Home Cultura Gli enigmi del Chiostro della Cisterna del santuario della Quercia
Gli enigmi del Chiostro della Cisterna del santuario della Quercia

Gli enigmi del Chiostro della Cisterna del santuario della Quercia

0
0

Storie di Ferragosto 2018 

In un luogo sacro si dovrebbe entrare sempre con l’intenzione di predisporsi alla riflessione. E questo non solo perché è un posto dedicato alla spiritualità, ma anche perché, proprio in considerazione di questo, in ogni “tempio” sacro chi l’ha creato ha spesso lasciato dei messaggi codificati in architetture e simboli per facilitare l’introspezione. Veri e propri enigmi di pietra pronti a spalancare inestricabili labirinti, anche interiori, a chi decidesse di porsi di fronte ad essi con la dovuta curiosità. Uno scrigno di misteri, oltre che fine capolavoro delle maestranze degli architetti del passato, è sicuramente il chiostro della Cisterna al santuario della Madonna della Quercia a Viterbo. Luogo, peraltro, oltremodo significativo perché, stando alle cronache dell’epoca, qui si sarebbero incontrate maestranze locali e comacine, quest’ultime da molti considerate la confraternita da cui si sarebbero sviluppati riti e statuti della Massoneria che, come molti sanno, affonda le radici del suo sapere proprio negli antichi cantieri sacri. Dalle mani dei comacini sono usciti manufatti di architettura diventati poi testimonianze indiscutibili di un’alta espressione simbolica. Il passaggio di queste maestranze sarebbe quindi documentato nel cantiere della Quercia che all’epoca acquisì una grande rilevanza grazie alla presenza di grandi artisti e maestri del tempo, tra cui Andrea Bregno. Il Chiostro della Cisterna si presenta rettangolare con un pozzo posto quasi al centro, da qui il nome, su cui campeggia la scritta “OMNIS *Q* BIBIT * EX *AQUA * HAC * SITIET * ITERUM”, “chi berrà di quest’acqua avrà sete di nuovo”. Un’affermazione quanto mai anomala, che si spiega però, con il vangelo di Giovanni. Gesù pronunciò questa frase a una donna samaritana in prossimità del pozzo di Giacobbe nella terra di Samaria: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.È evidente, quindi, che la frase scelta dagli antichi muratori vuole evocare in chi la legge il desiderio non di soddisfare la sete del corpo con l’acqua che proviene dalla terra, ma cercare quella che disseta l’anima. Nella tradizione biblica e rabbinica il pozzo e l’acqua avevano un alto valore evocativo. Essi erano simbolo della legge e della sapienza. Scavare un pozzo significava scrutare la scrittura per trovare la vita, la “parola viva” celata nei testi sacri. La scritta fa riferimento, quindi, al dono dell’acqua viva, l’acqua della parola. La capacità del dono, la ricerca della parola, doveva partire dall’interno. Ma il vero enigma del chiostro sono i rosoni che qui assumono una combinazione di forme geometriche talmente singolare da rivelare immediatamente un disegno preciso. Tutti i rosoni, intanto,  erano considerati delle porte di comunicazione tra la terra e il cielo, nel loro cerchio avveniva la trasfigurazione del tempio terrestre in tempio celeste, il micro cosmo si univa al macrocosmo. In quelli del chiostro della Cisterna all’interno di ognuno di essi c’è una cubatura. Tre dei suoi lati si staccano quasi sempre dal bordo circolare, mentre il quarto si unisce a questo, cosicché il segmento di circonferenza che esso racchiude si trasforma in un lato. Al centro della cubatura è posto un cerchio che si spinge verso l’alto, apparendo sospeso, quasi galleggiante nel vuoto centrale del rosone, mentre intorno ad esso corre uno smerlo regolare e continuo. Secondo fonti autorevoli, la circonferenza esterna del rosone rappresenterebbe la materia, la cubatura la ragione, mentre il cerchio interno che si eleva verso l’alto e il movimento rotante è la fede, l’unica che può elevare l’uomo dalla terra al cielo, dalla materialità alla spiritualità, fino a trovare la “parola perduta”, l’armonia del creato, la vita eterna, quell’acqua che disseta l’anima.

Tiziana Mancinelli

info@quintaepoca.it

© Riproduzione riservata

Tratto dal libro “Il Sole d’Argento”

Foto © GdZ

Da leggere anche: 

Quale chiesa sorveglia il Leone della Notte con gli occhi di Sole e di Luna

Eresia templare: il potente mito che stregò i cavalieri del Tempio.

Templari e alchimia: dove si nasconde il segreto dei cavalieri-iniziati. Uno strano legame con Viterbo.

I Templari e il “Dio delle opposte schiere”: gli arcani poteri in battaglia

Il volto “ermetico” di Villa Lante a Bagnaia, viali e fontane ci riportano all’origine dell’universo

L’allineamento astrale della Piramide di Bomarzo: l’astrofisico Gaspani trova una chiave sul misterioso manufatto.

 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.