Home Cultura Eresia templare: il potente mito che stregò i cavalieri del Tempio.
Eresia templare: il potente mito che stregò i cavalieri del Tempio.

Eresia templare: il potente mito che stregò i cavalieri del Tempio.

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Storie di Ferragosto 2018

Uno degli enigmi più complessi che ruotano intorno ai cavalieri templari è sicuramente quello inerente la loro eresia. I cavalieri scudo crociati furono o no eretici? Nei verbali dell’Inquisizione è riportata l’ammissione di due terribili eresie: il disconoscimento della natura divina di Gesù e blasfemi riti contro la croce. Se così fosse non si spiega, però, perché Clemente V si sia limitato a sciogliere l’Ordine, senza adottare misure verso un peccato così grave per la Chiesa. Chi si è interessato dell’argomento, ha ragionevolmente ipotizzato che forse il clero abbia preferito non sollevare il velo su un argomento che avrebbe potuto rivelarsi esplosivo e dalle conseguenze non facilmente controllabili. Questo perché tra le ipotesi di eresia dei cavalieri templari ce n’è una che avrebbe rischiato di diventare veramente dirompente. Secondo alcuni tesi, infatti, l’eresia templare potrebbe essere scaturita da alcune cose che i cavalieri avrebbero scoperto in Terra santa. Qui, gli impavidi guerrieri potrebbero essere venuti in contatto con dei miti potentissimi, capaci di stregarli per sempre: quello della Dea Madre e del Re Sacro. Per avere un’idea della loro portata, bisogna risalire molto indietro nel tempo, alle società  primitive organizzate sul matriarcato, quando la gravidanza della donna appariva come un mistero e le conferiva una superiorità rispetto all’uomo, proprio perché custode del segreto della vita.  La donna incarnava sulla terra i poteri della Dea Luna  che a sua volta governava semine e parti, e come la figura femminile cresceva e decresceva. La luna era, quindi, il simbolo della Grande Dea in cielo e la donna sua sacerdotessa sulla terra.  Quest’ultima, come la donna, era  vergine prima dell’aratura, poi gravida con la semina e infine partoriente con i frutti. Essa era il ricettacolo dei poteri lunari, simbolo della grande Dea celeste e quindi  chiamata per questo Grande Madre il cui culto era affidato alla donna sacerdotessa. La figura femminile manteneva i contatti con il cielo e la madre terra, all’uomo invece toccava pensare alle cose meno sacrali e più materiali. Solo quando si scoprì il suo ruolo attivo nella procreazione, iniziò la sua ascesa fino all’affermazione del patriarcato. Ma ci volle molto tempo, durante il quale si affermò il mito del Re Sacro e della sua uccisione per allontanare il pericolo della carestia, vista come il “Colpo doloroso” inflitto alla terra da Dio per i peccati dell’uomo. Il sacrificio del Re Sacro, che aveva dato prova di fertilità mettendo incinta la regina sacerdotessa, era in grado di liberare il flusso di amore capace di ristabilire l’armonia e riportare la fertilità sulla terra. Si pensava che il Re Sacro avesse un legame con l’aldilà, con quel regno dei Cieli da cui provenivano le piogge. Egli guidava gli eserciti in guerra, vista come il supremo rito sacrificale, tramite il quale un re doveva esporsi ed offrirsi alla Morte più degli altri. Per questi motivi, nei riti di fertilità della terra, per allontanare la carestia,  si uccideva ritualmente il re che come contropartita otteneva la deificazione e la rinascita dopo la morte. L’uccisione del Re Sacro non è leggenda o fantasia,  ma realtà storica comprovata dall’archeologia. Si pensi agli scavi eseguiti dal Wolley nel 1928 a Ur sull’Eufrate che portarono alla luce la tomba di un re del IV millennio a.C. ucciso ritualmente insieme a tutto il suo seguito. Successivamente con l’avvento del patriarcato la figura del Re Sacro si impreziosì del concetto di stirpe e sangue reale che fluiva nelle sue vene: sangue scuro, forte come quello del toro, (in seguito si dirà sangue blu), che lo collegava a potenti antenati dimoranti in cielo con quel Dio che si voleva raggiungere attraverso il sacrificio. Un mito, quello della Dea Madre e del Re Sacro, che racchiudeva in sé gli ideali dell’alta cavalleria, e per questo aveva tutti gli ingredienti per affascinare mille anni dopo i templari con l’esaltazione della nobiltà del sangue e della stirpe, con il principio che non si comanda se non si è pronti al sacrificio.  Fu questo a conquistare i templari che nella guerra vedevano la via lungo la quale incontrare il sacrificio che li avrebbe elevati a Dio tramite un vero e proprio battesimo di sangue. Un mito medioevale francese recita: “chi teme di più la morte del disonore non ha diritto a signoria”. Quella cavalleria  che anteponeva  i valori spirituali a quelli materiali e che vedeva nella guerra la via maestra per l’ascesi poteva veramente riconoscersi nel mito del Re Sacro. Nella morte cruenta, così come nella guerra, il re e i cavalieri potevano dimostrare di essere figli di Dio.  Questo pensavano i Templari, che potrebbero essere arrivati a vedere nel Cristo proprio il Re Sacro la cui uccisione rituale prevedeva proprio la crocefissione. Un’identificazione che rischiava di mettere  in discussione la stessa natura divina di Gesù oltre a sconvolgere in modo più “profano” e sconcertante  il suo legame con la Maddalena,   che rischiava di finire inquadrato in quello esistente tra Re Sacro e la sacerdotessa. Questa, secondo alcuni autori*,  potrebbe essere stata il tipo di eresia che suggerì a Clemente V, insieme ad altri fattori, di sciogliere l’Ordine senza fare troppo rumore.

 

Tiziana Mancinelli

info@quintaepoca.it

*Articolo tratto dal libro “La sapienzialità templare” di Giulio Malvani

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Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.