Home Attualità Si accende l’albero e Viterbo incanta. La città abbraccia le tradizioni.

Si accende l’albero e Viterbo incanta. La città abbraccia le tradizioni.

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Viterbo – Cala la sera, la luna si vela delle ombre scure della notte nuvolosa ed eccezionalmente mite a dicembre. In basso un’alta sagoma, anch’essa avvolta nel buio, attende, al centro della piazza, di entrare in quello scenario che sa di mistico. Ammantate dalla notte anche le costruzioni intorno, Palazzo dei Priori e Palazzo della Prefettura, sacrali edifici del potere. Tutto tace. L’oscurità distende un velo uniforme su tutto, come se ogni cosa avesse perso la sua forma, la sua individualità, la sua identità. Anche l’immensa folla raccolta nella piazza, tace, stretta in una massa uniforme. Tutto attende, il ritorno della “Luce”. Tutti aspettano l’accensione dell’albero di Natale. Otto dicembre: il comune di Viterbo ha deciso di dare il via alle festività natalizie, interpretando appieno la metafora del periodo che celebra la rinascita della luce nella notte più lunga e profonda dell’anno: il solstizio invernale.

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Il sindaco Giovanni Arena inizia il conto alla rovescia. Zero: ed è un’esplosione di luce. Una cascata di cristalli argento parte dalla punta e conquista l’intera chioma dell’albero. Brilla. Uno scintillio di luci.  Corrono, fulminee, conquistano anche gli alberi circostanti, girano intorno alle chiome, salgono verso la punta. Tutto si accende di un turbinio luminoso. Meraviglioso il contrasto tra l’albero centrale illuminato di bianco e di azzurro ghiaccio, e gli abeti intorno rossi. Sulla facciata di Palazzo dei Priori il video mapping proietta una grande cometa entrale e una girandola di altre stelle. Su quella del palazzo della prefettura prende forma un bosco luminoso. Piazza del Plebiscito sembra di cristallo. Vetro e peperino. È luce nella notte. È il Natale viterbese che, ufficialmente, parte con l’accensione dell’albero l’8 dicembre, ma che ha già riscosso un verdetto positivo. Siamo solo all’inizio, ma è già un successo. “Elegante”, “Raffinato”, “Bello”, “non commerciale”. Sono queste le frasi che capita di ascoltare passando tra le tante persone che per il secondo week end hanno riempito le strade del centro storico. Una città che, va detto, ci ha messo del suo. La storia a Viterbo c’è, e si sente. Si vede. Si palpa. Le magnifiche scenografie di peperino e merletti accolgono i fili di luce, fiere e austere, il loro profilo severo, memore di storia, si sposa orgoglioso con quelle spirali splendenti. Ne esce fuori un’immagine unica. Gli scorci del quartiere antico esaltano gli allestimenti. Camminare nel reticolo di vicoli, è come entrare in un libro di favole, precipitare fanciullescamente  in uno di quei paesaggi fuori dalla realtà. Il sapore di questo Natale è veramente un po’ speciale. E non solo per quello che si vede. Ma anche per quello che si sente: un clima di familiarità, che si respira, vivendolo, come se esso appartenesse alla città. Difficile raccogliere commenti critici. Tutti: amministratori, commercianti, residenti, sembrano uniti nel comune sforzo di avere un Natale viterbese grandioso. E, forse, ci sono riusciti. Non a caso Giovanni Arena ha presenziato all’accensione dell’albero con la fascia da sindaco. Perché questo è il Natale della città. È la riaffermazione della tradizione, delle radici,  in un tempo in cui, si rischia di smarrirle. La grande partecipazione cittadina di ieri, otto dicembre, dimostra che Viterbo ha ben saldi certi valori.

 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.