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Turisti a Viterbo per Ferragosto, un viaggio nel deserto

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Un turismo mordi e fuggi. La città fa il pieno di visitatori domenica 14 agosto (2016), la mattina di Ferragosto è ancora possibile incontrare numerosi turisti nel centro storico, mentre subito dopo pranzo le strade si svuotano completamente. Tutto sommato il bilancio del flusso turistico a Viterbo è ampiamente positivo per quel che riguarda i numeri. Confermano un aumento di circa il dieci per cento numerosi operatori. Tra i turisti c’è chi scopre Viterbo per caso, chi invece imposta una  ricerca generica su Google alla voce “dove andare nell’Alto Lazio” e spunta fuori Viterbo. E’ il caso della signora Chiara Z. di Milano arrivata nella città dei papi con tutta la famiglia: “Abbiamo trovato Viterbo su Google tra i luoghi da visitare nell’Alto Lazio”, dice,  “è una città molto carina, ma è tutto chiuso ed è sporca”. Chiuso e sporca: due parole, una sentenza pesantissima che mortifica le aspettative di Viterbo di comparire come città d’arte e di cultura, un bocconcino prelibato per turisti in cerca di suggestivi borghi a misura d’uomo, con il proprio discreto bagaglio di storia. Ma è ciò che pensano i turisti. Chiedendo qua e là, lo conferma più di uno: locali chiusi e sporcizia. Una donna accompagnata dal marito del nord Italia rimarca più volte la presenza di escrementi di piccioni. Anche gli operatori che si incontrano lungo gli itinerari più seguiti, mettono in evidenza le stesse problematiche. Del resto non è difficile verificare immediatamente ciò che dicono. Da piazza del Comune a San Pellegrino, passando per piazza della Morte e il duomo, sono veramente pochissimi i ristoranti e i bar che hanno deciso di restare aperti in questa giornata di festa. E i turisti se ne accorgono. E’ la prima cosa che ti rispondono quando domandi loro cosa ne pensano della meta che hanno scelto a Ferragosto: “tutto chiuso”. Chi, invece, ha deciso di restare aperto dalle nove di mattina all’una di notte è Giovanni De Longhi, titolare di un noto locale proprio nel cuore del centro storico. “Se tutti chiudono, lavoriamo di più, è vero”, risponde a una domanda provocatoria sull’assenza di concorrenza, “ma è un beneficio transitorio – prosegue –  perché se poi i turisti non vengono più perché sanno che a Viterbo è tutto chiuso, ci rimettiamo anche noi”. Il turista che viene a Viterbo. Il profilo del turista viterbese è eterogeneo: “Vengono famiglie, giovani, un po’ di tutte le età. Ma  è fondamentale migliorare l’accoglienza”, continua De Longhi. Un dato che emerge è la presenza di molti italiani provenienti dal nord e dal sud, ma anche moltissimi romani, e una flessione delle presenze straniere. Anche Adrian F., titolare di uno dei pochi bar rimasti aperti, lo conferma: “Moltissimi italiani, soprattutto da Milano e da Venezia, meno stranieri, in gran parte francesi e tedeschi”. Edifici storici chiusi. Non solo i locali dove mangiare un panino o bere qualcosa sono quasi tutti chiusi. Sono sigillate anche le chiese. Alcuni turisti lo evidenziano, anche perché gli edifici sacri a Viterbo oltre ad essere numerosi, sono molto interessanti dal punto di vista architettonico e artistico, e rappresentano una fetta sostanziale di storia. A raccontarla resta, oltre al museo del Colle del Duomo, la cattedrale di San Lorenzo e Palazzo Papale, presi d’assalto dai turisti, anche il chiostro longobardo di Santa Maria Nuova che a Ferragosto ha intelligentemente deciso di offrirsi al pubblico. Scelta diversa per Palazzo degli Alessandri gestito dalla Provincia di Viterbo: serratura chiusa  a doppia mandata. Un gruppo di turisti arriva con la guida, ascolta interessato la storia di piazza San Pellegrino e rivolge uno sguardo ammirato verso l’edificio storico, dimora di una delle più prestigiose famiglie viterbesi del passato, e mentre la curiosità prende quota arriva perentoria la mazzata della guida a stroncarla sul nascere dicendo: “non è possibile vederlo perché è chiuso”. Sporcizia gratis. Ciò di cui si può godere completamente e gratis, senza pagare un biglietto, esposto pubblicamente alla vista di tutti, è il tappeto di escrementi di piccione che continua a ricoprire da tempo immemorabile il marciapiede sotto il porticato di Palazzo degli Alessandri. Accanto, immondizia accumulata anch’essa da tantissimo tempo nella scalinata di una cantina con l’ingresso sotto il livello della strada, diventata una pattumiera di fortuna. La sporcizia è una nota dominante, risuona un po’ ovunque, cestini traboccanti, lattine e bottiglie abbandonate, cartacce che ruzzolano per le strade, sacchi della spazzatura fuori le porte di casa che si fanno compagnia con bidoni della differenziata che trasbordano rifiuti,  ogni tanto tirati via da una folata di vento e portati a spasso per i vicoli di peperino, altrimenti meravigliosi, tra i più gettonati dal turista che, ci auguriamo, non sia avvezzo al passaparola o a lasciare recensioni sui siti di viaggi e vacanze.

Tiziana Mancinelli

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Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.