Home Attualità Fase 2, primo sabato: i viterbesi escono e colgono il frutto proibito della libertà.
Fase 2, primo sabato: i viterbesi escono e colgono il frutto proibito della libertà.

Fase 2, primo sabato: i viterbesi escono e colgono il frutto proibito della libertà.

0
0

Viterbo, 10 maggio 2020 – I viterbesi non ce la fanno più a restare chiusi in casa: non è ancora finito il lockdown, ma approfittando forse di quella finestra che dal 4 maggio consente di uscire per vedere i congiunti o per fare attività motoria, oltre che per andare a lavoro, fare la spesa e altre urgenti necessità, in molti escono e si riversano in centro. E non solo. Piazza Fontana Grande, Corso, piazza del Plebiscito, Sacrario, via Roma, via Marconi, riprendono vita. Anche fuori le mura i luoghi più comuni dell’aggregazione cittadina iniziano a ripopolarsi.  Molte le famiglie a spasso con figli e passeggini in centro. C’è chi passeggia con il cane, chi con il “congiunto”, si incontrano amici e conoscenti persi di vista in questi mesi, ma che hanno avuto la stessa idea e ci si ferma a chiacchierare, tutti a qualche metro di distanza gli uni dagli altri. Il distanziamento sociale, con qualche eccezione tra i più giovani, sembra oramai una regola metabolizzata come l’uso della mascherina, difficile trovare qualcuno senza. Si vedono quelle chirurgiche, ma anche molte di stoffa. Da quando è esplosa la pandemia, Viterbo è stata un po’ un’isola felice. Il contagio non l’ha di certo risparmiata, ma i numeri sono rimasti piuttosto contenuti rispetto ad altre parti d’Italia: circa lo 0,13% in tutta la provincia viterbese. Dal 15 aprile i nuovi positivi giornalieri sono scesi sotto i dieci casi. Ogni giorno, a partire da questa data, si sono registrati tra zero e massimo 4 nuovi casi quotidiani, a parte i 7 del 22 aprile, numeri che hanno risentito dei contagi esplosi in case di cura, ma possiamo dire che a Viterbo città il contagio è andato ad approssimarsi allo zero già dalla metà di aprile. Nonostante ciò, i cittadini viterbesi e le attività commerciali hanno rispettato le misure di lockdown previste per tutta Italia, chiudendo negozi e restando a casa, chi da solo, chi con i figli. Per chiunque è stata  una quarantena non facile. E ieri, il primo sabato dopo il fatidico 4 maggio in cui il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha allentato le misure di restrizione, consentendo di uscire per correre e camminare e per vedere i congiunti, sono in molti ad aver colto l’occasione. Con le dovute cautele. Timorosi molti di finire nel telefonino di qualche rigorista ancora chiuso in casa, pronto a veicolare la “scottante” testimonianza sul web. C’è paura di passare per untori, di prendere multe. Si esce, ma con cautela,  cogliendo il frutto proibito che è diventata la nostra libertà.  Sorridono, invece, i titolari di bar e ristoranti che hanno iniziato a somministrare con asporto: squillano  telefonini, rispondono, scrivono ordinazioni e i volti tornano sereni e speranzosi. Vedere gente che ritorna in strada con tanta voglia di tornare a vivere, di ricominciare a fare le cose di prima, è un buon auspicio per tutti. Sicuramente per l’Italia che deve ripartire e rimettersi in piedi. Si può condannare qualcuno che in questo mite sabato di una primavera tanto terrificante da passare alla storia, ha ceduto al desiderio di riprendersi qualche ora di normalità?

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.