindi, che il visitatore arrivato fin qui avesse compiuto un cammino piuttosto significativo per la sua riflessione interiore. Dalla lingua degli uccelli deriverebbe l’Argot, il linguaggio segreto utilizzato da cerchie di individui per scambiarsi informazioni senza farsi capire da altri. Dall’Argot, secondo alcuni, sarebbe derivato il termine arte gotico. A questo punto, non ci stupirà scoprire che il primo a dare il via ai lavori a Villa Lante fu   il cardinal Francesco Gambara, mente eccelsa ma, soprattutto, profondo conoscitore delle dottrine ermetiche.

Tiziana Mancinelli

*Spunto tratto dal libro di Claudio Lanzi

“Ermetismo e dottrina pitagorica nei parchi rinascimentali.

Villa Lante di Bagnaia.

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Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.