Home Politica Santucci: “L’isola la stiamo cercando, ma troppo lentamente. Serve incontro programmatico in maggioranza”.
Santucci: “L’isola la stiamo cercando, ma troppo lentamente. Serve incontro programmatico in maggioranza”.

Santucci: “L’isola la stiamo cercando, ma troppo lentamente. Serve incontro programmatico in maggioranza”.

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Viterbo – “Dall’isola che non c’è”, “all’isola che stiamo cercando” e, dunque, si suppone che da qualche parte ci sia. Basta imboccare la strada giusta. È quello che starebbe cercando di fare l’amministrazione di centrodestra alla guida del governo cittadino da giugno 2018. Lo spiega Gianmaria Santucci (Fondazione) a margine dell’incontro “L’isola che non c’è”, appunto, un format nato “cinque anni fa, quando eravamo all’opposizione di Leonardo Michelini. Ora che siamo in maggioranza, in effetti, dovremmo chiamare questo appuntamento ‘l’isola che stiamo cercando’“. Dice Santucci.  Una “meta”, dunque, non ancora raggiunta. E ogni viaggio, si sa, ha le sue incognite. Su quell’isola Viterbo, dunque, non c’è ancora arrivata, e nessuno può dire con certezza che ci arriverà. Ma la rotta è tracciata, con quel programma elettorale che i cittadini hanno votato  un anno fa, consegnando la città a Giovanni Arena, timoniere di questo viaggio, avventuroso, come sempre è quello di chi si mette alla guida, difficile e complessa, di un Comune. Da una parte, però, i cittadini immaginano la nuova coalizione di centrodestra come un veloce “motoscafo”, di qua, gli amministratori, invece, si sentono a bordo di un’imbarcazione a remi, lenta e faticosa da mandare avanti. Riusciranno a trovare l’isola che non c’è e a traghettare la città in un futuro “felice”?

L’intervista a Gianmaria Santucci

  • Siete al governo della città da quasi un anno e mezzo, ma molti cittadini lamentano di non vedere cambiamenti positivi.

“L’isola che non c’è è un modello alternativo di città che finora non c’è stato, noi la nostra idea l’abbiamo, e la stiamo realizzando. Non siamo più opposizione, ma forza di maggioranza. Quest’isola la dobbiamo trovare. Abbiamo in mente un modello che faccia parlare il Palazzo con i cittadini, e le associazioni tra loro. Pensiamo a modelli di gestione e sviluppo. Ma è un percorso faticoso, non si può pensare di cambiare la città dalla sera alla mattina. Hanno ragione, però, anche i cittadini, dobbiamo accelerare, è impensabile che si proceda con questa lentezza. Superata questa fase ci sarà bisogno di un incontro  programmatico. Credo sia necessario metterci seduti e capire le cose che funzionano e quelle che non hanno funzionato, concentrandoci su quest’ultime”.

  • Quali sono le maggiori difficoltà che avete incontrato?

Dopo anni siamo tornati al governo della città. Non credevo che  si trovasse in una simile situazione. Dalla parte dell’opposizione ti fai un’idea. Da quella della maggioranza la prospettiva cambia. È una città che ha veramente delle grandi carenze e delle grandissimi difficoltà. Mancano modelli di sviluppo.

 

  • Quali sono le maggiori carenze che avete riscontrato?

Il primo, problema, epocale della città è l‘occupazione.  Non c’è stata finora un’idea di sviluppo capace di creare posti di lavoro e far crescere economicamente la città. Né la regione, né la provincia stanno facendo abbastanza. Lo dico senza voler fare una critica politica a partiti o a persone, ma è necessario che la regione definisca un modello complessivo di sviluppo e metta in piedi un sistema di finanziamenti per le piccole imprese. Non si può pensare che il comune di Viterbo faccia tutto questo da solo, che riesca, senza l’aiuto di nessuno, a modificare l’andamento della città. Senza il sostegno della regione,  rischiamo di dividerci tra noi quel poco che c’è.

 

  • Che modello proponete alla regione Lazio?

Abbiamo fatto un Piano del Commercio e abbiamo iniziato a investire sul centro storico come, credo, non sia mai stato fatto prima. Un conto, però, è togliere 150, 200 mila euro al bilancio comunale, un altro è poter contare sui finanziamenti regionali. La regione Lazio ha da poco approvato il Piano del commercio, ora sarebbe auspicabile dare vita a un sistema di finanziamenti per aiutare la piccola impresa. Oggi con il commercio on line sta in difficoltà anche la grande distribuzione, figuriamoci i piccoli esercenti.

  • La prima applicazione del Piano del commercio, con la limitazione dell’orario di apertura dei locali ha riscosso parecchie critiche. C’è chi parla di coprifuoco, proibizionismo. Tutte parole poco rassicuranti.

Il problema non è l’orario. Per me i locali possono rimanere aperti anche fino alle 6. Però ci vuole il rispetto. Le regole.  In questa prima fase abbiamo detto a tutti che ci sono le regole. Finora c’era un modello troppo sbilanciato a favore dei locali senza tutela per i residenti. Era impensabile che di notte la gente urinasse e si ubriacasse facendo schiamazzo per strada, in prossimità delle abitazioni.  Era un sistema non più tollerabile. E c’è stata una mega reazione. Ora riportiamo tutto in equilibrio.

  • Che bisogno c’era di limitare l’orario anche in quelle zone fuori da San Pellegrino, dove non c’era particolare disagio per i residenti?

Le associazioni di categoria ci hanno chiesto di applicare a tutti le stesse regole. Lo schiamazzo a San Pellegrino è come quello di Villanova.

  • Non si potevano sanzionare o revocare le deroghe solo i locali che provocavano disagi?

No. Con il Piano del commercio le deroghe sono tutte venute meno. E visto che si doveva ripartire da zero, lo abbiamo fatto mettendo delle regole certe uguali per tutti.

  • Sul turismo che idea avete?

Sicuramente è necessario mettere in rete le realtà significative della Tuscia: Viterbo, Tuscania,  Tarquinia, Civita di Bagnoregio ecc. Se non si crea un sistema integrato, sarà difficile promuovere un’offerta turistica rilevante.

 

 

 

 

 

 

 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.