Home Attualità Nella Tuscia circa 1703 migranti nei Cas e 110 nello Sprar, senza contare “gli invisibili”
Nella Tuscia circa 1703 migranti nei Cas e 110 nello Sprar, senza contare “gli invisibili”

Nella Tuscia circa 1703 migranti nei Cas e 110 nello Sprar, senza contare “gli invisibili”

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Sarebbero circa 1703 i migranti presenti nei centri di accoglienza straordinaria della Tuscia, mentre circa 110 sarebbero inseriti nella rete Sprar, un modello di accoglienza diffusa di piccoli nuclei distribuiti nel tessuto sociale in modo tale da realizzare una progressiva integrazione. Una forma, quest’ultima, che sarebbe auspicata dal governo nazionale, più delle concentrazioni che si verificano, inevitabilmente, nei centri di prima accoglienza, conseguenza diretta dell’inizio degli sbarchi che hanno posto l’Italia di fronte all’emergenza di collocare flussi consistenti di migranti, ripetuti e non programmati.

Prima dell’inizio degli sbarchi, gli addetti ai lavori spiegano che l’arrivo di stranieri nella Tuscia era quasi impercettibile e lo Sprar si rivelava un valido strumento di accoglienza e integrazione. Ora la situazione è cambiata. I numerosi arrivi di migranti sulle coste italiane, stanno facendo scricchiolare le maglie dell’accoglienza, a causa di “ondate” numericamente consistenti sempre più difficili da gestire. Così, per far fronte all’emergenza, la formula più naturale si è rivelata quella dei Centri di accoglienza straordinaria. Una prima “sistemazione” per poi essere inseriti nello Sprar o in strutture più adeguate alle esigenze del tipo di migrante, come accade, per esempio, se si tratta di donne, anche incinte, e bambini, bisognosi, quindi, di attenzioni particolari.

ll numero di 1703, secondo fonti della Prefettura,   scatterebbe una foto ”istantanea” della situazione, poiché i numeri varierebbero di giorno in giorno, a volte di ora in ora, tra arrivi e partenze. Il centro di coordinamento anche per Viterbo è la Prefettura di Roma, che alla notizia dell’imminente arrivo di navi allerta i territori affinché si facciano trovare pronti ad accogliere nuovi flussi. A ogni sbarco il primo riparto viene fatto a livello regionale, per poi passare alla distribuzione tra province. Su circa 50 migranti mediamente a Viterbo verrebbero assegnati una decina. Gli arrivi si verificherebbero, quindi, alla spicciolata. I numeri sarebbero in continua oscillazione, considerando anche il fatto che il migrante è “ospite” del centro di accoglienza, quindi in teoria, libero di allontanarsi pur restando sul territorio nazionale, perdendo, però, in questi casi, i benefici offerti ai richiedenti asilo. Puó accadere che il migrante esca dal sistema di accoglienza per raggiungere amici o parenti già qui o perché non vuole restare in Italia, una motivazione, quest’ultima, che si starebbe attenuando dopo la  chiusura delle frontiere da parte dei paesi europei. Esce dalla rete dell’accoglienza anche chi ha ottenuto lo status di rifugiato politico o altra forma di protezione internazionale e si trova a fare i conti con la difficile sfida dell’integrazione.

I numeri, quindi, oltre ad essere fortemente variabili, sono anche estremamente indicativi delle effettive presenze di migranti sul territorio, non includendo chi, uscendo dal sistema, diventa in pratica un “invisibile”.  C’è poi una distribuzione non equa tra territori che, laddove c’è maggiore concentrazione,  aumenta la percezione della presenza straniera rispetto ai numeri effettivi in rapporto alla popolazione provinciale complessiva. Questo perché ci sono Comuni che accolgono e altri no. Il servizio di accoglienza viene assegnato dalla Prefettura ad associazioni, cooperative, srl. In alcuni Comuni, però, nessuno risponderebbe all’appello e, dunque, diventa difficile spalmare anche su quei territori una certa percentuale di migranti che finiscono per concentrarsi in alcune località, piuttosto che in altre.  Al di là degli squilibri nella distribuzione dei richiedenti asilo  nel tessuto urbano della provincia, il dato certo è che la percentuale indicata come quella più opportuna per attuare un’accoglienza che possa significare anche integrazione, e che è stata riconosciuta al 2,5 migranti per mille abitanti, è definitivamente saltata. Nella Tuscia si “viaggerebbe” sopra il 5 per mille, senza considerare i migranti che potrebbero essere usciti dal sistema di accoglienza pur restando sul territorio. Uno spaccato fedele alla situazione più in generale italiana, finché il governo non deciderà di intervenire sulle politiche nazionali come sta avvenendo in questi giorni con la missione in Libia.

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.