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La chiusura del centro storico da sola non basta per valorizzarlo

La chiusura del centro storico da sola non basta per valorizzarlo

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La chiusura del centro storico è uno di quegli argomenti che riesce a dividere anche chi dice la stessa cosa. Chiunque ha rilasciato commenti e dichiarazioni in merito all’introduzione del piano di chiusura introdotto dall’amministrazione comunale con l’istituzione della zona a traffico limitato anche in via San Lorenzo, via Chigi e via del Paradosso, ha sempre precisato di essere d’accordo con il provvedimento di vietare il transito veicolare alle auto nel quartiere antico. Chi non lo sarebbe? Ci lacera il cuore quella visione delle auto arrampicate sulle pregiate fontane, i vicoli intasati dal serpentone di metallo a quattro ruote: in proposito sembra non interessare a nessuno quello che si crea a via Amendola, quartiere San Faustino, in seguito alla chiusura di via Marconi, dove i pedoni, oltre a fare lo slalom tra le auto, non hanno nemmeno un marciapiede su cui camminare, rischiando di restare investiti all’uscita dai negozi.\r\n\r\nIl punto, però, su cui molti dissentono con l’amministrazione comunale di Viterbo non è la chiusura del centro storico, ma il “modo” con cui ci si è arrivati. E non è una cosa da poco. Ogni “obiettivo” va pianificato, individuando le azioni da mettere in campo nel conseguirlo e soprattutto i tempi. Indovinare modalità e tempistica di un progetto è cruciale nel determinarne il successo o il fallimento. Qui l’obiettivo è il ripopolamento e la valorizzazione del centro storico, non la chiusura al traffico veicolare. Quest’ultima, semmai,   è semplicemente una delle tante azioni che dovrebbero portare a raggiungere questo risultato. Nelle azioni dell’amministrazione Michelini, invece, pare che la chiusura del quartiere medioevale alle auto sia diventato lo scopo finale, dimenticando tutte le altre azioni che invece dovrebbero essere compiute contemporaneamente con il percorso di chiusura.\r\n\r\nNon solo, andrebbero anche formalizzate in specifici documenti di pianificazione aziendale, nell’ambito di un processo strategico diventato oramai pane quotidiano delle amministrazioni pubbliche virtuose.\r\n\r\nOra l’amministrazione comunale è vero che ha messo in campo diverse azioni di valorizzazione del centro storico, ne sono un esempio la realizzazione degli ascensori, l’erogazione di incentivi economici alle attività ed altre iniziative. Ma se oggi, con l’introduzione della zona a traffico limitato, passando in via San Lorenzo in qualunque ora della mattina o del pomeriggio, troviamo saracinesche abbassate e nessuno che passeggia, vuol dire che qualcosa non va. Che un errore di fondo c’è. E questo non vuol dire essere contrari alla chiusura, ma che bisogna correggere l’azione, premere per una chiusura che consenta di ripopolare queste aree. E allora non si può vedere un nemico in chi fa notare questa cosa, soprattutto se sono coloro che resistono a tenere aperte quelle attività commerciali che, oltre alle testimonianze storiche, contribuiscono ad attirare i “fruitori” del centro.\r\n\r\nSe oggi il provvedimento di chiusura sta desertificando la zona, evidentemente qualcosa non sta andando come dovrebbe a meno che lo scopo sia quello di spopolare il centro e non il contrario. L’errore di fondo potrebbe essere proprio una mancanza di visione, l’assenza di un disegno organico di una serie di azioni da compiere, per arrivare ad avere un quartiere medioevale attrattivo per chi deve andarci a piedi. \r\n\r\nNon si può dire di voler ripopolare il centro storico da un lato e dall’altro trasferire molti uffici fuori le mura, mettere i pochi negozi rimasti nella condizione di lavorare di meno, fino a chiudere, stando alle loro dichiarazioni,  costringere le persone a infinite “scarpinate” su strade dissestate per andare in una zona di Viterbo dove, al di là della visita guidata, non trovi nient’altro. Gli ascensori hanno in parte aiutato a rimuovere queste difficoltà. Ma non basta.\r\n\r\nForse, ad esempio, sarebbe stato anche opportuno attendere l’entrata in vigore del nuovo grafo di rete per chiudere così drasticamente il centro storico, infoltire il calendario culturale.  Studiare il “turista tipo” che viene a Viterbo, e mettere in atto una serie di azioni per invogliarlo a farsi una passeggiata in via San Lorenzo anche alle 17 di un qualunque pomeriggio della settimana.\r\n\r\nOttimi, da questo punto di vista, gli interventi e i suggerimenti di Stay in Tuscia, di Centro di Gravità, Confartigianatocosì come di altri, che hanno elencato una serie di iniziative da porre in essere per riportare viterbesi, turisti e residenti al centro. Forse la chiusura al traffico veicolare doveva stare, se non alla fine di quell’elenco, almeno al centro. Perché chiudere un’area cittadina dove nessuno potrebbe non avere più grandi motivi per andarci, se non per fare un aperitivo alla sera, non ha alcun senso, se non quello di creare un cimitero di dinosauri.\r\n\r\n \r\n\r\nTiziana Mancinelli

Redazione Viterbo Direttore responsabile Quinta Epoca. Economista, giornalista e scrittrice.