Home Politica Viterbo, folla oceanica per Salvini: “Parigi e Berlino si mettano in testa che in Italia l’aria è cambiata”

Viterbo, folla oceanica per Salvini: “Parigi e Berlino si mettano in testa che in Italia l’aria è cambiata”

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VITERBO – “I cittadini si sono allontanati dalla politica”: è un’affermazione che risuona piuttosto surreale se in una piazza c’è Matteo Salvini. Perché quando c’è il leader della Lega, in quella piazza, automaticamente, si materializzano migliaia di persone ad ascoltarlo e ad applaudire a ciò che dice. Poco importa se nei salotti intellettuali della sinistra si continua a dire di tutto di lui: “Mi dicono che sono brutto e cattivo, razzista fascista”, commenta con il sorriso in ogni comizio. La gente il suo verdetto l’ha dato. E per Salvini è ampiamente positivo. Quella gente che corre in piazza ogni volta che sale sul palco, un’idea di lui se l’è fatta già da un po’, da molto prima del 4 marzo quando la Lega, sorprendentemente, ma non per tutti, ha iniziato ad essere un partito a due cifre, senza più fermarsi. Non tutta la politica lo aveva capito in tempo. Circoscritti dentro ideologie sempre più astratte e artefatte, illusoriamente forti di un potere sempre più connotato da un senso quasi “divino”, quanto fragile, in molti hanno perso di vista il fatto che c’era qualcuno che era tornato a parlare nei mercati, nelle piazze, nelle borgate. Che aveva deciso di “sporcarsi” le mani con quel “populismo” sbeffeggiato, ma che in fin dei conti parla della vita reale e del sentimento popolare che muove la mano  dentro l’urna a comporre una “X”. Senza grandi poli mediatici, munito solo di un cellulare con cui fare dirette sui social, ha portato centimetro per centimetro in Italia la sua visione di Paese, un’idea che si andava formando nei luoghi del consenso “vero”, perché Salvini è riuscito ad essere anche un interprete del suo “tempo”: ha capito la grande rivoluzione in atto nel mondo della comunicazione che sta distruggendo alcuni monopoli per ricostruire nuovi equilibri. E mentre gli altri si contendevano spazi nelle grandi realtà televisive, lui girava i mercati, i bar, i quartieri, solo con il suo telefonino, si sedeva su un muretto e con quel piccolo apparecchio iniziava una rivoluzione: “aprire un canale diretto” con gli italiani, parlando la lingua semplice della quotidianità con i suoi affanni e sui sogni modesti. Con quella capacità di interpretare lo “spirito” della gente e dei “tempi” per farsene portavoce, Matteo Salvini è tornato ieri a Viterbo (guarda il video dell’arrivo), dopo la visita di marzo, sul palco di piazza Verdi di fronte alla facciata del Teatro dell’Unione. Con lui sul palco il candidato sindaco di centrodestra Giovanni Arena, il senatore leghista Umberto Fusco, il coordinatore comunale di Viterbo, Enrico Contardo, i candidati a consigliere comunale a questa tornata amministrativa e il giornalista Alessandro Usai che ha fatto una breve introduzione al protagonista della giornata. All’apparire di Salvini, neo ministro dell’Interno, sul palco, come per incanto si è materializzata una folla oceanica.  Le stime ruotano intorno a 3, forse anche 4 mila persone, poco ci manca. Numeri da capogiro per un momento storico in cui c’è chi percepisce “l’allontanamento dei cittadini dalla politica”. Di certo non lui: anche a Viterbo, dove sostiene Arena in ballottaggio,  Salvini torna a lanciare il  suo “senso del vero”, quell’ospite indesiderato chiuso fuori dalle porte dei salotti dell’intelletto “aristocratico”, ottime palestre per l’esercizio filosofico, ma non per farsi i muscoli necessari per guidare un Paese, per rispondere a quanti fanno i conti con stipendi sempre più risicati, con famiglie con figli disoccupati, con il lavoro che non c’è, o che all’improvviso non c’è più. Tutta roba da populismo. Quando, però, qualcuno, con quel populismo decide di “sporcarsi” le mani, la piazza si riempie, perché avverte che “quella” politica improvvisamente “ha un senso” per quella loro quotidianità fatta di piccole cose, tutte molto concrete. E Salvini lo sa, sa quanto è distante la politica di ieri, e quanto è vicina la gente  di oggi sotto il suo palco, quasi non volesse lasciar cadere  a terra nemmeno una delle sue parole:  “Grazie di cuore, questa bella piazza, e questa bella gente, è la miglior risposta ai chiacchieroni come Saviano, Macron, Santoro. Buoni a insultare il prossimo”, dice Salvini, misurando con una semplice frase la distanza siderale che c’è tra il popolo e la retorica. “C’è chi parla e c’è chi fa – prosegue -. Ho chiesto la fiducia a milioni di italiani per difendere i confini e la sicurezza del Paese. Finalmente abbiamo iniziato a farlo. Qualcuno si stupisce: in Italia si erano disabituati ad avere politici e ministri che mantenevano impegni”, dice Salvini, “La sinistra dice che loro sono i buoni e noi i cattivi. Sono così buoni che in questi anni  di 650 mila sbarchi hanno ridotto il mar Mediterraneo in un cimitero a cielo aperto”, commenta Salvini supportando la sua posizione con una disarmante “formula”: “più disgraziati partono, più muoiono. Se, poi, usano navi di queste pseudo associazioni di volontariato per aiutare gli scafisti, i morti aumentano ancora di più. Quando sono arrivato al governo, all’ennesimo barcone di queste pseudo associazioni che guadagnano un sacco di quattrini e che aveva raccolto un suo carico di disperati da portare in Italia, ho detto ‘per voi i porti italiani non sono aperti. Andate dove diavolo volete’. Sono convinto che se ne blocchi uno, due, tre i mafiosi che gestiscono il traffico dell’immigrazione clandestina, smettono di fare affari. Così invece di spendere soldi per seminare questi disgraziati qua e là negli alberghi di Viterbo e di mezza Italia,  si potrà investirli in Africa per dare un futuro a questi ragazzi, senza costringerli a salire sul primo gommone e annegare al largo della Libia. Valutate voi chi sono i buoni e chi i delinquenti. A stasera sono circa 170 mila i presunti profughi ospiti in alberghi, terme, agriturismo, appartamenti. Per ognuno di loro le cooperative dell’accoglienza ricevono 35 euro al giorno.  Ma non lo fanno per guadagnare – schernisce Salvini – dicono che sono generosi. Ebbene, stiamo lavorando per tagliare questi 35 euro al giorno, così vediamo se continueranno ad accoglierli pe generosità. Vediamo quanti di questi cuori d’oro, con un portafoglio un po’ più vuoto, non scapperanno altrove.  Leggo che Santoro, Vauro, un’associazione che difende gli zingari mi denunciano. Saviano mi dice che sono un ministro della malavita. Un buffone e un codardo. Io rispondo con un bacione e un sorrisone. Questa è gente che non si merita nemmeno un po’ di rancore. Pensate dal 4 marzo quanto Malox si sono presi i compagni – e la piazza applaude fragorosamente –  non spetta a me togliere o meno la scorta. Ci sono organismi preposti a valutarlo. Ma mentre Saviano insultava, io ero in una periferia romana a visitare una villa sequestrata al clan mafioso dei Casamonica per restituirla ai cittadini italiani. C’è chi la mafia la combatte chiacchierando, guadagnando bei quattrini, e chi nel suo piccolo lo fa con i fatti: oggi nel Lazio, presto in Calabria, poi in Toscana e in Lombardia. La mafia – sottolinea Salvini – la combatti se gli porti via i soldi, le macchine, i supermercati, i negozi e li restituisci ai cittadini”. Salvini si “lancia” poi su Macron e la piazza lo “segue”: “Il presidente francese dice che chi non accetta nei suoi porti gli immigrati è un populista lebbroso. Macron è un signore caviale e champagne – la gente ride, plaude, grida –  un signore – prosegue allora Salvini – che in questo momento ha l’esercito alla frontiera italiana a Ventimiglia per respingere le donne, bambini, famiglie. Non accetto lezioni da lui. Se accoglierà  i prossimi 10 barconi, ne riparleremo”. Salvini non disdegna nemmeno la metafora calcistica, anche quella emblematica di un paese che “non c’è più”: “Mi dispiace che la Francia stia battendo il Perù e noi siamo fuori. Ma lasciamo questo sul piano sportivo. Sono orgoglioso di passare il mio 21esimo giorno da  ministro a Viterbo, città che ho iniziato ad amare Viterbo qualche anno fa per santa Rosa – il pubblico va in visibilio -. Quest’anno spero di tornarci per lavorare con il sindaco Arena”. Il candidato del centrodestra è “immobile” al fianco di Matteo Salvini sul palco, con sguardo estasiato disteso sul manto di folla che si smarrisce all’orizzonte, senza  mostrare il proprio confine. “Molti problemi legati alla sicurezza e all’immigrazione clandestina, lo dicono i numeri – riprende Salvini – ci sono perché la sinistra negli anni ha trasformato Viterbo e l’Italia in un enorme campo profughi, dove ognuno aveva diritto di venire a fare e a disfare a suo piacimento. Non abbiamo la bacchetta magica, ma nel nostro piccolo faremo del tutto per cercare di salvare i nostri ragazzi dalla tentazione della droga. Ne stanno arrivando di bestiali. Chiederò di inasprire le pene affinché gli spacciatori restino in galera fino all’ultimo giorno”. Dallo spaccio alla legittima difesa, Salvini incalza: “Spero diventi finalmente realtà il sacrosanto diritto alla legisstima difesa”. E ironizza sull’iniziativa della sinistra: “hanno fatto una riforma per cui ti potevi difendere solo con il buio. Se adesso in questa piazza succedesse qualcosa, dovremmo dire al delinquente di tornare quando sarà sera, altrimenti avremmo difficoltà a difenderci. Il cittadino non deve aspettare di essere aggredito per avere diritto a difendersi”. Salvini prende fiato, sorseggia un po’ d’acqua da una bottiglietta che gli passa il senatore leghista Umberto Fusco sul palco insieme a lui e ironizza. “Era meglio un spritz”. Ogni desiderio è un ordine e già c’è qualcuno che si appresta ad andarglielo a prendere, ma Salvini sorride e rimarca il senso ironico delle sue parole che transita anche nel proseguo del suo comizio. Guarda tutti e dice: “Bella questa piazza così piena in un pomeriggio di giovedì. Non è facile. Molti di voi hanno questo brutto vizio di andare a lavorare, non essendo sbarcati nessuno vi garantisce pranzo e cena in un albergo”, stigmatizza rimarcando i confini della sua politica coincidentemente con il sentore popolare, con quel populismo aberrato da certa élite intellettuale che non macina consenso di massa, né, inevitabilmente, adeguata rappresentanza: “Più mi attaccano, più mi insultano, più mi danno forza – assicura Salvini, mentre parte il coro ‘Matteo, Matteo, Matteo”. Salvini risponde ricordando il turno di ballottaggio il 24 giugno: “Scegliere il sindaco vi cambierà la vita per i prossimi cinque anni. Se andate al mare invece di andare a votare, poi non vi lamentate”. Torna poi sulla politica estera e annuncia: “La prossima settimana  ci sarà la mia prima missione in Libia. Non pensate che chi è andato a bombardare lo abbia fatto per umanità. Lo ha fatto per portarsi a casa gas, petrolio, e noi paghiamo tutto ciò sulle nostre coste come conseguenza di questa guerra. E ora ci fanno le lezioni: noi dobbiamo aprire i porti, mentre loro aprono le autobotti di gas e petrolio. Vediamo di fare il contrario. Restituiamo agli italiani i loro diritti. Ci hanno tolo pezzetti di libertà”, dice Salvini introducendo l’altro tema caro alla destra: la famiglia. “Restituirò agli italiani il diritto di dire mamma e papà. Un concetto per qualcuno reazionario ed  d ilibertà mamma e papa liberta di essere mamma e papa restituirò italiani per qualcuno è concetto reazionario, eversivo. Fortunatamente anche il santo Padre, però, lo ha rimarcato, dicendo che la famiglia è fondata su una madre, un padre e i figli. Così come il governo non deve entrare con lo spesometro e il redditometro nelle attività commerciali, non deve interessarsi di cosa fanno gli italiani in camera da letto. Ognuno fa quello che vuole, non mi interessa cosa fate a casa vostra, mi interessa che i bambini che non possono difendersi, crescano con una mamma e un papà. Rendiamoci conto dell’assurdità di trovarci in una piazza bella come questa, con una bella giornata di sole come questa, ad applaudire uno con una camicia bianca pure un po’ stropicciata che dice che un bambino deve avere una mamma e un papà – Salvini sottolinea ancora una volta l’allineamento a un senso di “normalità” popolare – cose normali che erano diventati eccezionali. Rendiamoci conto di quanto siamo in pericolo”. Normale come: “chi vuole andare in pensione dopo 41 anni fabbrica”, prosegue Salvini ribadendo il suo impegno a rivedere la Fornero, prima di tornare sulla questione immigrazione. “Quando stasera tornerete a casa suppongo che chiuderete la porta. Penso pure quelli del Pd quando rientrano in casa chiudono. I confini di un Paese sono così: come la porta di casa. Se ti conosco entri, sennò no. Abbiamo accolto centinaia di finti profughi, solo 7 su 100 sono veri rifugiati politici. A loro intendo riconoscere tutti i sacrosanti diritti. Ma tutta l’Africa, l’Asia, in Italia non ci sta”. Salvini rivendica poi il ministro alle disabilità, meno tasse, meno burocrazia, giustizia più veloce. “Pagare di meno per pagare tutti”. Nella sua concezione di fisco paga di meno pure “chi è bravo e ha successo, perché non voglio che scappi dall’Italia, ma che resti qui a investire, ad assumere gente ad aprire nuove attività. La sinistra martella tutti”. Salvini torna a parlare dell’ultima nave che ha tentato l’attracco in Italia con i migranti a bordo: “Ha disobbedito alla guardia costiera libica e italiana,  e così ho detto loro che l’Italia l’avrebbero vista in cartolina. Battevano bandiera olandese, ma l’Olanda ci ha risposto due ore fa che l’imbarcazione non risulta registrata nel loro paese. Una nave fantasma, quindi. Il mio primo obiettivo è stato quello di mettere in salvo 200 persone, possibilmente non in Italia, perché prima c’è Malta, ci facesse il piacere di beccarseli. Poi prendiamo la nave, la sequestriamo e arrestiamo l’equipaggio per favoreggiamento all’immigrazione clandestina”, la piazza plaude e grida compiaciuta così forte che sembra venire giù da un momento all’altro. “Dicono che mi denunciano – dichiara ancora Salvini – me ne farò una ragione, dormirò lo stesso. La risposta più bella sono queste piazze come la vostra da nord a sud, sono le belle persone persone che incontro dalla mattina alla sera. Mi dicono: ‘Non sappiamo cosa riuscirete a fare dal contratto di governo, ma ci avete restituito l’orgoglio di  appartenere a un paese libero e la dignità di sentirci di nuovo italiani’. Basta andare in Europa con il cappello in mano a chiedere il permesso di spendere un po’ di soldi per aiutare i terremotati, i precari. Quei soldi li diamo noi. Noi diamo all’Europa 5 miliardi in più di quello che ci torna indietro e loro in cambio ci riempiono di immigrati, trasformando il nostro paese in un enorme campo profughi. Non esiste. A Parigi e a Berlino si mettano in testa che l’aria in Italia è cambiata. Che sono finiti i signorsì e i sì padrone dei Renzi di turno. Qui non ci sono servi di nessuno. Meglio antipatico che fesso”.

 

Tiziana Mancinelli

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Foto di copertina © Matteo Salvini Pagina Facebook

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.