Home Attualità Mes “spaccatutti”: visioni diverse in maggioranza e in opposizione. Governo a rischio?
Mes “spaccatutti”: visioni diverse in maggioranza e in opposizione. Governo a rischio?

Mes “spaccatutti”: visioni diverse in maggioranza e in opposizione. Governo a rischio?

0
0

Nazionale, 15 aprile 2020 – MES, tre lettere che fanno paura. Non solo per l’eco della Troika che in questi mesi di dibattito non si è mai definitivamente spento, neanche di fronte alla rassicurazione che sull’uso delle risorse del fondo Salva stati per la spesa sanitaria fino al 2% del Pil non ci saranno condizionalità, ma perché ora potrebbe mettere in serio rischio anche il governo giallo rosso diviso sul sì al Mes che arriva dal Partito Democratico e da Italia Viva, e dal no del Movimento Cinque Stelle area Di Maio. Ma il Mes rischia di spaccare anche il centrodestra: da una parte l’eurodeputato Silvio Berlusconi (Forza Italia) che assume una posizione affine a quella di Pd e Italia Viva, dichiarandosi favorevole all’utilizzo delle risorse del Mes come proposto dall’Eurogruppo,  sposando la posizione ribadita ieri da Nicola Zingaretti (PD), Matteo Renzi (PD) e qualche giorno fa anche da Paolo Gentiloni (PD); dall’altra  Matteo Salvini (Lega) e Giorgia Meloni (FDI) pronti a salire sulle barricate per fermare l’attivazione del Mes, visto, anche questo primo utilizzo, come l’anticamera della sorveglianza europea e di potenziali speculazioni sull’Italia. Se il futuro del Mes e dell’Italia è ancora tutto da decidere, l’effetto annuncio dell’eventuale utilizzo del Fondo salva stati si è già sentito, sia sui mercati qualche settimana fa, sia sulla politica, dove rischia di innescare una spirale di eventi di cui è difficile prevedere l’epilogo. La spaccatura sul Mes potrebbe aprire scenari diversi, per certi versi anche inaspettati, perché potrebbe veramente rappresentare il “movente” per un rimescolamento delle carte a cui pare,  più o meno velatamente, aspirino in parecchi,  accarezzando un cambio di guida a Palazzo Chigi. Dietro l’angolo c’è sempre l’ipotesi di un governo Draghi per il post epidemia, che nessuno ha più menzionato, ma nemmeno smentito. E il Mes potrebbe essere proprio il grimaldello che potrebbe spalancare quella porta socchiusa su altri assetti di governo, con quella maggioranza che si ritroverà sulla strada comune della medesima politica economica che l’Italia dovrà intraprendere nei prossimi anni, non solo per uscire dal tunnel della crisi pandemica, ma anche per rilanciare un paese che in questi decenni ha perso parecchio terreno. Gli scossoni in maggioranza si fanno sentire. E se dal Pd in questi giorni è arrivata una posizione favorevole al Mes espressa in modo cauto considerata la diversa opinione dell’alleato di governo, l’aria di una vera e propria spallata è sembrata arrivare da Matteo  Renzi, autore di un’uscita piuttosto temeraria nei toni: «Il Mes servirà, lo utilizzeremo, eccome se lo utilizzeremo», ha detto con un tono che non ammette replica, entrando come un elefante nella cristalleria che in questo momento è l’alleanza  giallorossa. Dal canto suo Luigi Di Maio (Cinque Stelle), con tono più pacato, ieri sera ha ribadito: «C’è una trattativa in corso. Uso le parole di Conte: il Mes è uno strumento antiquato. Forse è arrivato il momento di un mea culpa europeo perché l’austerity ha provocato tagli sulla spesa pubblica e questo ha indebolito la sanità pubblica». Così il ministro degli Esteri nell’intervista a ‘Sono Le Venti’. Una ricetta economica affine a quella della Lega. Dalla quale si allontana, in queste ore, Silvio Berlusconi (Forza Italia) scrivendo sulla sua pagina Facebook: «Possiamo accedere senza condizioni a 36 miliardi che sarebbe assurdo non utilizzare. Spesa sanitaria significa costruire o riqualificare ospedali, ampliare i posti di terapia intensiva, assumere nuovo personale, migliorare le condizioni retributive di medici e infermieri, produrre mascherine, investire nella ricerca, attrezzare le case di riposo. Significa anche dare da mangiare a chi è malato e a chi rischia di ammalarsi. Significa, infine, ristrutturare le fabbriche e i luoghi di lavoro per adeguarli all’esigenza di evitare il contagio». Stessa posizione ribadita da Nicola Zingaretti (Pd) ieri: «Se non ci saranno condizionalità, e sarà garantito il rispetto della sovranità, credo dovremmo prendere i soldi del Mes. Ho fiducia dell’impegno del Presidente del consiglio, Giuseppe Conte, sui tavoli europei, ne attendo l’esito – ha detto ancora Zingaretti  -. Però, da presidente di Regione, dico se c’è questa possibilità, senza condizionalità, rispettando la sovranità nazionale,  potremmo avere dei miliardi a sostegno della sanità e degli ospedali. Ma è una partita che sta seguendo il presidente del consiglio, è una discussione che si potrà fare in un secondo tempo». Stesso discorso il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, in un’intervista trasmessa via web da Bruegel: «L’accesso alle Eccl (Enhanced Conditions Credit Lines) del Meccanismo europeo di stabilità dovrebbe essere previsto per sostenere i Paesi membri dell’Ue nel contrastare le conseguenze della crisi innescata da Covid-19, purché si trovi “un buon accordo” che permetta di usare questo strumento in un modo “completamente diverso” rispetto a quello adottato durante la crisi finanziaria». E, infine, Renzi con il suo netto sì al Mes.  I possibili scenari, ora, sono due: o qualcuno farà marcia indietro, sostenendo il costo politico del suo ripensamento, tornando sulla strada dell’altro, oppure se ne andrà per la sua strada, ipotesi, quest’ultima che rilancerà il pallino di alleanze al governo.

Tiziana Mancinelli

mancinellitiziana@gmail.com

info@quintaepoca.it

Foto ©Pagina Facebook –  Renzi,  Berlusconi, Gentiloni, Gualtieri, Meloni, Di Maio, Salvini.

 

 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.