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In consiglio comunale si discute dei consigli di frazione

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Istituiti con un apposito regolamento nel mandato Marini nel 2012, nominati dall’amministrazione Michelini nel 2014, scaduti ormai da tempo senza che siano stati rinnovati e, soprattutto, funzionali solo sulla carta. È la triste realtà dei consigli di frazione riguardanti i territori delle ex circoscrizioni di Grotte Santo Stefano, Bagnaia, San Martino al Cimino e Roccalvelce. Sulla decisione di istituirli a dispetto di un orientamento nazionale che aveva abolito le circoscrizioni e con la possibilità di percorrere soluzioni alternative forse anche migliori nel soddisfare le aspettative dei territori decentrati, ci sarebbe molto da discutere.\r\n\r\nHa iniziato a farlo il consiglio comunale straordinariamente convocato sull’argomento oggi, giovedì 28 luglio 2016, forse, però, senza la giusta visione del problema, ad eccezione di qualche consigliere. Il punto, infatti, non è quello di procedere all’elezione dei membri oramai scaduti, o di prevedere capitoli di spesa sul bilancio di previsione.\r\n\r\nIl nocciolo della questione è capire se il Comune vuole amministrare il territorio con questo modello di decentramento, deciso, forse, più sotto la spinta politica delle rivendicazioni dei territori periferici, in cerca di una compensazione all’abolizione delle circoscrizioni, piuttosto che a seguito dell’ elaborazione di una visione chiara dell’articolazione amministrativa che si vuole adottare. Considerazione che si rafforza se si pensa alla completa paralisi di questi consigli che non hanno trovato  il naturale e indispensabile interlocutore nel Comune di Viterbo, e al fatto che  prima di essi  si era già istituita la figura del consigliere comunale delegato alle frazioni, due entità che rischiano anche di sovrapporsi all’interno di un quadro organizzativo che sembra più figlio di istanze politiche che di un sano criterio ordinatore della propria organizzazione territoriale.\r\n\r\nLa discussione nel consiglio comunale di oggi ha preso il via da un documento presentato dal gruppo Gal, formato da Sergio Insogna e da Francesco Moltoni, poi sposato da tutta la minoranza. Un documento che la maggioranza legge direttamente in consiglio comunale, decidendo una sospensione di quindici minuti, immediatamente dopo aver fatto l’appello di inizio seduta, che poi si dilatano in una pausa molto più lunga.\r\n\r\nQuando ricomincia la seduta Sergio Insogna riassume il contenuto del documento: “chiede a sindaco e giunta di porre in essere nel più breve tempo possibile gli atti amministrativi utili a consentire l’elezione dei consigli come previsto dal regolamento, di garantire nel bilancio di previsione 2016 capitoli di spesa specifici da quantificare, che siano riferiti alle numerose problematiche relative ai servizi, alle strutture e infrastrutture, di garantire uguale considerazione e attenzione per la frazione di La Quercia, le realtà rurali di Monterazzano e Castel d’Asso che non sono indicati nel regolamento istitutivo, garantire un continuo confronto con i consigli per stabilire strategie e scelte utili a risolvere i problemi e soddisfare le richieste dei residenti”.\r\n\r\nIl documento cerca di sopperire alle carenze che avrebbero impedito ai consigli di frazione di svolgere le funzioni per cui sono stati istituiti, rimanendo di fatto degli organismi senza alcuna valenza. “Se devono essere così, eliminiamoli”, dice il consigliere comunale Gianluca de Dominicis (M5S). “Non ci serve – continua – qualcuno che ci porti un elenco di problematiche da risolvere. Basta andare con un banchetto in piazza e in un pomeriggio avremo un elenco lunghissimo di cose da fare. Questo tipo di organismi sono utili laddove l’amministrazione comunale abbia intenzione di utilizzarli”.\r\n\r\nRincara la dose il consigliere comunale di opposizione, Elpidio Micci: “nell’anno anno che dovevano operare, i consigli di frazione sono stati completamente abbandonati. A mio avviso un altro grande errore è stato quello di abolire l’assessorato al decentramento con ufficio preposto”.\r\n\r\nMa alla fine è il consigliere di maggioranza Paolo Moricoli a dare la giusta “inquadratura” della realtà e a ricordare che, quando si parla di degrado e disfunzioni della macchina amministrativa pubblica, tutto il mondo è paese. “Ma cosa pensate – dice Moricoli – che una persona che abita al Pilastro o a Pianoscarano stia meglio di uno che abita a San Martino?”.\r\n\r\nIl consiglio si conclude con la maggioranza che boccia il documento dell’opposizione, con la promessa di riportare la discussione in commissione ed elaborare una propria proposta.\r\n\r\n \r\n\r\n 

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.